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venerdì 12 aprile 2019

RICERCA: 1 ANNO NELLO SPAZIO HA CAMBIATO IL GEMELLO, MENO IL SUO MICROBIOMA


VENERDÌ 12 APRILE 2019 14.29.53
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Dati raccolti dai fratelli Scott (in orbita) e Mark Kelly (a Terra) mostrano resilienza batteri intestinali Milano, 12 apr. (AdnKronos Salute) - Per 340 giorni è stato a bordo della Stazione spaziale internazionale e ha fatto di sé una 'cavia' in tuta da astronauta, raccogliendo provette di sangue, campioni di urina, sottoponendosi a test per la memoria, la velocità di reazione, la vista. Negli stessi giorni, 400 chilometri più in basso, sulla Terra il suo fratello gemello (anche lui di mestiere astronauta) faceva esattamente lo stesso. A distanza di 3 anni dalla fine della sua missione, conclusasi nel marzo 2016, Scott Kelly, oggi 55enne, e il suo fratello 'terrestre' Mark - noti al mondo come i gemelli della Nasa - sono ancora protagonisti di studi scientifici. Il confronto tra i due ha mostrato come il corpo di Scott al ritorno dallo spazio non sia stato più esattamente lo stesso. Squadre di scienziati negli States hanno analizzato i loro dati relativi all'anno in cui sono stati separati - uno sul nostro pianeta, l'altro in orbita - e diversi cambiamenti sono stati osservati, alcuni transitori, altri più sorprendenti e duraturi. Quello che un nuovo studio ora rivela è la particolare 'resilienza' di una parte dell'organismo di Scott: il microbioma intestinale. Un anno nello spazio sembra avere avuto un piccolo seppur significativo effetto transitorio sul microbioma intestinale, secondo il lavoro condotto da un team di Chicago e pubblicato sulla rivista 'Science'. Stefan Green, direttore del Sequencing Core dell'University of Illinois e uno dei primi autori, ha gestito il sequenziamento genetico e l'analisi dei microbi intestinali raccolti dai gemelli prima, durante il viaggio spaziale di Scott e dopo. Da un lato i ricercatori guidati da Fred Turek della Northwestern University, insieme a un team della Rush University, si sono concentrati sull'analisi dei cambiamenti nei batteri che popolano l'intestino. Dall'altro Green, con i colleghi George Chlipala e Mark Maienschein-Cline, ha sequenziato il Dna estratto da batteri, funghi, virus e altri microbi presenti nei tamponi fecali dei gemelli. I numerosi 'inquilini' dell'intestino giocano un ruolo importante, per la digestione, ma anche per il mantenimento di un sistema immunitario sano e per la lotta alle infezioni. Il microbiota intestinale - spiegano gli esperti - è fortemente influenzato dalla genetica, dallo stress, dalla dieta e da altri fattori ambientali. (segue) (Lus/AdnKronos) ISSN 2465 - 1222 12-APR-19 14:29 NNNN
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(AdnKronos Salute) - Per quanto riguarda i campioni dei gemelli della Nasa, "sembra che ci sia un piccolo ma significativo effetto sul microbioma" di Scott "causato dal volo spaziale. Tuttavia, la composizione del suo microbioma intestinale è tornata alla sua linea di base abbastanza rapidamente al ritorno sulla Terra", chiarisce Green. "Se questi cambiamenti siano dovuti al diverso cibo, alla microgravità o alle radiazioni non possiamo dirlo in modo definitivo, ma credo che l'effetto sia stato causato da differenze in ciò che il gemello stava mangiando mentre era in volo. La dieta di un astronauta consiste principalmente in liofilizzati o cibo preconfezionato termostabilizzato". Green e il suo gruppo hanno notato uno spostamento nel rapporto tra due divisioni batteriche dominanti - i Firmicutes e i Bacteroidetes - aumentato di circa 5 volte rispetto alla sua linea di base. Ma in nessun momento si è rilevato qualcosa al di fuori della norma di un soggetto sano, puntualizza Green. E gli scostamenti osservati sono rientrati rapidamente al ritorno sulla Terra, assestandosi su livelli uguali a quelli precedenti la missione. Non sono poi stati osservati cambiamenti nei livelli di diversità microbica che "è rimasta costante per Scott durante il tempo nello spazio. Questa è dal mio punto di vista una scoperta positiva che suggerisce una sostanziale resilienza e robustezza del microbiota gastrointestinale", evidenzia Green. Per lo scienziato la conoscenza delle modifiche al microbioma nello spazio è importante, in parte perché, se la diversità o le specie chiave vengono perse, ci sono meno fonti per ricostituirle. L'isolamento e il confinamento sono alcuni dei principali ostacoli legati alle missioni di lunga durata, e questi fattori potrebbero influire negativamente sul microbioma intestinale dell'astronauta. "L'effetto piccolo e transitorio" osservato in Scott nonostante il lungo soggiorno spaziale "è promettente e suggerisce che la diversità e la funzione microbica possano essere mantenute anche su voli più lunghi", conclude Green precisando che "sono necessari studi futuri per confermare questo risultato". (segue) (Lus/AdnKronos) ISSN 2465 - 1222 12-APR-19 14:29 NNNN
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(AdnKronos Salute) - I risultati dell'ultimo studio sono rimbalzati sui media internazionali. Le ricerche proseguono. C'è ancora molto della vita nello spazio che gli scienziati ancora non capiscono. Quella su Scott Kelly "credo sia la valutazione più completa fino ad oggi", commenta Eric Topol, direttore dello Scripps Research Translational Institute, che non è stato coinvolto nella ricerca. Le sue parole sono riportate dal 'New York Times' che dedica un servizio ai gemelli della Nasa ripercorrendo i dati raccolti sui cambiamenti subiti dall'organismo di Kelly. Il Dna è risultato mutato in alcune delle sue cellule, il sistema immunitario ha prodotto una serie di nuovi segnali, il microbioma ha acquisito nuove specie di batteri. Molti di questi cambiamenti sembrano innocui essendo scomparsi al ritorno sulla Terra. Altri, comprese le mutazioni genetiche e il declino nei punteggi dei test cognitivi, non si sono corretti e hanno destato più preoccupazione. Alla fine Kelly è cambiato tanto quanto gli astronauti che sono rimasti nella stazione spaziale per soli 6 mesi, è stato osservato dagli esperti. Il ritmo di questo cambiamento biologico ha rallentato, suggerendo che forse il corpo umano raggiunge un nuovo equilibrio nello spazio. Scott è stato studiato fin nei telomeri - i 'cappucci' che proteggono i cromosomi - che invece di diminuire sono risultati stranamente in media più lunghi di prima, come se le cellule fossero diventate più giovani. Andare nello spazio avrebbe anche risvegliato una tranquilla popolazione di cellule staminali nel suo corpo e forse questo spiegherebbe anche i telomeri più lunghi (legati alla presenza di una nuova scorta di cellule giovani), per quanto i parametri siano poi rientrati nella norma in breve tempo. Sei mesi dopo il rientro, l'8,7% dei geni di Scott mostrava ancora una funzione alterata. Le ricerche che seguiranno saranno importanti per capire come proteggere gli astronauti. Anche perché sullo sfondo c'è un ambizioso progetto inseguito dalle agenzie spaziali: un viaggio fino a Marte. La sua durata potrebbe essere proprio un anno. (Lus/AdnKronos) ISSN 2465 - 1222 12-APR-19 14:29 NNNN 

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