Repubblica di venerdì 22 dicembre 2017, pagina 8
Carrai e la banca della Firenze bene strapagata 110 milioni da Etruria
La storia Il Romeno
infranto dellafinanza toscana Carrai e la banca della Firenze bene
strapagata 110 milioni da Etruria MAURIZIO BOLOGNI FIRENZE Gli ultimi
dieci anni di vita di Banca Federico del Vecchio cominciano con una
supervalutazione e una vendita a peso d'oro. Nel mezzo, errori e inutili
tentativi di salvataggio. Alla fine, la cancellazione di un brand
sopravvissuto per oltre un secolo. E ora uno strascico di polemiche che
tira in ballo Marco Carrai, vicino a Matteo Renzi, per la mail inviata
il 13 gennaio 2015 all'allora ad di Unicredit Federico Ghizzoni. Con chi
ci ha parlato, ieri Carrai ha rivendicato la liceità del suo operato,
in qualità di consulente di un cliente interessato al dossier di vendita
per salvare la del Vecchio. Dal 1889 la cassaforte dei patrimoni
privati dei ricchi fiorentini, aveva vissuto un'esistenza tranquilla,
controllata dalle famiglie della città, prima i del Vecchio eredi del
fondatore Federico e i Benini, quindi anche i Bagnoli del gelato
Sammontana, i Festini e altri ancora. Nel 2006, arriva Banca Etruria.
Gli aretini valutano 120 milioni - e acquisiscono subito il 71,3% -
quella boutique del credito che allora ha due sportelli e un centinaio
di dipendenti, 41 milioni di patrimonio, 285,3 milioni di attivo, 251,6
di raccolta diretta e un utile netto di 2,9 milioni. Si racconta che,
allora, nei salotti fiorentini, qualcuno brindò: una perizia dell'epoca
aveva stimato molto inferiore a 120 milioni il valore della banca. Oggi i
brindisi hanno lasciato il posto all'ironia amara degli aretini delusi:
«Del Vecchio sta a Etruria come Antonveneta sta a Monte dei Paschi».
Esagerazioni, forse. E poi quelli erano annidi crescita e Banca Etruria
voleva svilupparsi per linee esterne, creare un polo di private banking
e wealth management che del Vecchio incarnava. Di sicuro, però, quel
matrimonio non ha portato bene ai due sposi....SEGUE SULLA TESTATA
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