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mercoledì 6 febbraio 2013

ALDROVANDI: PROCURA FERRARA FA ROGATORIA A FACEBOOK


ALDROVANDI: PROCURA FERRARA FA ROGATORIA A FACEBOOK
CI SARA' PROCESSO PER DIFFAMAZIONI DOPO ALCUNE FRASI SU SOCIAL
(ANSA) - FERRARA, 6 FEB - Ancora una coda del caso
Aldrovandi, che finisce questa volta in America, a Palo Alto,
sede della societa' che amministra Facebook per una rogatoria
internazionale chiesta dalla procura di Ferrara, nell'ambito
dell'indagine per diffamazione alla famiglia Aldrovandi e
Patrizia Moretti su una pagina del social network.
Inchiesta chiusa, per cui la procura ha deciso il processo
per Paolo Forlani, uno degli agenti condannati e ora in carcere
per scontare la pena residua di 6 mesi, per la morte di Federico
Aldrovandi: Forlani e' accusato di aver commentato in modo
offensivo la sua condanna definitiva decisa dalla Corte di
Cassazione e aver rivolto quelle offese a Patrizia Moretti, la
mamma di Federico Aldrovandi, nel luglio, sulla pagina Facebook
del gruppo Prima Difesa Due.
La procura di Ferrara, pm Nicola Proto, ha chiesto la
citazione diretta a giudizio e depositato il fascicolo
all'ufficio dibattimento del tribunale che dovra' fissare, la
prossima primavera il processo per diffamazione a carico di
Forlani e di Simona Cenni, titolare, e gestore della pagina
Facebook di Prima Difesa Due.
Una terza persona e' indagata, Sergio Bandoli, romagnolo di
Cotignola, che aveva postato sulla pagina Facebook la frase che
piu' aveva fatto indignare mezza Italia e il ministro
Cancellieri: ''...la madre, - scriveva Bandoli riferendosi a
Patrizia Moretti sul caso del figlio Federico - se avesse saputo
fare la madre non avrebbe allevato un cucciolo di maiale''.
Per Bandoli sono in corso altre e piu' laboriose indagini:
addirittura e' stata chiesta una rogatoria internazionale
tramite la polizia postale dell'Emilia-Romagna, alla societa'
che amministra il sito di Facebook in America: l'atto da
notifcare e' a carico della Facebook inc. Security department -
151 University Avenue - Palo Alto California, Usa.
Il motivo e' dovuto al fatto che Bandoli sostiene - e lo ha
messo a verbale davanti ai carabinieri - di non aver mai scritto
quella frase. Che il suo computer sarebbe stato attaccato da
hacker, un attacco informatico condotto da qualcuno che
''utilizzando le mie credenziali era entrato nel mio pc e aveva
postato la frase, che ribadisce di non aver mai scritto''.
(ANSA).

YWV-NES
06-FEB-13 20:06 NNNN

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