SALUTE: CANCRO AL COLON, DA RICERCA 'FEDERICO II' NUOVE POSSIBILITA' CURA =
Napoli, 13 ott. - (Adnkronos) - Nuove prospettive terapeutiche
per i pazienti affetti da tumore al colon, uno dei cinque 'big killer'
dei paesi occidentali che, insieme al cancro al polmone, alla
mammella, alla prostata e al cervello, e' tra i tumori piu' aggressivi
e con maggiore tasso di mortalita'. E' quanto potrebbe emergere dalla
ricerca di base, uno studio quindi in fase pre-clinica, realizzato
presso l'Azienda ospedaliera universitaria 'Federico II' di Napoli e
pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale,
'Gastroenterology'.
Nella ricerca, coordinata da Domenico Salvatore, professore
associato di Endocrinologia dell'Ateneo federiciano e dirigente medico
del Dai di Gastroenterologia, Endocrinologia, Chirurgia dell'Aou
'Federico II', e' stata individuata una relazione tra l'azione
dell'ormone tiroideo ed il cancro al colon ed e' stato identificato un
enzima che potrebbe rappresentare il nuovo bersaglio terapeutico per
impedire la crescita tumorale. L'ormone tiroideo e' coinvolto in
numerosi processi biologici in tutte le cellule dell'uomo.
Generalmente, l'ormone tiroideo si oppone alla proliferazione
delle cellule sia cattive che buone. Esercita, quindi, una funzione
che si potrebbe definire 'anti-proliferativa'. Le concentrazioni
circolanti dell'ormone tiroideo sono regolate, a livello di ciascuna
cellula dell'organismo, dall'azione di tre diversi enzimi: le
desiodasi. Mentre le desiodasi 1 e 2 contribuiscono in maniera
sostanziale alla produzione dell'ormone tiroideo, la desiodasi di tipo
3 ne rappresenta il principale inattivatore fisiologico, vale a dire
che distrugge l'ormone tiroideo. (segue)
(Zca/Zn/Adnkronos)
13-OTT-13 15:39
SALUTE: CANCRO AL COLON, DA RICERCA 'FEDERICO II' NUOVE POSSIBILITA' CURA (2) =
(Adnkronos) - ''Il gruppo di ricerca - sottolinea Domenico
Salvatore - ha evidenziato che nella maggior parte dei tumori umani
del colon, soprattutto nelle prime fasi della trasformazione tumorale,
vi e' un'elevata presenza della desiodasi di tipo 3 che a sua volta,
riduce localmente l'ormone tiroideo. Se si blocca l'azione di questa
proteina, si riducono le capacita' proliferative delle cellule
tumorali in vitro ed anche in modelli murini, vale a dire nei topi di
laboratorio, le cellule tumorali non sono in grado di replicarsi''. In
sintesi, la desiodasi di tipo 3 puo' essere considerata un nuovo
marker tumorale coinvolto nello sviluppo del tumore al colon nell'uomo
ed, in un prossimo futuro, un possibile obiettivo terapeutico.
''Si puo' ipotizzare - continua Salvatore - che inibendo la
desiodasi di tipo 3 nel tumore, ne venga impedita la crescita. Questa
proteina rappresenta, quindi, un possibile bersaglio molecolare di
eventuali farmaci che, al momento non ancora presenti sul mercato,
distruggendo o bloccando questa proteina, possano arrestare la
crescita tumorale''. La ricerca, svolta grazie ai finanziamenti
dell'Airc, e' stata realizzata interamente presso l'Aou 'Federico II'
di Napoli in collaborazione con prestigiosi istituti internazionali,
tra cui l'Universita' di Harvard.
''L'attenzione dei nostri professionisti alla ricerca e'
fondamentale per offrire ai pazienti costante innovazione nei percorsi
diagnostico- terapeutici e garantire che l'offerta assistenziale sia
il risultato di un lavoro multidisciplinare, riconosciuto a livello
internazionale e all'avanguardia'', precisa Giovanni Persico,
direttore generale dell'Azienda.
(Zca/Zn/Adnkronos)
13-OTT-13 15:49
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