Riceviamo da Ficiesse e pubblichiamo
NEPOTISMO SFRENATO, STIPENDI VERGOGNOSI AI DIRIGENTI PUBBLICI, LAUREE IN
SVENDITA E LA DELUSIONE DEL GOVERNO DEI PROFESSORI: HA SENSO PARLARE DI LOTTA
ALL’EVASIONE FISCALE NEL PAESE DI SCHERZI A PARTE? – di Giovanni
Barrale
Di seguito, una libera manifestazione di pensiero di Giovanni Barrale,
segretario della Sezione Ficiesse di Reggio Emilia. Il titolo è della redazione
del sito.
Amiche ed amici, sento parlare di lotta all’evasione fiscale praticamente
da quando sono nato e, purtroppo, non sono più un ragazzino. Ho accolto con
favore tutti i provvedimenti restrittivi o, presunti tali, che negli anni si
sono succeduti a cominciare dal celeberrimo “manette agli evasori”. Manette per
chi poi, se in Italia per andare in galera devi essere un poveraccio o qualcuno
non più inviso alla casta?
Credo che il punto focale, in effetti, sia proprio questo: in Italia non
vi sono regole certe e quelle poche che esistono non valgono per tutti. So che
la mia è una dichiarazione dura e mi scuso con i puri d’animo ed i buoni di
cuore ma ritengo, e lo dico con profonda tristezza, di non
esagerare.
In una nazione in cui il nepotismo non credo abbia più limiti ed a
raggiunto eccessi sconosciuti persino alla tarda età imperiale romana, a mio
parere l’età d’oro del nepotismo, almeno in Europa, che senso ha parlare di
regole e di tasse?
In questi ultimi decenni in cui il ceto medio ed i ceti più poveri,
ovviamente, si sono visti depredare delle poche ricchezze che a fatica avevano
accumulato o ricevuto in eredità ; abbiamo assistito inermi al proliferare di
una classe dirigente autoreferenziale che ha superato ogni limite di
sopportazione ed a volte persino la normale
decenza.
In base a quale principio, infatti, un dipendente pubblico piuttosto che
un poliziotto percepisce uno stipendio di circa 1000/1200 Euro al mese e gli
altissimi dirigenti dello stato, i più morigerati, tra l’altro, si posizionano
ampiamente oltre la soglia dei 500.000 Euro annui? Le aziende pubbliche o a
partecipazione pubblica sono sull’orlo della bancarotta o hanno perso
consistenti quote di mercato ma i loro amministratori delegati percepiscono
compensi che in alcuni casi superano il milione di Euro annuo? E vogliamo
sottacere sui compensi dei politici? Come è possibile che siamo arrivati a
questo punto? E’ davvero colpa dell’imprenditore onesto che fa una fatica immane
per salvare la propria azienda dal fallimento o del commerciante &l
dquo;disonesto” che non batte lo scontrino, la situazione disastrosa in cui ci
troviamo?
Qualche anno fa, talune università italiane, al solo scopo di fare cassa,
perché non capisco quale altro scopo possa esserci stato, hanno permesso a
dipendenti pubblici di conseguire una laurea senza fatica ed in alcuni casi
senza nemmeno studiare. In certuni atenei ci sono stati “studenti” che hanno
sostenuto soltanto l’esame di laurea con un test a crocette. Il colmo è che
qualche tempo dopo una professoressa di quello stesso ateneo si è lamentata in
pubblico che Università Italiane, al solo scopo di fare cassa, avevano
praticamente “regalato le lauree” omettendo di dire che la più scandalose tra
tutte era stata proprio la facoltà dove lei
insegnava.
Dico questo con cognizione di causa perché sono tra coloro che hanno
potuto beneficiare di tale privilegio anche se per dovere di cronaca io ero giÃ
laureato e non ho studiato nell’ateneo di quella professoressa di cui sopra.
Sembra di essere su scherzi a parte e verrebbe persino da riderci sopra
se non fosse che è il nostro stesso futuro e quello dei nostri figli che questo
sistema sta mettendo a rischio.
In una situazione come questa, in cui vengono chiesti ai cittadini dei
sacrifici insopportabili, nel quale secondo il mio modesto parere siamo andati
spesso molto vicini, persino a violare diritti garantiti dalla Costituzione,
bisogna che chi mette le meni in tasca agli italiani dia l’esempio e sia al di
sopra di ogni sospetto.
Non è più tollerabile, infatti, che i massimi dirigenti della politica
e della burocrazia continuino a percepire retribuzioni faraoniche, essere
destinatari di privilegi, mentre i più, destinatari dello loro scelte, che
almeno per il passato si sono rivelate sicuramente errate sopportino da soli le
sofferenze di politiche economiche e finanziarie restrittive così
dure.
In tutto questo spreco, abuso, sperpero di denaro pubblico ha ancora
senso dunque, parlare semplicemente di lotta all’evasione come se fosse la
panacea di tutti i mali?
Le tasse per chi ancora non lo sapesse servono per garantire l’erogazione
di servizi nonché per le funzionalità tipiche di uno stato moderno quali ad
esempio la difesa dell’ordine pubblico interno, l’amministrazione della
giustizia e la tutela dei propri interessi nazionali ed
internazionali.
Al solo scopo di permettere ciò e quindi garantire ai cittadini di
godere di servizi e di un pace sociale interna ed esterna che vengono chiesti
dei sacrifici cioè le tasse. I costi sono accettati dai cittadini che si
privano di una parte della propria ricchezza nell’interesse generale che è
anche il loro interesse particolare. La proprietà privata, però, secondo la
dottrina liberale rimane un diritto inviolabile. In Italia viviamo ancora in uno
stato liberale? Siamo ancora padroni di ciò che è nostro per
definizione?
E’ corretto che sulla mia proprietà debba pagare delle tasse non più
sopportabili? Un imprenditore ha il dovere morale di versare allo stato più del
50% di quello che produce? E per cosa poi? Basta leggere le statistiche di
qualsiasi organizzazione internazionale o organismo sopranazionale per vedere in
che condizione sono in Italia l’organizzazione della giustizia, l’efficienza ed
efficacia della burocrazia, la sanità , la corruzione ecc. ecc.
E per avere servizi di quart’ordine noi versiamo nelle casse dello Stato
quanto se non di più di Stati quali la Gran Bretagna e la Germania il cui
confronto è ahimè improponibile.
Uno stato di diritto come il nostro, deve porsi queste domande e cercare
di trovare una soluzione invece di sperare di risolvere i propri problemi e la
propria inefficienza cronica aumentando la tassazione. Questo sistema di
tassazione ed i servizi che a fronte di tali prelievi vengono erogati non sono
più moralmente accettabili ma soprattutto non sono più
sostenibili.
Le nostre aziende chiudono anche per l’elevata tassazione a fronte, tra
l’altro, di paghe miserabili pagate agli operai che ormai assomigliano sempre
più a pensioni sociali piuttosto che al compenso per il lavoro
prestato.
In un momento così grave per la nazione è normale che gli uomini
politici più amati dalla cittadinanza siano i populisti. Chi meglio di loro
infatti può ad un popolo sotto choc far provare paura per il futuro e indicare
di chi è la colpa. Risolvere i problemi, tuttavia, raramente è nei programmi dei populisti che spesso
mirano alla soddisfazione personale a scapito di quella della collettività che
li ha eletti. Io, personalmente, non credo che costoro possano essere la cura li
considero, al contrario, la patologia di un sistema
malato.
Attenzione, amici miei, questo è pericoloso, estremamente pericoloso. Il
nostro paese ha bisogno di politici di razza di statisti veri ma il dubbio che
in giro non ve ne siano comincia a pervadere anche i miei
pensieri.
Ho salutato con speranza e fiducia l’ascesa del governo Monti e dei suoi
tecnici. Ho commesso un errore. Questi professori, provenienti ovviamente dai
nostri atenei, hanno considerato me e quelli come me i veri colpevoli della
crisi ed hanno pensato solamente a spremerci fino all’osso non alzando nemmeno
lo sguardo su chi vive nel privilegio e persino in alcuni casi nell’abuso. Si
parla solo di tagli senza minimamente cercare di rendere più efficiente il
sistema Italia.
Non sarebbe più ovvio ridurre i costi prima di pensare ad aumentare le
entrate? Non ho studiato alla Bocconi nè tanto meno nella costa est degli Stati
Uniti ma è davvero così difficile da fare? E’ così assurdo togliere il
privilegio delle auto di stato? Giusto per citarne uno di quelli tra i meno
tollerati!
Io per concludere, ritengo, che il vero problema non sia più l’evasione
fiscale. In Italia si paga troppo, le tasse devono dunque diminuire non
aumentare. Il problema è una burocrazia, sia statale che locale, non più
accettata dal popolo. Questa classe dirigente inadeguata al ruolo ed in alcuni
casi non all’altezza del compito deve essere sostituita in
fretta.
Gli italiani non si possono più permettere scuole ed università dove si
impara poco e male, ospedali dove non vengono curati ed un sistema di
amministrazione “lato sensu” totalmente
insoddisfacente.
Questa è la vera sfida nell’immediato futuro se vogliamo continuare ad
essere annoverati tra le nazioni civili.
Pochi ricordano che la rivoluzione americana scoppiata perché le tasse
erano troppo alte annovera tra i suoi motti più celebri “no taxation without
representation” ovvero nessuna tassazione senza rappresentatività . Non si può
chiedere ai cittadini continuamente tasse senza concedere diritti, altrimenti
non siamo in presenza di cittadini ma di sudditi.
Non di tasse ma di diritti e moralità deve, dunque, parlare il prossimo
governo.
Il nostro sistema fiscale è, tuttavia, inefficiente e per certi versi
inefficace ma di questo se avrete la bontà di leggermi parlerò in un prossimo
futuro.
Reggio nell’Emilia, 10/12/2012
GIOVANNI BARRALE
Segretario Sezione Ficiesse Reggio
Emilia
g.barrale@ficiesse.it
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