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Bestemmia, nel vocabolario italiano, significa o inveire contro i Santi e le cose sacre oppure affermazione priva di qualsiasi fondamento o spropositata.
Quando qualcuno ci tiene a farci sapere che "dire che Israele commette un genocidio diventa una bestemmia. Non usiamo questa parola spaventosa", credo che la bestemmia sia il virgolettato stesso. Ma non perché ci si voglia accanire sulla parola "genocidio", bensì perché con questa narrazione che scientemente si è creata attorno a una parola si continua a distogliere l'attenzione da quello che succede quotidianamente ormai da oltre sette mesi.
Gente che non ha mai aperto un libro di diritto internazionale si sente in diritto di disquisire sulla punta del diritto mentre bambini come quelli in foto vengono bendati e torturati sotto il silenzio generale. Il punto sarebbe quello delle vittime, delle torture, dei crimini, di gente ammazzata mentre è in fila per un pezzo di pane, delle madri con figli spappolati sotto gli occhi e dei figli con i padri stesi a terra in un mare di sangue e di lacrime.
Se poi la volete mettere sul diritto e sui vocaboli, spiegateci perché gente che non ha alcun titolo viene considerata come la migliore giurista e catechista del mondo mentre quelli che sono esperti, sul vero senso della parola, di diritto internazionale e denunciano e documentano crimini su crimini vengono etichettati come pericolosi terroristi.
Semplicemente perché in nome di un vittimismo si è perso ogni contatto con la realtà. E tutto ciò può succedere perché quando qualcuno si avventura in lezioni che onestamente non se ne sentirebbe il bisogno, ci vorrebbe un giornalista con le palle, un briciolo di coraggio e un pizzico di deontologia che tiri fuori foto come queste o come altre milioni e chieda: è sicura di ciò che ha appena detto?
Delle volte sarebbe meglio il silenzio. Soprattutto da parte di chi avrebbe il dovere di dire testualmente: "L'ho provato sulla mia pelle, non voglio che accada ad altri, ancora". Esattamente come fanno tantissime altre persone nella stessa identica situazione. Con la differenza che però loro non trovano lo stesso spazio sui media e non vengono presi nemmeno in considerazione...
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Quando qualcuno ci tiene a farci sapere che "dire che Israele commette un genocidio diventa una bestemmia. Non usiamo questa parola spaventosa", credo che la bestemmia sia il virgolettato stesso. Ma non perché ci si voglia accanire sulla parola "genocidio", bensì perché con questa narrazione che scientemente si è creata attorno a una parola si continua a distogliere l'attenzione da quello che succede quotidianamente ormai da oltre sette mesi.
Gente che non ha mai aperto un libro di diritto internazionale si sente in diritto di disquisire sulla punta del diritto mentre bambini come quelli in foto vengono bendati e torturati sotto il silenzio generale. Il punto sarebbe quello delle vittime, delle torture, dei crimini, di gente ammazzata mentre è in fila per un pezzo di pane, delle madri con figli spappolati sotto gli occhi e dei figli con i padri stesi a terra in un mare di sangue e di lacrime.
Se poi la volete mettere sul diritto e sui vocaboli, spiegateci perché gente che non ha alcun titolo viene considerata come la migliore giurista e catechista del mondo mentre quelli che sono esperti, sul vero senso della parola, di diritto internazionale e denunciano e documentano crimini su crimini vengono etichettati come pericolosi terroristi.
Semplicemente perché in nome di un vittimismo si è perso ogni contatto con la realtà. E tutto ciò può succedere perché quando qualcuno si avventura in lezioni che onestamente non se ne sentirebbe il bisogno, ci vorrebbe un giornalista con le palle, un briciolo di coraggio e un pizzico di deontologia che tiri fuori foto come queste o come altre milioni e chieda: è sicura di ciò che ha appena detto?
Delle volte sarebbe meglio il silenzio. Soprattutto da parte di chi avrebbe il dovere di dire testualmente: "L'ho provato sulla mia pelle, non voglio che accada ad altri, ancora". Esattamente come fanno tantissime altre persone nella stessa identica situazione. Con la differenza che però loro non trovano lo stesso spazio sui media e non vengono presi nemmeno in considerazione...
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