Inizio pubblicazioni 22 agosto 2003 Notizie flash dall'Italia e dal mondo. DAL 2003 ININTERROTTAMENTE E OLTRE 100MILA INFORMAZIONI TOTALMENTE GRATUITE-
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martedì 29 settembre 2020
MARTEDÌ 22 SETTEMBRE 2020 16.28.36 Coronavirus: esperto, aumentare volume test, anche rapidi ZCZC3819/SXB XSP20266014241_SXB_QBXB R CRO S0B QBXB Coronavirus: esperto, aumentare volume test, anche rapidi (EMBARGO ALLE ORE 00.30) (ANSA) - ROMA, 22 SET - (EMBARGO ALLE ORE 00.30) Si dovrebbe cercare di aumentare il volume dei test diagnostici per il coronavirus il piu' possibile, avvalendosi di tutti i test disponibili, anche quelli rapidi, anche perche' ci avviamo verso la stagione influenzale e diventa indispensabile saper distinguere tra un'influenza classica e un'infezione da SARS-CoV-2 (i sintomi di influenza e Covid-19 sono totalmente sovrapponibili, almeno a livello iniziale, e solo in un secondo tempo possono comparire sintomi specifici della covid, come perdita di olfatto e gusto). Lo spiega all'ANSA Roberto Cauda, direttore della UOC di Malattie Infettive del Policlinico Gemelli IRCCS di Roma e ordinario di Malattie Infettive all'Universita' Cattolica, commentando uno studio sulla rivista Thorax che mostra quantita' di virus comparabili in naso e torace di individui positivi al SARS-CoV.2 con o senza sintomi. Anche in virtu' di questo e altri studi che assegnano agli asintomatici un ruolo non marginale nella trasmissione del coronavirus, "non possiamo permetterci di ridurre le misure di prevenzione come l'uso di mascherine e il distanziamento sociale - sottolinea l'esperto - e dobbiamo scovare gli asintomatici il piu' possibile, con tutti i metodi a disposizione, in particolare i test rapidi che, seppur con dei limiti, consentono di intercettare un numero molto elevato di asintomatici", che si confermano essere all'incirca il 20% dei positivi. Il ruolo degli asintomatici nella trasmissione della malattia, prosegue Cauda, e' dunque ascrivibile a questo 20% come gia' diversi studi sperimentali avevano suggerito. Secondo gli autori del nuovo studio sulla carica virale degli asintomatici, conclude l'infettivologo del Gemelli, gli asintomatici potrebbero agire come un'importante forza trainante per la diffusione del Covid, e proprio il fatto che ci sia una quota comunque non indifferente di asintomatici e pauci-sintomatici (con pochi sintomi lievi) rappresenta un tallone di Achille nella capacita' di contenere la trasmissione del virus, come fu invece piu' semplice nel caso della SARS del 2003. (ANSA). Y27-CR 22-SET-20 16:27 NNNN
MARTEDÌ 22 SETTEMBRE 2020 15.39.44 Coronavirus: in asintomatici stesse quantita' virus pazienti ZCZC3157/SX4 XSP20266014048_SX4_QBKN R CRO S04 QBKN Coronavirus: in asintomatici stesse quantita' virus pazienti (EMBARGO ALLE 00.30) Il loro un ruolo importante in trasmissione (ANSA) - ROMA, 22 SET - (EMBARGO ALLE 00.30 DEL 23 SETTEMBRE) La quantita' di virus in naso e torace di un asintomatico con SARS-CoV-2 e' la stessa di una persona infettata e con sintomi classici (sintomi respiratori come tosse, raffreddore o febbre etc), il che suggerisce la possibilita' che gli asintomatici diano un importante contributo alla trasmissione del virus. Lo rivela uno studio condotto da Joon Seo Lim, del Clinical Research Center, Asan Institute for Life Sciences, Asan Medical Center, a Seul pubblicato sulla rivista Thorax. Gli esperti hanno tenuto sotto osservazione e in isolamento un gruppo di 213 individui risultati positivi al virus: di questi, a sei giorni dal primo tampone, e' rimasto asintomatico quasi il 20% (41). Il tampone e' stato anche ripetuto al 13/mo giorno e si e' visto che tutti i positivi, anche in assenza di sintomi, avevano una carica virale comparabile. "Considerando che la maggior parte degli individui asintomatici con infezione da SARS-CoV-2 e' probabile non venga intercettata e continui quindi a fare la vita di sempre (sfugge insomma all'isolamento), questi individui potrebbero avere un ruolo essenziale nella trasmissione del virus responsabile della COVID-19 e quindi nel perdurare della pandemia", scrivono gli autori. "Quindi i nostri dati aggiungono ulteriore sostegno all'importanza dell'uso della mascherina da parte di tutti, indipendentemente dalla presenza di sintomi, e suggerisce che i test per il SARS-CoV-2 dovrebbero essere estesi per intercettare gli asintomatici specie nei settori a rischio come nelle strutture sanitarie e residenziali", concludono. (ANSA). Y27-CR 22-SET-20 15:38 NNNN
MARTEDÌ 22 SETTEMBRE 2020 15.09.15 Coronavirus:autunno ne facilitera' la diffusione ZCZC2823/SXB XSP20266013936_SXB_QBXB R CRO S0B QBXB Coronavirus:autunno ne facilitera' la diffusione (EMBARGO ALLE 17.00) Vento e basse temperature aiutano virus (ANSA) - ROMA, 22 SET - (EMBARGO ALLE 17.00) Il clima influisce sulla diffusione del coronavirus SarsCov2 e l'autunno appena iniziato, e poi l'inverno non saranno d'aiuto nel frenarlo. Oltre a umidita', temperatura e velocita' del vento, si e' visto che un fattore critico per la trasmissione delle particelle infettive, contenute nelle goccioline di saliva emesse con la respirazione, e' l'evaporazione. Lo spiegano sulla rivista Physics of Fluids i ricercatori dell'Istituto americano di fisica, guidati da Dimitris Drikakis. I ricercatori hanno analizzato il legame tra l'evaporazione delle goccioline di saliva e le particelle di coronavirus con modelli informatici sulle dinamiche dei fluidi e l'effetto delle condizioni ambientali. "Abbiamo visto che le alte temperature e una relativa bassa umidita' aumentano i tassi di evaporazione delle goccioline di saliva contaminata, riducendo in modo significativo la sopravvivenza del virus", spiega Talib Dbouk, uno dei ricercatori. Altri fattori importanti sono la distanza percorsa e la concentrazione di goccioline, anche ad alte temperature se l'umidita' e' alta, e la velocita' del vento. Questi risultati potrebbero spiegare perche' la pandemia e' aumentata a luglio in diverse citta' affollate del mondo, come Delhi, dove le temperature e l'umidita' sono alte, e possono dare un allerta sulla possibilita' di una seconda ondata con l'inizio dell'autunno e l'arrivo dell'inverno, dove le basse temperature e l'alta velocita' dei venti aumentano la sopravvivenza e la trasmissione delle particelle virali. (ANSA). Y85-CR 22-SET-20 15:08 NNNN
MARTEDÌ 22 SETTEMBRE 2020 14.23.24 Coronavirus: infezioni asintomatiche circa il 20% del totale ZCZC2317/SX4 XSP20266013767_SX4_QBKN R CRO S04 QBKN Coronavirus: infezioni asintomatiche circa il 20% del totale (EMBARGO ALLE 20.00) Gran parte dei positivi sviluppa i sintomi (ANSA) - ROMA, 22 SET - (EMBARGO ALLE ORE 20.00) La quota di asintomatici con SARS-CoV-2 potrebbe essere inferiore a quanto ritenuto finora e non superare il 20% dei casi. E' quanto emerge da un lavoro pubblicato sulla rivista PLOS Medicine da Diana Buitrago-Garcia dell'Universita' di Berna in Svizzera. Il lavoro si basa su una revisione di 79 studi gia' pubblicati sulla covid-19 per un totale di 6.616 persone coinvolte, delle quali 1.287 sono state definite asintomatiche. Lo scopo della meta-analisi e' stato di determinare la quota di persone infettate dal SARS-CoV-2 che resta veramente asintomatica per tutto il corso dell'infezione e quindi distinguere i veri asintomatici dai pre-sintomatici, in quanto c'e' ancora molto disaccordo su questo fronte, spiegano gli autori. E' emerso che i veri asintomatici ammontano al 20% delle persone positive al virus, e quindi sono una quota minoritaria rispetto a quanto ritenuto finora. Poiche' tutte le persone infettate dal virus SARS-CoV-2 sono inizialmente asintomatiche, concludono gli autori del lavoro, si stima che la quota di coloro che finira' per sviluppare i sintomi e' di circa l'80% dei positivi, suggerendo che la trasmissione da parte dei pre-sintomatici potrebbe dare un contributo significativo all'epidemia di SARS-CoV-2. (ANSA). Y27-CR 22-SET-20 14:22 NNNN
lunedì 28 settembre 2020
Veneto, Unipd: scoperto più grande diamante extraterrestre
LUNEDÌ 28 SETTEMBRE 2020 21.15.06
Veneto, Unipd: scoperto più grande diamante extraterrestre
Veneto, Unipd: scoperto più grande diamante extraterrestre Il ruolo del ferro metallico: lievito istantaneo per i diamanti Padova, 28 set. (askanews) - E' stata pubblicata su «PNAS» - Proceedings of National Academy of Sciences - la ricerca del team guidato da Fabrizio Nestola, Direttore del Dipartimento di Geoscienze dell'Università di Padova. La formazione dei diamanti extraterrestri contenuti nei meteoriti sarebbe dovuta a un impatto prolungato di 4-5 secondi sul corpo planetario genitore delle meteoriti che ha trasformato la grafite. Fondamentale è il ruolo del ferro metallico che, come "lievito istantaneo", riesce a sintetizzare il diamante direttamente da grafite anche a basse pressioni. La possibilità di individuare diamanti, grandi e grandissimi, nello spazio più profondo è sempre stata considerata una romantica leggenda, tuttavia è ben noto che i diamanti extraterrestri sono presenti all'interno di speciali meteoriti (ureiliti). Sulle loro dimensioni, però, non si deve fantasticare: lungi dall'essere montati su un sontuoso solitario, all'interno di una famosa meteorite (rinvenuta in Sudan e chiamata Almahata Sitta dall'arabo "Stazione numero 6") sono stati rinvenuti "grandi" diamanti extraterrestri della dimensione di circa 0.04 millimetri. Non molto in verità, ma è pur vero che fino al 2015-2018 il calibro di quelli rinvenuti nelle meteoriti si posizionavano nella scala dei nanometri (1 nanometro = 1 milionesimo di millimetro). (Segue) Bnz 20200928T211510Z
Veneto, Unipd: scoperto più grande diamante extraterrestre
Veneto, Unipd: scoperto più grande diamante extraterrestre Il ruolo del ferro metallico: lievito istantaneo per i diamanti Padova, 28 set. (askanews) - E' stata pubblicata su «PNAS» - Proceedings of National Academy of Sciences - la ricerca del team guidato da Fabrizio Nestola, Direttore del Dipartimento di Geoscienze dell'Università di Padova. La formazione dei diamanti extraterrestri contenuti nei meteoriti sarebbe dovuta a un impatto prolungato di 4-5 secondi sul corpo planetario genitore delle meteoriti che ha trasformato la grafite. Fondamentale è il ruolo del ferro metallico che, come "lievito istantaneo", riesce a sintetizzare il diamante direttamente da grafite anche a basse pressioni. La possibilità di individuare diamanti, grandi e grandissimi, nello spazio più profondo è sempre stata considerata una romantica leggenda, tuttavia è ben noto che i diamanti extraterrestri sono presenti all'interno di speciali meteoriti (ureiliti). Sulle loro dimensioni, però, non si deve fantasticare: lungi dall'essere montati su un sontuoso solitario, all'interno di una famosa meteorite (rinvenuta in Sudan e chiamata Almahata Sitta dall'arabo "Stazione numero 6") sono stati rinvenuti "grandi" diamanti extraterrestri della dimensione di circa 0.04 millimetri. Non molto in verità, ma è pur vero che fino al 2015-2018 il calibro di quelli rinvenuti nelle meteoriti si posizionavano nella scala dei nanometri (1 nanometro = 1 milionesimo di millimetro). (Segue) Bnz 20200928T211510Z
LUNEDÌ 28 SETTEMBRE 2020 21.16.43
Veneto, Unipd: Scoperto più grande diamante extraterrestre -2-
Veneto, Unipd: Scoperto più grande diamante extraterrestre -2- Potrebbero essersi formato nelle profondità pianeta Marte Padova, 28 set. (askanews) - Più che sulla dimensione, è sulla loro origine che negli ultimi anni si dibatte. Da un lato gli scienziati che nel 2015 e 2018 avevano trovato gli aggregati preziosi grandi fino a 0.04 millimetri (un diamante di un decimo di millimetro è circa 100 mila volte più grande di un diamante di 1 nanometro) hanno ipotizzato che diamanti di tali dimensioni possano essersi formati direttamente nelle profondità di un pianeta di grandezza simile a Marte o Mercurio (circa 6800 e 4900 km di diametro, rispettivamente, rispetto ai circa 12700 km di diametro della Terra) e con meccanismi simili a quelli con cui si formano all'interno della Terra. Il pianeta all'interno del quale si sarebbero generati tali diamanti sarebbe poi andato completamente distrutto e quindi oggi non ne avremmo più evidenza. Dall'altro coloro che ritengono che tali dimensioni siano invece legate alla trasformazione della grafite in diamante per un grande impatto da shock subito dai corpi planetari genitori delle meteoriti piovute sulla terra: l'ammasso stellare, con al suo interno la grafite, subisce un grande urto e genera direttamente il diamante a causa del forte aumento di pressione e temperatura. Sono quindi gli scontri spaziali dell'asteroide genitore nel sistema solare iniziale a generare diamanti con la trasformazione della grafite, la comune forma a bassa pressione del carbonio puro. (Segue) Bnz 20200928T211647Z
Veneto, Unipd: Scoperto più grande diamante extraterrestre -2-
Veneto, Unipd: Scoperto più grande diamante extraterrestre -2- Potrebbero essersi formato nelle profondità pianeta Marte Padova, 28 set. (askanews) - Più che sulla dimensione, è sulla loro origine che negli ultimi anni si dibatte. Da un lato gli scienziati che nel 2015 e 2018 avevano trovato gli aggregati preziosi grandi fino a 0.04 millimetri (un diamante di un decimo di millimetro è circa 100 mila volte più grande di un diamante di 1 nanometro) hanno ipotizzato che diamanti di tali dimensioni possano essersi formati direttamente nelle profondità di un pianeta di grandezza simile a Marte o Mercurio (circa 6800 e 4900 km di diametro, rispettivamente, rispetto ai circa 12700 km di diametro della Terra) e con meccanismi simili a quelli con cui si formano all'interno della Terra. Il pianeta all'interno del quale si sarebbero generati tali diamanti sarebbe poi andato completamente distrutto e quindi oggi non ne avremmo più evidenza. Dall'altro coloro che ritengono che tali dimensioni siano invece legate alla trasformazione della grafite in diamante per un grande impatto da shock subito dai corpi planetari genitori delle meteoriti piovute sulla terra: l'ammasso stellare, con al suo interno la grafite, subisce un grande urto e genera direttamente il diamante a causa del forte aumento di pressione e temperatura. Sono quindi gli scontri spaziali dell'asteroide genitore nel sistema solare iniziale a generare diamanti con la trasformazione della grafite, la comune forma a bassa pressione del carbonio puro. (Segue) Bnz 20200928T211647Z
LUNEDÌ 28 SETTEMBRE 2020 21.17.49
Veneto, Unipd: Scoperto più grande diamante extraterrestre -3-
Veneto, Unipd: Scoperto più grande diamante extraterrestre -3- Gruppo di ricerca coordinato da Prof. Nestola Dip. Geoscienze Padova, 28 set. (askanews) - La recente pubblicazione su PNAS del gruppo di ricerca coordinato dal Prof. Nestola del Dipartimento di Geoscienze dell'Università di Padova e dalla Prof.ssa Domeneghetti del Dipartimento di Scienze della Terra e dell'Ambiente dell'Università di Pavia - in collaborazione con la Dr.ssa Cyrena Goodrich del Lunar and Planetary Institute di Houston, il Prof. Brenker dell'Università di Francoforte, la Dr.ssa Fioretti dell'Istituto di Geoscienze e Georisorse del CNR e il Prof. Litasov del Vereshchagin Institute for High Pressure Physics di Mosca - ha fatto luce sulla questione studiando le stesse meteoriti in cui sono stati trovati i cosiddetti diamanti "grandi". Attraverso microscopia elettronica, micro diffrazione a raggi X (mai utilizzata prima su tali tipologie di campioni) e spettroscopia micro-Raman il gruppo di ricerca, finanziato dal Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (MIUR, PNRA18-00247-A), ha scoperto il diamante più grande mai ritrovato in una meteorite (delle dimensioni di un decimo di millimetro) e, per la prima volta, ha individuato la simultanea presenza in associazione con tali diamanti "grandi", di diamanti nanometrici, di grafite nanometrica, leghe ferro-nickel, carburi di ferro e fosforo. Inoltre l'analisi dei silicati presenti come matrice delle fasi ricche in carbonio (vedi Figura 1) indica senza alcun dubbio che le meteoriti abbiano subito pressioni dovute ad un evento da shock non inferiore a 15-20 Giga Pascal (una pressione di 1 Giga Pascal - GPa - corrisponde alla pressione esercitata da una colonna di roccia alta circa 30 km). Bnz 20200928T211754Z
Veneto, Unipd: Scoperto più grande diamante extraterrestre -3-
Veneto, Unipd: Scoperto più grande diamante extraterrestre -3- Gruppo di ricerca coordinato da Prof. Nestola Dip. Geoscienze Padova, 28 set. (askanews) - La recente pubblicazione su PNAS del gruppo di ricerca coordinato dal Prof. Nestola del Dipartimento di Geoscienze dell'Università di Padova e dalla Prof.ssa Domeneghetti del Dipartimento di Scienze della Terra e dell'Ambiente dell'Università di Pavia - in collaborazione con la Dr.ssa Cyrena Goodrich del Lunar and Planetary Institute di Houston, il Prof. Brenker dell'Università di Francoforte, la Dr.ssa Fioretti dell'Istituto di Geoscienze e Georisorse del CNR e il Prof. Litasov del Vereshchagin Institute for High Pressure Physics di Mosca - ha fatto luce sulla questione studiando le stesse meteoriti in cui sono stati trovati i cosiddetti diamanti "grandi". Attraverso microscopia elettronica, micro diffrazione a raggi X (mai utilizzata prima su tali tipologie di campioni) e spettroscopia micro-Raman il gruppo di ricerca, finanziato dal Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (MIUR, PNRA18-00247-A), ha scoperto il diamante più grande mai ritrovato in una meteorite (delle dimensioni di un decimo di millimetro) e, per la prima volta, ha individuato la simultanea presenza in associazione con tali diamanti "grandi", di diamanti nanometrici, di grafite nanometrica, leghe ferro-nickel, carburi di ferro e fosforo. Inoltre l'analisi dei silicati presenti come matrice delle fasi ricche in carbonio (vedi Figura 1) indica senza alcun dubbio che le meteoriti abbiano subito pressioni dovute ad un evento da shock non inferiore a 15-20 Giga Pascal (una pressione di 1 Giga Pascal - GPa - corrisponde alla pressione esercitata da una colonna di roccia alta circa 30 km). Bnz 20200928T211754Z
Coronavirus, studio: da mascherine possibile effetto immunizzazione
LUNEDÌ 28 SETTEMBRE 2020 21.01.40
Coronavirus, studio: da mascherine possibile effetto immunizzazione

Coronavirus, studio: da mascherine possibile effetto immunizzazione Riducono quantitativo di virus a cui si è esposti Roma, 28 set. (askanews) - E' possibile che uno dei capisaldi della strategia per controllare la pandemia di coronavirus, l'uso generalizzato delle mascherine protettive, possa contribuire a ridurre la gravità della malattia e a far sì che una proporzione più elevata di nuovi contagi sia asintomatica. Lo sostiene uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine e compilato da due infettivologi dell'università della California a San Francisco. Se l'ipotesi fosse confermata l'uso della mascherina, consentendo la circolazione della malattia in forma attenuata, potrebbe quindi generare immunità e rallentare la diffusione del virus. Secondo i due studiosi, i recenti dati virologici, epidemiologici e ambientali hanno condotto all'ipotesi che la copertura di bocca e naso può ridurre la gravità della malattia nelle persone contagiate, un'ipotesi in linea con una consolidata teoria sulla patogenesi virale, ovvero che la gravità dei sintomi è proporzionale alla carica virale ricevuta. In malattie come il Covid-19, nelle quali la risposta immunitaria gioca una parte fondamentale nel causare i sintomi, alte dosi di inoculazione virale mandano in tilt le difese immunitarie e peggiorano la malattia. Se la carica virale è importante nel determinare la gravità della malattia, allora la mascherina, riducendo il quantitativo di virus a cui chi la indossa viene esposto, può ridurre l'impatto clinico della malattia. Quindi in attesa del vaccino, la mascherina può contribuire a una forma di immunizzazione simile a quella che avviene con l'inoculazione del virus del vaiolo attenuato. Bea 20200928T210134Z
Coronavirus, studio: da mascherine possibile effetto immunizzazione

Coronavirus, studio: da mascherine possibile effetto immunizzazione Riducono quantitativo di virus a cui si è esposti Roma, 28 set. (askanews) - E' possibile che uno dei capisaldi della strategia per controllare la pandemia di coronavirus, l'uso generalizzato delle mascherine protettive, possa contribuire a ridurre la gravità della malattia e a far sì che una proporzione più elevata di nuovi contagi sia asintomatica. Lo sostiene uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine e compilato da due infettivologi dell'università della California a San Francisco. Se l'ipotesi fosse confermata l'uso della mascherina, consentendo la circolazione della malattia in forma attenuata, potrebbe quindi generare immunità e rallentare la diffusione del virus. Secondo i due studiosi, i recenti dati virologici, epidemiologici e ambientali hanno condotto all'ipotesi che la copertura di bocca e naso può ridurre la gravità della malattia nelle persone contagiate, un'ipotesi in linea con una consolidata teoria sulla patogenesi virale, ovvero che la gravità dei sintomi è proporzionale alla carica virale ricevuta. In malattie come il Covid-19, nelle quali la risposta immunitaria gioca una parte fondamentale nel causare i sintomi, alte dosi di inoculazione virale mandano in tilt le difese immunitarie e peggiorano la malattia. Se la carica virale è importante nel determinare la gravità della malattia, allora la mascherina, riducendo il quantitativo di virus a cui chi la indossa viene esposto, può ridurre l'impatto clinico della malattia. Quindi in attesa del vaccino, la mascherina può contribuire a una forma di immunizzazione simile a quella che avviene con l'inoculazione del virus del vaiolo attenuato. Bea 20200928T210134Z
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