MARTEDÌ 10 SETTEMBRE 2019 02.08.06
>>>ANSA/ Westminster chiude, Bercow lascia, per ora niente voto
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>>>ANSA/ Westminster chiude, Bercow lascia, per ora niente voto
Elezioni non prima di novembre. Johnson,'non rinviero' la Brexit'
(AGGIORNA E SOSTITUISCE IL SERVIZIO DELLE 19.01 DI IERI)
(di Alessandro Logroscino)
(ANSA) - LONDRA, 10 SET - Il Parlamento britannico chiude i
battenti per cinque settimane, per volere di una contestatissima
decisione del governo Tory di Boris Johnson, mentre il Regno
Unito resta in mezzo al guado della Brexit. E lo speaker della
Camera dei Comuni, John Bercow, annuncia clamorosamente le sue
dimissioni in aula, in aperta polemica con il primo ministro.
Il caos politico che agita il Regno Unito a meno di due mesi
dalla scadenza ufficiale del 31 ottobre, data della teorica
uscita dall'Ue a oltre tre anni dal referendum del 2016, si
colora di fuochi d'artificio a Westminster nella giornata che
segna l'avvio della cosiddetta prorogation: l'interruzione
post-estiva delle sedute reinventata dall'esecutivo nella
dimensione di una pausa-fiume rispetto al rituale strumento
ordinario della durata di pochi giorni che era. Una sospensione
che lascia il Paese nell'impasse. E soprattutto lascia irrisolto
il muro contro muro fra il premier e la maggioranza dei
parlamentari sia sulla questione di un ulteriore rinvio di tre
mesi della Brexit sia sui tempi della convocazione di nuove
elezioni anticipate, con la sonora bocciatura nella notte per la
seconda volta della mozione presentata da Johnson per cercare di
ottenere la convocazione delle urne il 15 ottobre: un obiettivo
rinviato ormai almeno a novembre, come il premier ammette, non
senza reagire alla trappola in cui rischia di ritrovarsi
accusando gli oppositori di volersi sottrarre al giudizio "del
popolo sovrano" per "paura" di perdere, ma di non potere
sfuggire a lungo alla resa dei conti. E ribadendo a questo punto
l'impegno a cercare un nuovo accordo di divorzio con Bruxelles
entro il Consiglio Europeo del mese prossimo, ma senza alcuna
disponibilita' a cercare alcuna proroga oltre il 31 ottobte.
L'addio di Bercow - battitore libero proveniente dai banchi
conservatori e divenuto universalmente noto in questi mesi di
dibattiti per i pittoreschi e perentori richiami alle regole al
grido "order, ordeeeer!" - ha avuto toni polemici e momenti
molto emotivi. Con lo stesso speaker sull'orlo delle lacrime
quando nel suo statement si e' rivolto alla moglie Sally e ai
familiari presenti in galleria. Uno statement accompagnato dalle
ovazioni esibite in piedi delle opposizioni e da tutti i
contestatori di BoJo, in stridente contrasto con i volti scuri
di buona parte dei rappresentanti del governo.
Bercow ha rivendicato di essere stato il difensore dei
diritti dell'aula e dei 'backbenchers', i deputati semplici
delle retrovie, non senza ricordare i 10 anni da speaker come
"l'onore e il privilegio piu' grande". Replicando indirettamente
a chi lo ha accusato di aver favorito in alcune occasioni il
fronte anti-Brexit, ha quindi sostenuto d'aver sempre e solo
protetto il ruolo della Camera: "I parlamentari non sono
delegati, ma rappresentanti del popolo. Degradare il Parlamento
e' un pericolo", ha ammonito.
Parole salutate dal tributo trionfale incassato dal leader
laburista Jeremy Corbyn (che lo ha esaltato come "uno speaker
superbo" e riformatore, ringraziandolo per aver reso "piu' forti
il Parlamento e la democrazia"), da una sfilata di esponenti
d'opposizione e da Tory ed ex Tory ostili a Johnson. Oltre che
dall'omaggio piu' manierato, per quanto cavalleresco, del
ministro Michael Gove a nome dell'esecutivo; e dalla frecciata
velenosa via Twitter di almeno un avversario a viso aperto,
l'euroscettico Nigel Farage ("bene che ce ne liberiamo").
Le dimissioni, ha spiegato il presidente ormai uscente
dell'assemblea, diverranno esecutive non appena la Camera dara'
il suo ok al voto anticipato. E comunque al piu' tardi il 31
ottobre, alla scadenza del giorno X sulla Brexit. Una scelta di
tempo che taglia fuori il gabinetto, al momento privo di
maggioranza, sull'elezione immediata d'un successore. Ma anche
una mossa che evidenzia il clima di scontro e la pressione
crescente su Johnson, bloccato nella corsa verso le urne dal
muro delle opposizioni.
Reduce da Dublino, dove ieri ha incontrato il collega Leo
Varadkar sullo spinoso dossier della garanzia del backstop a
tutela del confine aperto irlandese e degli accordi di pace del
Venerdi' Santo, il premier ha abbassato del resto un po' i toni
della retorica su un accordo di divorzio con Bruxelles definito
ancora possibile. E tuttavia ripetendo - incoraggiato se non
altro da un dato sul Pil di luglio migliore del previsto, al
+0,3%, che allontana per ora l'ombra della recessione - come la
data del 31 ottobre resti per lui invalicabile, a dispetto
dell'entrata in vigore definitiva, col Royal Assent della
regina, della legge anti-no deal approvata per obbligarlo a quel
rinvio che egli continua a escludere. Ma che non e' chiaro come
possa adesso aggirare, cavilli a parte, se non dimettendosi. O
rischiando un impeachment e di essere trascinato in
tribunale.(ANSA).
LR
10-SET-19 02:07 NNNN
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