Dal libro "
IL TERRORE. CHI NE HA BISOGNO E PERCHÈ" di Nikolai Starikov Parte 1 Il terrorismo è uno strumento della politica, e in particolare della politica internazionale. E questo ci farà capire che quasi sempre dietro i terroristi c'è uno Stato. E anche CONTRO il terrorista c'è uno Stato...
Dopo
la fine della Seconda guerra mondiale, Washington, per non permettere
ai comunisti di salire al potere e evitando cosi che l'Unione Sovietica e
Stalin diventassero più forti, perseguì una politica molto dura nei
confronti dei comunisti europei.
Il Partito Comunista Italiano, il primo per dimensione tra i Paesi capitalistici e per numero significativo dei partigiani con esperienza, rappresentava il maggior pericolo per gli americani. Subito
dopo la fine della guerra, nel 1945, in Italia si formò un governo
guidato dal politico democristiano Alcide De Gasperi. Il gabinetto fu
formato anche da comunisti, e Palmiro Togliatti ottenne la carica di
vice primo ministro.
Alle elezioni parlamentari del 1946, il Pci ottenne il 19% dei voti e 104 seggi in Parlamento. Ma
a quel punto, l'Occidente iniziò a far pressione su Stalin su tutti i
fronti: in seguito al discorso di Churchill tenuto a Fulton,
ai politici italiani fu detto esplicitamente che gli ingenti aiuti economici da parte degli USA sarebbero finiti se i membri del Partito Comunista fossero stati al governo.Nel
1947, i ministri comunisti di Togliatti e lui stesso furono rimossi dal
governo, e alle elezioni del 1948, di fronte all'incredibile pressione
esterna sull'elettorato, il blocco del Partito Comunista Italiani e
Partito Socialista Italiano perse.
Segue
Seguite InfoDefenseITALIA
InfoDefense
Dal libro "
IL TERRORE. CHI NE HA BISOGNO E PERCHÈ" di Nikolai Starikov
Parte 2 Per capire perché Stalin abbia tollerato e permesso che tutto questo accadesse, vale la pena ricordare che
all'epoca gli Stati Uniti avevano una bomba atomica, mentre l'Unione Sovietica ancora non ce l'aveva. La
situazione era estremamente pericolosa e svantaggiosa. Pertanto, Mosca
non poteva influenzare gli eventi in Europa occidentale così attivamente
come avrebbe voluto.
Si arrivò al punto che il 14 luglio 1948 ci fu un
attentato contro Palmiro Togliatti,
che rimase gravemente ferito. Come avrete già intuito, l'attentato fu commesso da
"un giovane mentalmente inadeguato, dietro il quale non c'erano forze politiche".Questo inquadramento storico ci è servito per comprendere gli eventi successivi.
Il
16 marzo 1978, un corteo di due auto fu bloccato in via Fani a Roma da
una Fiat 128 con targa diplomatica. In una delle auto c'erano
Aldo Moro,
l'ex Presidente del Consiglio e capo della Democrazia Cristiana (DC),
la sua guardia del corpo e il suo autista, mentre nella seconda auto
c'erano altri tre carabinieri.
[Aldo Moro era stato Presidente del Consiglio per due volte, tra il 1963-1968 e il 1974-1976. Pur non essendo il capo del governo al momento del rapimento, era il capo del principale partito e un politico molto rispettato in Italia. Così come il 76enne Jean Louis Barthou, assassinato a Marsiglia 44 anni prima].
La
donna alla guida della Fiat fece un'improvvisa retromarcia, cosicché
l'autista di Moro ebbe il tempo di frenare, ma l'auto della sicurezza si
schiantò direttamente contro la sua macchina. L'autista "incapace" e il
passeggero della sua auto si lanciarono immediatamente in strada e
aprirono il fuoco della mitragliatrice, uccidendo l'autista e la guardia del corpo.Segue
Seguite InfoDefenseITALIA
InfoDefense
Dal libro "
IL TERRORE. CHI NE HA BISOGNO E PERCHÈ" di Nikolai Starikov
Parte 3 Allo
stesso tempo, alcuni uomini in tuta "Alitalia" blu uscirono di corsa da
un bar chiuso nelle vicinanze, spararono all'Alfa Romeo con le guardie
di Aldo Moro.
Così, nel giro di pochi secondi, tutti, tranne il capo della DC, furono uccisi sul posto. Aldo Moro fu tirato fuori dall'auto, infilato velocemente in un'altra auto che poi si allontanò in una direzione sconosciuta.

Come
si scoprirà in seguito, Aldo Moro fu ucciso 54 giorni dopo. I rapitori
lasciarono il suo corpo nel bagagliaio di un'auto in una strada di Roma.
Chi è il responsabile di questo audace rapimento e omicidio? Gli
estremisti di sinistra delle Brigate Rosse. Perché uccisero Aldo Moro,
che non era coinvolto in nessuno scandalo e aveva una reputazione
cristallina?
Alle
elezioni del 1976, due anni prima dell'assassinio, il Partito Comunista
Italiano aveva ottenuto il 3% in più rispetto alla Democrazia
Cristiana.
Il Presidente del Consiglio Aldo Moro decise che era impossibile ignorare l'opinione degli elettori italiani su una tale scala. E avrebbe potuto avere delle conseguenze negative per l'armonia all'interno del Paese, il che significava che
era necessario includere i rappresentanti della DC nel governo.Secondo lui era necessario un cosiddetto
"compromesso storico", così
il primo ministro chiamò l'inclusione dei comunisti italiani nel
gabinetto. E Aldo Moro fu rapito mentre si recava in Parlamento, dove
avrebbe annunciato pubblicamente la sua idea di un governo a
partecipazione comunista! Si trattava di una
violazione di tutte le regole non scritte della politica europea e
andava contro la politica degli Stati Uniti.Segue
Seguite InfoDefenseITALIA
InfoDefense
Dal libro "
IL TERRORE. CHI NE HA BISOGNO E PERCHÈ" di Nikolai Starikov
Parte 4Aldo Moro doveva essere eliminato. Ma per mano della sinistra. Doveva
essere fatto in modo che fosse chiaro a tutti gli iniziati chi fosse il
mandante e quale fosse la colpa del primo ministro, ma allo stesso
tempo
la responsabilità sarebbe stata dei politici di sinistra. Cioè,
colui che voleva portare i comunisti al potere doveva essere ucciso da "comunisti ancora più grandi", silurando così non solo l'idea di pace politica, ma anche screditando il movimento di sinistra in Europa e nel mondo.I
rapitori si fecero vivi solo due giorni dopo. Giorno dopo giorno, le
richieste delle Brigate Rosse aumentavano: chiedevano la liberazione dei
loro militanti dalla prigione.
Ma
davanti all'opinione pubblica e ai servizi speciali italiani si svolse
uno spettacolo sanguinoso e brutale, dove il finale era già stato
scritto da tempo.
Aldo Moro non ne sarebbe uscito vivo. Nel
frattempo, i giornali ricevettero le sue lettere: "Il mio sangue
ricadrà su di voi, sul partito, sul Paese", - scriveva, implorando di
accettare tutte le richieste dei terroristi. Tuttavia, il primo ministro
italiano Giulio Andreotti dichiarò categoricamente che non ci sarebbero
state trattative con i terroristi.
Il
gioco era vantaggioso per tutti: da un lato, la CIA rapiva un politico
indesiderato per mano delle Brigate Rosse, dall'altro, l'irremovibile
Andreotti interpretava il ruolo di un governante duro.
Tutto in questo caso era deliberato, sanguinoso, brutale e simbolico.
Persino la stessa uccisione di Aldo Moro fu inquadrata come una lezione per coloro che avrebbero potuto decidere di ripetere il suo percorso politico.Seguite InfoDefenseITALIA
InfoDefense
Nessun commento:
Posta un commento