Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-00975
Atto n. 4-00975
Pubblicato il 9 ottobre 2013, nella seduta n. 121
SERRA , MANGILI , BATTISTA , CAPPELLETTI , LEZZI - Ai Ministri della difesa e della giustizia. -
Premesso che:
il Maresciallo dei Carabinieri Antonio Cautillo è
da anni vittima di un emblematico caso di discriminazioni sul luogo di
lavoro;
la vicenda, nota alle cronache, si origina nel
1990 e tutt'ora perdura;
"Affari Italiani" in data 23 novembre 2012
pubblica l'articolo intitolato "Io, mobbizzato dall'Arma. Lo strano caso del
maresciallo Cautillo", che così sintetizza la vicenda: «Un calvario che inizia
nel 1990 quando viene lentamente emarginato senza un preciso motivo: divergenze
di opinione, esasperazione dei rapporti tra colleghi. I comportamenti che
subisce cominciano con insulti e diventano sempre più gravi arrivando al
boicottaggio, alle minacce ed anche ad azioni che lui definisce illegali. "Ho
sempre denunciato - racconta il militare ad Affari - le gravi minacce da me
subite del tipo "sarai distrutto", "ti farò perdere il posto di lavoro", "ti
auguro che ti levino lo stipendio e ti sospendano dal servizio". Denunciare
reati è sempre stato il mio compito. L'ho svolto senza compromessi, per questo
ero inviso alla gerarchia. Per una delle inchieste da me curate un superiore fu
indagato per omissioni di atti d'ufficio ed altro. Era molto ben valutato dalla
gerarchia. Ma dovette dimettersi". Di fatto gli veniva impedito di svolgere bene
il suo lavoro. La sua colpa forse sembra essere quella di non voler scendere a
compromessi, di essere sempre ligio al dovere rompendo le uova nel paniere a chi
invece pretenderebbe un comportamento più leggero e meno rigoroso»; si legge
ancora: «Il maresciallo denuncia le persone che lo perseguitano e qui scatta
quella che per asfissiante insistenza appare come una rappresaglia. Antonio
viene infatti sottoposto ad oltre 50 procedimenti disciplinari. Subisce
trasferimenti coatti, punizioni, umiliazioni continue. E viene continuamente
denunciato per ipotetiche mancanze durante il servizio. Qualche mese fa ha
superato indenne il settimo processo bis
a suo carico davanti alla Corte Militare D'appello di Roma. Denunciato
per "insubordinazione aggravata con violenza, minaccia ed ingiurie continuate"
in primo grado aveva ricevuto una condanna a 8 mesi e 15 giorni di carcere. In
appello però la Corte ha stabilito che non doveva essere processato rivalutando
la querela per calunnia che il maresciallo aveva sporto. Ma è solo l'ultimo di
una persecuzione giudiziaria cominciata nel 1997 e che lo ha visto sempre
assolto. Di volta in volta è stato denunciato per i reati più strampalati:
disobbedienza aggravata e continuata, insubordinazione con ingiuria, abuso
d'ufficio, falsità ideologica, diffamazione. Per difendersi ha dovuto presentare
12 ricorsi al TAR, 17 querele e 18 istanze al Ministro della difesa. Le angherie
da lui subite sono finite in Parlamento con 9 interrogazioni presentate da
deputati e senatori»; infine si legge: "Ancora oggi - prosegue Antonio - sono in
servizio nonostante la quantità industriale di punizioni, minacce, giudizi
offensivi, trasferimenti coatti e ingiurie. Difendermi da tutto questo è
diventato il mio lavoro. Ho denunciato ogni singolo provvedimento, emesso dai
miei superiori, nel tentativo di veder tutelata la mia dignità. Viviamo in uno
strano paese: un Generale dei Carabinieri viene condannato a 14 anni di carcere
ed interdizione perpetua dai pubblici uffici ed in dieci anni di processi ha
continuato tranquillamente a dirigere il ROS di tutta Italia, comandando i
poveri sottoposti. Un Maresciallo di certificata onestà si rivolge alle
istituzioni e non ottiene riposte. Pare che l'onestà stia diventando un
disvalore. Mi sento un uomo in balia dello Stato". L'ultima burrasca riguarda
l'accusa di aver dato uno schiaffo al Comandante del Nucleo Operativo di
Ghilarza dove Antonio era in servizio nel 2010. Benché non sia stato avviato
alcun procedimento penale ordinario è in corso una sorta di inchiesta interna
che potrebbe anche portare alla sua destituzione dall'Arma»;
risulta agli interroganti che il maresciallo ha
recentemente presentato un circostanziato esposto al Ministro della difesa in
cui dichiara: "ho inviato 26 istanze al Ministro della difesa ma, invece di
giustizia o delle risposte previste dalla legge, ho ottenuto ulteriori ostilità,
in particolare si tiene in ostaggio la mia richiesta di giustizia, omettendo di
rispondere alle istanze e di trasmetterle all'autorità adita.". Ed ancora: "per
la 20esima istanza al Ministro della difesa (avente ad oggetto un ennesimo
procedimento disciplinare di corpo), incardinata nel 28esimo esposto inviato il
10 aprile 2013 al Ministro della giustizia, al Consiglio Superiore della
Magistratura, al Procuratore Generale presso la Cassazione il modus operandi è
analogo alle precedenti: si omette di rispondere alle istanze e di trasmetterle
all'autorità adita. In particolare per ciascuna chiesi di conoscere dal Comando
Generale CC quando, ex art. 735 del decreto del Presidente della Repubblica
90/2010, è trasmessa al Ministro della difesa, esigendo la norma che deve
avvenire con la massima sollecitudine. Nonostante sia stata ritualmente
depositata e protocollata nelle caserme CC, templi di legalità, nessuna risposta
giunge dai CC (!?). Sul procedimento disciplinare fuorilegge denunciato
nell'istanza: gli stessi atti a firma del Gen. Robusto certificano la matematica
tardività della sua iniziativa ma anziché archiviarlo e scusarsi, unica opzione
possibile per non violare ulteriormente la legge, prosegue con coscienza e
volontà: volendo e prevedendo l'evento, abdicando un'azione pubblica a dei
privati desiderata. Nel 28° esposto al Ministro della giustizia e magistrature
superiori denuncio inoltre del procedimento disciplinare di stato intestatomi,
totalmente falso e falsato, non citante le memorie del Cap. CC Gabriele Valesi
Penso ne le sue richieste istruttorie di escussione di testi e registrazioni.
Dal procedimento scaturiscono ulteriori n. 6 istanze al Ministro della difesa,
tutte rimaste senza esiti: il modus è identico. Per ciascuna chiesi invano di
conoscere quando è trasmessa al Ministro della difesa: chi ha omesso di
trasmetterle in tutto od in parte? Sulla vicenda denunciai, nel 17° esposto
inviato il 13 gennaio 2012 al Ministro della giustizia e magistrature superiori,
di "prove autoprodotte totalmente inventate, confutate da registrazioni non
acquisite e non ascoltate da nessuna autorità giudiziaria", fornendogliele. Ora
le avete anche voi, unitamente agli illuminanti verbali di stenotipia delle
udienze penali, prodromiche della vicenda, testimonianze particolarmente
importanti poiché rese da pubblici ufficiali all'autorità giudiziaria, sotto
giuramento di verità. Attendo non ulteriori ostilità ma giustizia";
sulla vicenda che riguarda il militare sono stati
presentati nel corso della XVI legislatura numerosi atti di sindacato ispettivo,
ma la quali totale mancanza di elementi di risposta alle stesse interrogazioni
citate, a giudizio degli interroganti, contribuisce a non offrire al militare le
dovute tutele, ovvero a ricondurre l'intera vicenda entro quei canoni di
correttezza e trasparenza che devono essere posti a fondamento delle attività
dell'amministrazione militare interessata,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei
fatti esposti
se intendano, per quanto di competenza,
accertare, mediante le opportune iniziative di carattere amministrativo,
compreso l'avvio di un'indagine interna, i fatti, le motivazioni da cui ha avuto
origine la situazione che vede coinvolto il maresciallo Cautillo, le eventuali
responsabilità disciplinari e le auspicabili soluzioni.
Nessun commento:
Posta un commento