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venerdì 19 ottobre 2012

Invito alla lettura: "Assalto alla giustizia - di Giancarlo casellieditore Melampo"

In Italia non c’è “una giustizia d’assalto”, ma un vero “assalto alla giustizia”: che non è nato con Berlusconi, né si esaurisce con la sua vicenda politica. Perché in Italia la pretesa di non accettare le regole  e, se le infrangi, di non subirne il rigore , è  diffusa e resistente.  Così Giancarlo Caselli, uno dei magistrati più preparati e colti del nostro paese, scrive nel suo ultimo libro “Assalto alla Giustizia” (Melampo Editore, 160 pag.) uscito da poco in libreria, per riprendere il filo di un ragionamento che il Procuratore Capo di Torino, ha svolto già in altre esperienze librarie. 

Ma con una novità importante,per questo libro, sottolineata anche da Andrea Camilleri,nella sua prefazione:  in questo libro Caselli non spiega solo le contraddizioni nel rapporto sempre  difficile tra giustizia e politica, ma “reagisce in nome della sua dignità di uomo e magistrato e di tutti quelli che come lui, pur non avendolo mai né voluto né desiderato, si trovano oggi a dover difendere la traballante diligenza della Giustizia dall’assalto dei fuori legge”.  Dunque un magistrato in prima fila che  stavolta  si alza e parla: con lo stile che lo contraddistingue, ‘aplomb’piemontese e parole ponderate, ma  alzando il tono perché la misura è colma. Ne emerge, seguendo il filo conduttore dei 9 Capitoli e 3 Appendici,un viaggio attraverso le nefandezze che si sono dette sulla giustizia in Italia negli ultimi anni con l’obiettivo, scrive l’autore, di operare un “sabotaggio istituzionale”, ovvero ridurre l’indipendenza della magistratura e consegnare  ”al potere politico il controllo delle indagini”; e quindi della legalità, cioè  di quel che è giusto o sbagliato per i cittadini. Arrivando così a ledere i diritti fondamentali dei cittadini stessi perché, se questo percorso arrivasse alla sua conclusione, libertà di scelta e decisioni sulla propria vita, sarebbero espropriate ai cittadini e prese in consegna da un potere forte,politico, centrale, senza controlli. 

 L’analisi di Caselli prende in esame frasi dette e contraddette, in particolare dell’artefice di questo assalto, cioè Berlusconi; ma non si ferma a questo. Analizza in pochi  intensi capitoli  quali interessi ci siano dietro quell’assalto al controllo di legalità che passa attraverso la semina di tossine  in pillole  (ma distribuite a piene mani)  nella società italiana usando lo strumento televisivo del consenso; quel capovolgimento del diritto che rivolge su chi fa le indagini la responsabilità di fare il proprio dovere, facendolo apparire invece come uso distorto  e personale della giustizia (se non politico, rosso, vergognoso,delinquenziale, folle e via discorrendo). Ma queste tossine sono sempre puntualmente seminate quando i magistrati scoperchiano intrecci criminali tra affari  e tangenti, politica e P3 o P4, emergenze ed appalti, cricche e appartamenti acquistati ad insaputa del ministro che vi abita. Non sono quindi invettive a caso, ma capovolgimenti della realtà, arrivati al punto di far votare al Parlamento che una minorenne era nipote di un capo di stato straniero; ma uscendo dal paradosso folkloristico delle bandane e bunga-bunga, quei capovolgimenti fanno emergere interessi economici ben precisi, personali ma anche di un blocco sociale minoritario che sposta vantaggi, evasione fiscale ed affari , al proprio ed esclusivo potere, ai danni della maggioranza della popolazione. 

Come è possibile che tutto questo avvenga? Si chiede e chiede Caselli, rivolgendosi con il suo libro alla società ed alla Civiltà italiana: e tra le tante risposte che propone nel filo di questo libro-percorso  ne coglie una, semplice ma essenziale: “a furia di ripeterle anche le menzogne finiscono per sembrare vere”, capovolgendo la realtà,usando una macchina del consenso che  colpisce il dissenso, anche quando questo dissenso è in realtà la normalità in un civile paese occidentale. 
E tuttavia, aggiunge Caselli, “non si può abdicare al dovere di ragionare”. Anche se questa normalità, il ragionamento appunto, in Italia diventa anomalia:” un magistrato che tocca certi interessi deve mettere in conto di subire una aggressione”, scrive . Eccola , riemerge la macchina del fango che ha agito in questi anni.  Il filo che tiene insieme il ragionamento di Caselli ,nonostante tutto, non è però pessimista: perché comunque l’autore  sogna ancora “un paese normale; senza più cedimenti ad una propaganda interessata; senza più la rassegnata aquiescenza a una delegittimazione della magistratura; senza più quello stravolgimento dei valori che arriva a presentare come trasgressione il controllo di legalità. Un sogno per ricominciare”.

Ce n’è bisogno di sogni come questi, perché poi la realtà di questo ultimo mese e mezzo ci racconta che basta poco per ritornare ad una pò di legalità e decenza; basta un cambio di governo per cominciare a vedere un po’ di luce . Ma attenzione, avverte Caselli, proprio perché la quantità di tossine e di tossicità  seminata in questi anni è stata elevata, non bisogna illudersi che basta un cambio di governo perché l’assalto alla giustizia ed al controllo di legalità finisca. E non solo perché quelle stesse persone che prima governavano sono sempre lì in agguato pronte a ritornare ad usare il potere se ne avessero la possibilità. Ma soprattutto perché la bonifica deve essere più profonda, culturale e sociale. Deve partire dalle scuole e dalle famiglie, dalle istituzioni e dalle rappresentanze, dalla vita quotidiana e dal mondo della Cultura e dall’Informazione. Deve prevalere la logica delle regole , dei diritti e dei doveri costituzionali. 

Ci sarà molta strada da fare; ma cominciare è già un buon inizio. E talvolta basta dire le cose con chiarezza,anche con un buon libro, semplice e scritto con l’obiettivo di dialogare con chi oggi è ancora disorientato, con chi cerca una strada e con chi cerca conferme.  Per avere speranza, d’altronde, un buon libro è l’inizio più incoraggiante.
Fonte del testo: Libera 

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