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lunedì 21 ottobre 2013

Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-00975 Atto n. 4-00975 Pubblicato il 9 ottobre 2013, nella seduta n. 121..il Maresciallo dei Carabinieri Antonio Cautillo è da anni vittima di un emblematico caso di discriminazioni sul luogo di lavoro;..




Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-00975


Atto n. 4-00975

Pubblicato il 9 ottobre 2013, nella seduta n. 121

SERRA , MANGILI , BATTISTA , CAPPELLETTI , LEZZI - Ai Ministri della difesa e della giustizia. -
Premesso che:
il Maresciallo dei Carabinieri Antonio Cautillo è da anni vittima di un emblematico caso di discriminazioni sul luogo di lavoro;
la vicenda, nota alle cronache, si origina nel 1990 e tutt'ora perdura;
"Affari Italiani" in data 23 novembre 2012 pubblica l'articolo intitolato "Io, mobbizzato dall'Arma. Lo strano caso del maresciallo Cautillo", che così sintetizza la vicenda: «Un calvario che inizia nel 1990 quando viene lentamente emarginato senza un preciso motivo: divergenze di opinione, esasperazione dei rapporti tra colleghi. I comportamenti che subisce cominciano con insulti e diventano sempre più gravi arrivando al boicottaggio, alle minacce ed anche ad azioni che lui definisce illegali. "Ho sempre denunciato - racconta il militare ad Affari - le gravi minacce da me subite del tipo "sarai distrutto", "ti farò perdere il posto di lavoro", "ti auguro che ti levino lo stipendio e ti sospendano dal servizio". Denunciare reati è sempre stato il mio compito. L'ho svolto senza compromessi, per questo ero inviso alla gerarchia. Per una delle inchieste da me curate un superiore fu indagato per omissioni di atti d'ufficio ed altro. Era molto ben valutato dalla gerarchia. Ma dovette dimettersi". Di fatto gli veniva impedito di svolgere bene il suo lavoro. La sua colpa forse sembra essere quella di non voler scendere a compromessi, di essere sempre ligio al dovere rompendo le uova nel paniere a chi invece pretenderebbe un comportamento più leggero e meno rigoroso»; si legge ancora: «Il maresciallo denuncia le persone che lo perseguitano e qui scatta quella che per asfissiante insistenza appare come una rappresaglia. Antonio viene infatti sottoposto ad oltre 50 procedimenti disciplinari. Subisce trasferimenti coatti, punizioni, umiliazioni continue. E viene continuamente denunciato per ipotetiche mancanze durante il servizio. Qualche mese fa ha superato indenne il settimo processo bis a suo carico davanti alla Corte Militare D'appello di Roma. Denunciato per "insubordinazione aggravata con violenza, minaccia ed ingiurie continuate" in primo grado aveva ricevuto una condanna a 8 mesi e 15 giorni di carcere. In appello però la Corte ha stabilito che non doveva essere processato rivalutando la querela per calunnia che il maresciallo aveva sporto. Ma è solo l'ultimo di una persecuzione giudiziaria cominciata nel 1997 e che lo ha visto sempre assolto. Di volta in volta è stato denunciato per i reati più strampalati: disobbedienza aggravata e continuata, insubordinazione con ingiuria, abuso d'ufficio, falsità ideologica, diffamazione. Per difendersi ha dovuto presentare 12 ricorsi al TAR, 17 querele e 18 istanze al Ministro della difesa. Le angherie da lui subite sono finite in Parlamento con 9 interrogazioni presentate da deputati e senatori»; infine si legge: "Ancora oggi - prosegue Antonio - sono in servizio nonostante la quantità industriale di punizioni, minacce, giudizi offensivi, trasferimenti coatti e ingiurie. Difendermi da tutto questo è diventato il mio lavoro. Ho denunciato ogni singolo provvedimento, emesso dai miei superiori, nel tentativo di veder tutelata la mia dignità. Viviamo in uno strano paese: un Generale dei Carabinieri viene condannato a 14 anni di carcere ed interdizione perpetua dai pubblici uffici ed in dieci anni di processi ha continuato tranquillamente a dirigere il ROS di tutta Italia, comandando i poveri sottoposti. Un Maresciallo di certificata onestà si rivolge alle istituzioni e non ottiene riposte. Pare che l'onestà stia diventando un disvalore. Mi sento un uomo in balia dello Stato". L'ultima burrasca riguarda l'accusa di aver dato uno schiaffo al Comandante del Nucleo Operativo di Ghilarza dove Antonio era in servizio nel 2010. Benché non sia stato avviato alcun procedimento penale ordinario è in corso una sorta di inchiesta interna che potrebbe anche portare alla sua destituzione dall'Arma»;
risulta agli interroganti che il maresciallo ha recentemente presentato un circostanziato esposto al Ministro della difesa in cui dichiara: "ho inviato 26 istanze al Ministro della difesa ma, invece di giustizia o delle risposte previste dalla legge, ho ottenuto ulteriori ostilità, in particolare si tiene in ostaggio la mia richiesta di giustizia, omettendo di rispondere alle istanze e di trasmetterle all'autorità adita.". Ed ancora: "per la 20esima istanza al Ministro della difesa (avente ad oggetto un ennesimo procedimento disciplinare di corpo), incardinata nel 28esimo esposto inviato il 10 aprile 2013 al Ministro della giustizia, al Consiglio Superiore della Magistratura, al Procuratore Generale presso la Cassazione il modus operandi è analogo alle precedenti: si omette di rispondere alle istanze e di trasmetterle all'autorità adita. In particolare per ciascuna chiesi di conoscere dal Comando Generale CC quando, ex art. 735 del decreto del Presidente della Repubblica 90/2010, è trasmessa al Ministro della difesa, esigendo la norma che deve avvenire con la massima sollecitudine. Nonostante sia stata ritualmente depositata e protocollata nelle caserme CC, templi di legalità, nessuna risposta giunge dai CC (!?). Sul procedimento disciplinare fuorilegge denunciato nell'istanza: gli stessi atti a firma del Gen. Robusto certificano la matematica tardività della sua iniziativa ma anziché archiviarlo e scusarsi, unica opzione possibile per non violare ulteriormente la legge, prosegue con coscienza e volontà: volendo e prevedendo l'evento, abdicando un'azione pubblica a dei privati desiderata. Nel 28° esposto al Ministro della giustizia e magistrature superiori denuncio inoltre del procedimento disciplinare di stato intestatomi, totalmente falso e falsato, non citante le memorie del Cap. CC Gabriele Valesi Penso ne le sue richieste istruttorie di escussione di testi e registrazioni. Dal procedimento scaturiscono ulteriori n. 6 istanze al Ministro della difesa, tutte rimaste senza esiti: il modus è identico. Per ciascuna chiesi invano di conoscere quando è trasmessa al Ministro della difesa: chi ha omesso di trasmetterle in tutto od in parte? Sulla vicenda denunciai, nel 17° esposto inviato il 13 gennaio 2012 al Ministro della giustizia e magistrature superiori, di "prove autoprodotte totalmente inventate, confutate da registrazioni non acquisite e non ascoltate da nessuna autorità giudiziaria", fornendogliele. Ora le avete anche voi, unitamente agli illuminanti verbali di stenotipia delle udienze penali, prodromiche della vicenda, testimonianze particolarmente importanti poiché rese da pubblici ufficiali all'autorità giudiziaria, sotto giuramento di verità. Attendo non ulteriori ostilità ma giustizia";
sulla vicenda che riguarda il militare sono stati presentati nel corso della XVI legislatura numerosi atti di sindacato ispettivo, ma la quali totale mancanza di elementi di risposta alle stesse interrogazioni citate, a giudizio degli interroganti, contribuisce a non offrire al militare le dovute tutele, ovvero a ricondurre l'intera vicenda entro quei canoni di correttezza e trasparenza che devono essere posti a fondamento delle attività dell'amministrazione militare interessata,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti
se intendano, per quanto di competenza, accertare, mediante le opportune iniziative di carattere amministrativo, compreso l'avvio di un'indagine interna, i fatti, le motivazioni da cui ha avuto origine la situazione che vede coinvolto il maresciallo Cautillo, le eventuali responsabilità disciplinari e le auspicabili soluzioni.

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