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giovedì 8 gennaio 2015

FRANCIA: ADDESTRATI E INDOTTRINATI, SPETTRO FOREIGN FIGHTERS SU TUTTA L'UE =



FRANCIA: ADDESTRATI E INDOTTRINATI, SPETTRO FOREIGN FIGHTERS SU TUTTA L'UE =
Sempre piu' difficile individuarli perche' luoghi e modi di
reclutamento sono sfuggenti

Roma, 8 dic. (AdnKronos/Aki) - Quello dei 'foreign fighters' è uno
spettro che si aggira per tutta l'Europa, come dimostra l'attacco di
ieri contro la sede di 'Charlie Hebdo', eseguito da due fratelli
franco-algerini reduci dal jihad in Siria. Il fenomeno riguarda
cittadini con passaporti europei che ingrossano le file delle milizie
dello Stato islamico (Is) e che rappresentano una grave minaccia per i
paesi occidentali in cui ritornano, addestrati e indottrinati, dopo
aver combattuto in Siria e in Iraq.

Lo scorso settembre, il coordinatore europeo contro il terrorismo
Guilles De Kerchove parlava di "più di tremila europei che si sono
uniti ai jihadisti dell'Is in Iraq e Siria". Poco prima, il Financial
Times, citando fonti diplomatiche europee, pubblicava un dossier
secondo il quale i servizi di intelligence occidentali avrebbero
consegnato alle autorità turche una lista di cinquemila persone
intenzionate a entrare in Siria attraverso il confine con la Turchia.

Si tratta insomma di un esercito in continua crescita, le cui reclute
arrivano soprattutto da Francia, Gran Bretagna, Belgio, Olanda,
Finlandia, Norvegia, Irlanda e Danimarca. Per le intelligence
occidentali è sempre più difficile riuscire a individuarli, visto che
il loro avvicinamento al jihad non avviene, come accadeva in passato,
attraverso la frequentazione di moschee radicali, poste ormai sotto lo
stretto controllo dei servizi di sicurezza. (segue)

(Rzz/AdnKronos)
08-GEN-15 14:04



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(AdnKronos/Aki) - Il reclutamento avviene o in maniera autonoma
tramite Internet, oppure nelle carceri o tramite canali più sfuggenti
come le palestre e altri luoghi di ritrovo al di sopra di ogni
sospetto. In questi ambienti si reclutano giovani di origine araba ma
non solo, usando la leva della rabbia sociale e della difficile
integrazione, molto più spesso che quelle della religione e della
solidarietà con i mujaheddin iracheni, siriani o palestinesi.

L'ingresso in Siria avviene in genere attraverso la Turchia, a lungo
accusata dall'Europa di connivenza con i gruppi jihadisti. Più di
recente Ankara ha rafforzato la sua collaborazione con i paesi
occidentali, alle cui intelligence ha consegnato una lista nera di
migliaia di persone intenzionate a viaggiare verso la Siria e che a
metà dello scorso anno aveva già espulso almeno 500 europei bloccati
sul confine.

Ma il controllo completo della lunga frontiera tra Turchia e Siria è
quasi impossibile. In tanti riescono a entrare nel paese arabo e, in
alcuni casi, a proseguire verso il vicino Iraq. Qui vengono addestrati
all'uso delle armi e indottrinati. Vengono promesse loro una
remunerazione economica e una sposa 'a tempo', scelta tra le
volontarie di molti paesi arabi o tra le prigioniere, spesso yazide,
curde o appartenenti ad altre minoranze. (segue)

(Rzz/AdnKronos)
08-GEN-15 14:04

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(AdnKronos/Aki) - Un fenomeno a cui non è immune neanche l'Italia,
come ha spiegato l'esperto di terrorismo islamico Lorenzo Vidino
nell'ebook 'Il jihadismo autoctono in Italia: nascita, sviluppo e
dinamiche di radicalizzazione'. Anche nel nostro paese, i jihadisti
autoctoni hanno "scarsi legami con le grosse moschee. Non hanno,
perlomeno all'inizio delle loro attività, alcuna connessione con
gruppi jihadisti strutturati e Internet riveste un ruolo cruciale in
tutte le loro attività, dalla radicalizzazione alla fase operativa".

La scorsa estate il ministro degli Interni Angelino Alfano parlava di
"quarantotto persone " partite dall'Italia per l'Iraq e la Siria,
"solo due delle quali hanno nazionalità italiana". Secondo il libro di
Vidino, gran parte di loro viveva nel Nord e in particolare in
Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna, ma anche in Toscana e
in Campania. Nell'e-book si raccontano alcuni casi emblematici di
giovani jihadisti italiani, come Anas al-Abboubi.

Arrivato in Italia dal Marocco a sette anni, Anas viveva nel bresciano
e faceva il rapper. Trascorreva molte ore su Internet e, entrato in
contatto con la rete Sharia4Belgium, decise di creare l'omologa
italiana Sharia4Italy. Nel 2012 finì nel mirino della polizia quando
chiese informazioni in questura su come organizzare una manifestazione
contro un film 'blasfemo', annunciando di voler bruciare bandiere di
Israele e scandire slogan contro Barack Obama. (segue)

(Rzz/AdnKronos)
08-GEN-15 14:04

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(AdnKronos/Aki) - Scoperto a usare Google Maps per cercare obiettivi
da colpire in Italia, tra i quali una caserma a Brescia, fu messo
brevemente agli arresti e, una volta uscito dal carcere, entrò in
contatto con una rete di musulmani slavi che lo aiutò a entrare in
Siria. Da lì cominciò a riempire il suo profilo Facebook con messaggi
a favore del jihad e contro l'Italia, prima che, lo scorso gennaio, si
perdessero le sue tracce.

E' un caso emblematico di un fenomeno che certo in Italia è al momento
su scala ridotta rispetto ad altri paesi europei e "riguarda solo una
frazione statisticamente insignificante della popolazione di fede
musulmana", ma con il quale, conclude Vidino nel suo libro, "è
fondamentale che gli apparati di sicurezza e dell'intelligence, il
mondo politico e il grande pubblico familiarizzino".

(Rzz/AdnKronos)
08-GEN-15 14:04

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