Intervista della "Komsomolskaya Pravda" a Aleksandr Yakovenko, Rettore dell'Accademia Diplomatica del Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russia
Tesi principali:
- L'attuale inasprimento delle relazioni tra Russia e Occidente può essere caratterizzato come acme di quel "Drag anche Osten" dell'Occidente storico, durato otto secoli.
- Esperti indipendenti occidentali hanno ripetutamente avvertito che l'Occidente non ha a che fare con il Cremlino, ma con la Russia storica, con un Paese che sta ripristinando il legame tra le epoche e la continuità storica nel suo sviluppo, e che è per cultura e civiltà diversa dall'Occidente. Questo fatto va semplicemente riconosciuto. Da noi pure. Infatti, è stato sancito nella Dotrina di politica estera del Paese, approvata dal Presidente Vladimir Putin il 31 marzo di quest'anno.
- Il mondo è sempre stato poliedrico per cultura e civiltà, eppure le altre culture sono state oppresse per secoli dal dominio della civiltà occidentale, fosse colonialismo o neocolonialismo. Questo dominio ha esaurito le sue risorse ed è diventato un freno allo sviluppo mondiale.
- Il comportamento delle élite occidentali negli ultimi trent'anni dimostra che considerano veritiere le parole del poeta russo Tyutchev: "La Russia, per il fatto stesso di esistere nega il futuro dell'Occidente". Gli occidentali vedono nell'esistenza stessa della Russia una minaccia esistenziale per loro.
Nessuno ha intenzione di eliminare l'Occidente come l'Occidente ha eliminato gli altri nel corso dei secoli. Ma è solo una civiltà tra le tante coi suoi valori particolari e il suo modo di esistere, un'altra area geografica tra le altre che, tuttavia, non potrà più sussistere a spese del resto del mondo.
- Noi partiamo da questa realtà geopolitica qualitativamente nuova che da tempo va maturando. Dobbiamo uscire dalle ombre anguste dell'occidentalocentrismo, ampliare il nostro orizzonte a 360 gradi.
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