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giovedì 23 gennaio 2014

ANSA/ Cappellani militari,levare gradi ma riforma non prima 2016


ANSA/ Cappellani militari,levare gradi ma riforma non prima 2016
Don Frigerio, bene ridimensionamento, non metteteci in naftalina
(di Nina Fabrizio)
(ANSA) - ROMA, 23 GEN - "Non vogliamo finire nella naftalina,
siamo preti per bene e lo vogliamo essere nelle forme adeguate
ma senza finire nella discarica". Lo afferma all'ANSA, mons.
Angelo Frigerio, vice dell'ordinario militare arcivescovo Santo
Marciano', che, confermando la disponibilita' dei cappellani
militari a "togliersi i gradi", ricorda comunque come
l'ordinariato militare sia nato nel lontano 1926, sia poi
passato per il Concordato, una legge del '61, la revisione del
Concordato dell'84 fino a un decreto legislativo del 15 marzo
2010 del governo Berlusconi, varato "in maniera unilaterale",
che ha confermato i cosiddetti "gradi" cioe' l'inquadramento dei
cappellani nella gerarchia militare.
"Come cappellani - spiega il prelato della diocesi castrense,
spesso sotto il tiro dei radicali che hanno proposto piu' volte
al Parlamento di sgravare i preti soldato dal bilancio pubblico
- siamo disposti ad ogni genere di aggiornamento, secondo le
nuove esigenze di assistenza spirituale per il personale delle
Forze Armate che permetta pero' di compiere per bene il nostro
servizio. Non intendiamo rivendicare nessun privilegio, i gradi
li abbiamo ereditati dalla storia, per fare i preti sappiamo
bene che non ci vuole altro che la fede e una cappella".
Per una riforma di questo tipo, fa osservare tuttavia mons.
Frigerio, i tempi non sono immediati. La modifica dello "status"
del cappellano, infatti, avviene "per iniziativa di entrambe le
parti", come prevede il Concordato, e cioe', in questo caso, il
ministero interessato, quello della Difesa, e la Conferenza
episcopale italiana. Per arrivare a elaborare delle linee guida
che facciano da punto di riferimento per la stipula di una
intesa (tuttora mancante) nella commissione paritetica, operano
a livello preliminare il gabinetto del ministero e
l'ordinariato. Un incontro, fa sapere il prelato, c'e' stato nei
giorni scorsi, "per Pasqua prepareremo un primo documento, penso
che potremo arrivare alla definizione delle linee portanti non
piu' tardi di un paio di anni. Questo lavoro di approfondimento
potra' dunque essere fatto entro la fine del 2015 e definito
nell'arco del 2016". Se ne discutera' alla riunione del consiglio
permanente Cei di lunedi' prossimo? "Attualmente la Cei - replica
- e' impegnata con la riforma dello statuto, non credo che ora
abbia tempo di affrontare la questione ma entro il 2014 avra' un
nuovo statuto e si occupera' anche di questo". Ma insomma i
cappellani rinunceranno al trattamento economico equiparato a
quello dei militari? "Bisogna trovare una forma giuridica -
osserva mons. Frigerio - naturalmente meno dispendiosa per lo
stato perche' i gradi sono dispendiosi ma bisogna comunque
chiedersi: questo sacerdote a tempo pieno come lo dobbiamo
inquadrare? Anche nella polizia ci sono cappellani, anche nelle
carceri: dobbiamo trovare una forma equa per questo servizio.
Faremo, ad esempio, una comparazione con le presenze dei civili
che nelle Forze armate sono 38mila e devono scendere a 20 mila".
Mons. Frigerio fa poi un esempio pratico. "Attualmente c'e'
una portaerei che sta facendo la circumnavigazione dell'Africa
con mille militari italiani a bordo e su questa nave c'e' un
cappellano militare che si dedica solo a loro, celebrando la
messa, facendo le confessioni e fornendo assistenza spirituale".
"Siamo disposti a ogni genere di adeguamento - ribadisce -,
non ultime le modifiche sugli stati economici e giuridici dei
cappellani militari, ma non allo smantellamento. Siamo parte del
mondo militare". "I gradi - aggiunge - non sono necessari per
dire messa, serve solo la fede e una cappella, ma se si toglie
la cappella allora non si vuole il cappellano, che e' un altro
discorso". Infine, mons. Frigerio precisa che dei precedenti
cinque ex ordinari militari ancora viventi solo tre percepiscono
la pensione dallo Stato per i contributi cumulati con altre
attivita' svolte presso lo Stato. Gli ex ordinari Mani e Bagnasco
"non percepiscono alcuna pensione dallo Stato", mentre l'ultimo,
Pelvi, "sta ancora facendo i conti relativi ai contributi e non
sa se percepira' la pensione o no". (ANSA).

Y43-GR
23-GEN-14 18:19 NNNN

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