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lunedì 27 maggio 2019

ACCADDE DOMANI = 45 anni fa la bomba fascista che sconvolse Brescia



LUNEDÌ 27 MAGGIO 2019 12.43.00

= ACCADDE DOMANI = 45 anni fa la bomba fascista che sconvolse Brescia =

(AGI) - Brescia, 25 mag. - Piove la mattina del 28 maggio 1974 quando, alle ore 10 e 12, un boato lacera il cielo grigio in Piazza della Loggia a Brescia. Una bomba con 700 grammi di esplosivo da cava, nascosta in un cestino dei rifiuti, esplode durante la manifestazione antifascista indetta dai sindacati e dal Comitato Antifascista per rispondere allo stillicidio di attentati di destra avvenuti in citta' nei primi mesi di quell'anno. Ordigni scoppiati in un supermercato, in una macelleria, davanti alla sede della Cisl. L'ultimo episodio e' accaduto tra il 18 e il 19 maggio: in piazza del Mercato salta in aria Silvio Ferrari, ventenne neofascista. In questo clima, pochi giorni dopo la vittoria del fronte progressista nel referendum sul divorzio, matura una della pagine piu' nere della storia repubblicana. In Piazza della Loggia muoiono otto persone, si contano un centinaio di feriti. L'aria di maggio odora di esplosivo e sangue: inizia una ricerca della verita' che proseguira' per quattro decenni. - 2 LUGLIO 1979 Arriva la prima sentenza. I giudici della Corte d'assise di Brescia condannano all'ergastolo Ermanno Buzzi e a dieci anni Angelino Papa, a cui concedono la seminfermita' mentale perche' sarebbe stato plagiato dal coimputato. A Buzzi, grande esperto di quadri, il giudice Gianni Simoni era arrivato indagando su un'opera d'arte e sentendo come testimone un certo Luigi Papa, padre di Angelino, che invece di parlargli di ricettatori e dipinti aveva accusato Buzzi della strage. Assoluzioni e condanne per reati minori vengono disposte per altri 16 inquisiti. Alla vigilia del processo d'appello, Buzzi viene trasferito dal carcere di Brescia a quello di Novara. A 48 ore dal suo arrivo, due detenuti lo uccidono strangolandolo con i lacci delle scarpe. Motivano il gesto con il fatto che Buzzi e' un "pederasta". - 2 MARZO 1982 I giudici della Corte d'assise d'appello di Brescia scagionano tutti gli imputati, Papa compreso, e nelle motivazioni definiscono Buzzi "un cadavere da assolvere". - 30 NOVEMBRE 1983 La Cassazione annulla la sentenza d'appello per alcuni imputati e dispone un nuovo processo per Nando Ferrari, Angelino e Raffaele Papa e Marco De Amici. Nei loro confronti il processo bis di secondo grado viene celebrato a Venezia: per tutti e' assoluzione per insufficienza delle prove. (AGI) Mad (Segue) 271241 MAG 19 NNNN
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(AGI) - Brescia, 27 mag. - - 21 MARZO 1984 Comincia il secondo atto di questa storia giudiziaria. Il giudice di Firenze, Piero Luigi Vigna, che sta indagando sugli attentati ai treni in Toscana, raccoglie le testimonianze di alcuni detenuti 'neri' sulla strage e le trasmette al giovane giudice istruttore di Brescia, Gianpaolo Zorzi. Vengono indagati il neofascista Cesare Ferri, accusato anche dalla testimonianza di un prete, il fotomodello Alessandro Stepanoff e il suo amico Sergio Latini per avergli fornito un alibi. Ferri e Latini rispondono anche per essere stati i mandanti dell'omicidio di Buzzi. - 23 MAGGIO 1987 I giudici di Brescia assolvono per insufficienza di prove Ferri, Latini e Stepanoff. I primi due sono assolti anche dall'omicidio di Buzzi che, secondo i pentiti, avrebbero fatto uccidere perche' non rivelasse quello che sapeva. - 25 SETTEMBRE 1987 La Cassazione conferma la sentenza di assoluzione dei giudici della Corte d'appello di Venezia. Cala il sipario sulla prima inchiesta sulla strage. - 10 MARZO 1989 La Corte d'assise d'appello di Brescia assolve, stavolta con formula piena e dopo un processo lampo durato solo due settimane, Ferri, Stepanoff e Latini. - 13 NOVEMBRE 1989 La prima sezione della Corte di Cassazione presieduta da Corrado Carnevale sancisce in via definitiva le assoluzioni di Ferri, Stepanoff e Latini. Tutti assolti definitivamente e anche rimborsati: 100 milioni di riparazione a Ferri, 50 a Latini, 30 a Stepanoff. - MARZO 1993 C'e' un'altra svolta. Cade il mistero sull'identita' della 'Fonte Tritone' che aveva ispirato una relazione del Sid (i servizi segreti di allora) datata 6 luglio 1974. Il giudice istruttore di Milano, Guido Salvini, scopre che e' un giovane dell'estrema destra padovana, informatore dei servizi dal 1973 al 1975, Maurizio Tramonte. Nel 1993 si trova agli arresti domiciliari a Milano per vicende di criminalita' economica e il giudice Zorzi lo va a trovare, dando impulso a nuove piste investigative. (AGI) Mad (Segue) 271241 MAG 19 NNNN
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(AGI) - Brescia, 27 mag. - - 23 MAGGIO 1993 Il giudice istruttore Zorzi, accogliendo la richiesta del pm, proscioglie 'per non aver commesso il fatto' gli ultimi imputati dell'inchiesta bis. Nella sentenza Zorzi scrive che l'ordigno esploso in Piazza della Loggia non fu "strumento di una strage indiscriminata, di un atto di terrorismo puro ma di un vero e proprio attacco diretto e frontale all'essenza della democrazia". Chiuso il capitolo, dalle rivelazioni dei pentiti Carlo Digilio e Martino Siciliano arrivano gli elementi utili per una terza inchiesta. La nuova pista individua la 'cabina di regia' della strage nel vertice della formazione neofascista Ordine Nuovo del Triveneto. I pubblici ministeri di Brescia, Roberto Di Martino e Francesco Piantoni, chiedono l'arresto di tre indagati: Carlo Maria Maggi, la figura centrale della relazione del Sid ispirata dalla 'fonte Tritone'; Delfo Zorzi, considerato il suo 'braccio destro, indagato anche per Piazza Fontana e, nel frattempo, fuggito in Giaappone; Maurizio Tramonte, la 'fonte Tritone'. Maggi non viene arrestato per l'eta' e le precarie condizioni di salute. L'unico a finire in carcere e' Tramonte, che comincia a collaborare con i magistrati. Vengono chiamati in causa anche Pino Rauti, 'padre' di Ordine Nuovo e il comandante dei carabinieri, Francesco Delfino. - 16 NOVEMBRE 2010 I giudici della Corte d'assise di Brescia assolvono tutti i cinque imputati (Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Maurizio Tramonte, Francesco Delfino e Pino Rauti) della terza inchiesta con la formula dubitativa dell'articolo 530 comma 2, 'erede' della vecchia insufficienza di prove. Viene revocata la misura cautelare nei confronti dell'ex ordinovista Delfo Zorzi che vive in Giappone e ha cambiato nome. - 14 APRILE 2012 La Corte d'Assise d'Appello conferma l'assoluzione di tutti gli imputati. - 21 FEBBRAIO 2014 La Cassazione annulla le assoluzioni di Maggi e Tramonte e conferma quelle di Zorzi e Delfino. Il verdetto viene accolto dalle lacrime dei superstiti e dei parenti delle vittime. "E' una vittoria morale che compensa tanti anni di frustrazioni". dice il pm Di Martino. Nelle motivazioni alla sua decisione, la Suprema Corte spiega che sono "ingiustificabili e superficiali" le conclusioni assolutorie nonostante "la gravita' indiziaria" e anche alla luce delle dichiarazioni del pentito Digilio. (AGI) Mad (Segue) 271241 MAG 19 NNNN
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(AGI) - Brescia, 27 mag. - - 22 LUGLIO 2015 La Corte d'assise d'appello di Milano infligge la pena dell'ergastolo ai due neofascisti veneti Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte. Dopo 41 anni e nessuna condanna nei processi precedenti, arrivano i primi colpevoli per la giustizia. I due sono ritenuti i mandanti della strage: il primo ne fu il regista, l'altro ha partecipato alle riunioni organizzative. La Corte stabilisce anche un risarcimento complessivo di oltre quattro milioni e mezzo di euro a favore dei familiari delle vittime e delle persone che rimasero ferite. Risarcimenti solo simbolici perche' i due imputati, ormai anziani, non avrebbero le disponibilita' economiche per farvi fronte, qualora la sentenza dovesse passare in giudicato. - 20 GIUGNO 2017 La giustizia italiana mette la parola fine all'accertamento della verita' sulla strage di Brescia. La Corte di Cassazione dichiara colpevoli in via definitiva Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte. Nelle motivazioni al verdetto si legge che "il compendio probatorio acquisito nei confronti di Maggi non lascia alcuno spazio per dubitare del suo ruolo organizzativo sul quale convergono non solo le dichiarazioni accusatorie di Tramonte e di Digilio, ma tutti gli altri elementi indiziari". Quanto a Tramonte, la Suprema Corte rileva che e' lui stesso "dal luglio 1995 fino alla sua ritrattazione, avvenuta il 14 maggio 2002" - e ritenuta inattendibile - ad aver ammesso "di aver partecipato a una pluralita' di riunioni in casa di Gian Gastone Romani, nel corso delle quali Maggi aveva illustrato ai presenti le proprie teorie eversive e gli sviluppi stragisti che ne sarebbero derivati". Tramonte, 65 anni, viene rintracciato in Portogallo dopo essere stato 'irreperibile' per qualche ora. A Fatima, dove si era recato in quanto devoto al culto mariano, gli viene consegnato un mandato di arresto europeo e il 19 maggio 2017 torna in Italia, dove viene rinchiuso nel carcere di Rebibbia. L'esecuzione della pena per Maggi, che da tempo e' su una sedia a rotelle, viene sospesa e gli sono concessi i domiciliari per l'eta' avanzata e le condizioni di salute. (AGI) Mad 271241 MAG 19 NNNN

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