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martedì 22 settembre 2015

(SAR) SCUOLA. SINDACATI A RENZI: 'DEPORTATI'? CONTA IL MESSAGGIO



(SAR) SCUOLA. SINDACATI A RENZI: 'DEPORTATI'? CONTA IL MESSAGGIO
DOCENTI PRECARI: PREMIER PENSI ALLA SOSTANZA INVECE DI DEPISTARE

(DIRE) Cagliari, 22 set. - "La parola 'deportato' e' certamente
forte, ricorda momenti tragici della nostra storia, pero'
effettivamente i lavoratori della scuola hanno vissuto anni di
precariato ed enormi sacrifici. Molti di loro hanno anche 20 anni
di precariato alle loro spalle, e subiscono un'instabilita' ormai
radicata nella loro vita". Cosi' alla "Dire" Caterina Cocco,
della segreteria regionale della Cgil sarda, dopo le parole del
premier Matteo Renzi ieri alla direzione nazionale del Pd, dove
ha invitato gli oppositori della riforma della scuola a non
evocare piu'- per rispetto alla loro vera tragedia- la vicenda
dei deportati della seconda guerra mondiale.
 "Qui non stiamo palando di una scelta fatta dai docenti di
allontanarsi dalla propria terra, ma di un obbligo- continua
Cocco-. La parola deportazione e' forte, ma serve a spiegare il
disagio che gli insegnanti vivono dopo anni di sacrifici, e'
unicamente un modo per far capire meglio la situazione e fare
arrivare il messaggio piu' forte".(SEGUE)
 (Api/ Dire)
11:00 22-09-15
(SAR) SCUOLA. SINDACATI A RENZI: 'DEPORTATI'? CONTA IL MESSAGGIO -2-


(DIRE) Cagliari, 22 set. - Secondo Bianca Locci, fondatrice e
portavoce del comitato di docenti precari "valigie 10 agosto"
(che domani organizza un sit-in di protesta sotto il Consiglio
regionale di Via Roma), "Renzi dovrebbe tener conto della
sostanza, piu' che attaccarsi a queste cose. Sa benissimo il
premier che nessuno ha interesse a mettere sullo stesso piano
un'emigrazione forzata come quella dei docenti (perche' si tratta
di questo), con la tragedia dell'olocausto. Ma Renzi pensa solo a
depistare l'opinione pubblica- continua- in questa maniera le
persone non sono portate a pensare qual e' il problema serio di
questa riforma. È un termine che comunque rivendichiamo, perche'
la sofferenza e' diventata negli anni profonda e forte- spiega-.
Io personalmente ho sempre parlato di 'deportazione affettiva',
perche' si vive con grande ansia questi spostamenti, lasciando
spesso la propria famiglia, senza neanche sapere quando si puo'
tornare. Servirebbe un po di buon senso e umilta'- conclude
Locci- ma la responsabilita' non e' solo del Governo nazionale.
Anche la Giunta regionale ha le sue colpe, in quello che e' un
vero e proprio smantellamento del tessuto sociale sardo".
 (Api/ Dire)
11:00 22-09-15

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