ANSA/ Stato-mafia: Pentito Mutolo, Borsellino 'sapeva'
Ma in aula ammette, mi sono autoaccusato di omicidi mai commessi
(di Lara Sirignano)
(ANSA) - PALERMO, 16 GEN - "Borsellino sapeva che c'era
qualcuno che voleva fare accordi con la mafia": Gaspare Mutolo,
ex killer di Cosa nostra, pentito dal 1991, non parla
espressamente di trattativa, ma a quello allude. Deponendo al
processo sul presunto patto stretto tra mafiosi e pezzi dello
Stato si muove tra ricordi e supposizioni e descrive un
Borsellino amareggiato e preoccupato.
"Di lui e di Falcone mi fidavo - dice ai giudici della corte
d'assise di Palermo - per questo decisi di parlare con loro
anche di personaggi delle istituzioni che avevano rapporti con
Cosa nostra come Bruno Contrada e i giudici Domenico Signorino e
Corrado Carnevale".
Mutolo ammette candidamente anche di essersi autoaccusato di
omicidi mai commessi e di avere tentato, non precisa su ordine
di chi, di convincere diversi mafiosi a collaborare. "Stavo
svolgendo un lavoro dentro il carcere", confessa incalzato dalle
domande del legale di uno degli imputati, l'ex senatore Marcello
Dell'Utri, che cerca di minarne la credibilita'.
Ma il cuore della testimonianza e' l'incontro avuto con
Borsellino l'1 luglio del 1992. Il pentito e il giudice si
vedono, Mutolo gli fa capire che vuole parlargli a quattr'occhi
e in pochi minuti gli accenna agli insospettabili di cui vuol
raccontare. Dopo un po' al magistrato arriva una telefonata.
"Era il ministero, devo allontanarmi - dice al collaboratore -
Il ministro vuole vedermi". Il riferimento e' all'allora capo del
Viminale Nicola Mancino che nel processo e' accusato di falsa
testimonianza. L'ex politico ha prima sostenuto di non ricordare
l'incontro con Borsellino, poi non ha escluso di averlo salutato
insieme ai tanti personaggi accorsi al ministero nel giorno del
suo insediamento. Di piu' di quella visita non ricorda.
Al suo ritorno dal collaboratore Borsellino era nervosissimo.
"Mi disse di avere incontrato, fuori dalla stanza del ministro,
Contrada e l'ex capo della polizia Vincenzo Parisi. - spiega -
Contrada mostro' di sapere dell'interrogatorio in corso con me,
che doveva essere segretissimo. Anzi gli disse: 'so che e' con
Mutolo, me lo saluti'". "Io intuii - dice il teste - che
Borsellino era arrabbiato perche' del nostro colloquio
riservatissimo erano venuti a conoscenza personaggi
discutibili".
Un'altra volta Mutolo sente il giudice fuori di se', quando
parla della cosiddetta dissociazione. A margine di un
interrogatorio lo sente urlare in un'altra stanza: "ma che
vogliono fare? Sono impazziti?"."Si era sentito vociferare -
racconta - che c'erano personaggi delle istituzioni,
carabinieri, servizi segreti, ma anche preti e politici, che
stavano cercando di ampliare il discorso dei collaboratori. Da
quello che capii c'erano mafiosi, ma anche camorristi, che erano
disposti a dissociarsi dall'organizzazione per avere in cambio
provvedimenti simili all'amnistia". Chi fossero "i personaggi"
che avallavano la dissociazione Mutolo non sa.
Nel giorno della deposizione di Mutolo arriva la notizia del
ritrovamento nella cella di Rebibbia del mafioso pugliese
Alberto Lorusso di una lettera con scritte, in alfabeto fenicio,
le parole Liggio, Bagarella e "papello" (l'elenco delle
richieste che Toto' Riina avrebbe fatto allo Stato per fare
cessare le stragi). Questa ed altre missive sarebbero state
trovate durante una perquisizione in carcere a sorpresa prima
dell'interrogatorio di Lorusso da parte dei pm di Palermo. Il
capomafia aveva condiviso con Riina l'ora d'aria e ne aveva
ascoltato gli sfoghi contro il pm Nino Di Matteo.
Ai magistrati che gli chiedevano spiegazioni sulla lettera
criptata Lorusso avrebbe risposto che era un modo per sfidare la
censura del carcere. Spiegazione che non ha convinto la Procura
che ha interrotto il verbale e indagato il mafioso per falsa
testimonianza.(ANSA).
SR
16-GEN-14 19:14 NNNN
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