I vecchi e i nuovi simboli all’ombra nella stampa.
Nei finti tribunali televisi dove i giornalisti invitati per discutere di politica son i soliti noti, difensori della nostra democrazia senza voler leggere il filosofo Leonard Huxley (la nostra sembiante democrazia è una dittatura del consumismo e dell’apparire, prigione e cielo aperto dove gli schiavi amano la loro schiavitù e dalla quale non vogliono scappare); o il filologo Luciano Canfora quando ci avverte che (questa democrazia sarà perennemente in itinere), come a dire che questo sistema sociale non conoscerà mai la democrazia.
Il tema è; come riconoscere tra i giornalisti i fedeli custodi della prigione? Non sono quelli che strutturalmente sempre parlano più e sopra gli altri? Che si sentono in diritto di interrompere i pensieri altrui alzando la voce per allenarsi alla repressione? Quelli che nella recita dei finti dibattiti dialettici tra colleghi professionali celano una profonda differenza ideale? Quelli che approfittano di conduttrici conduttori, che consci d’essere oggetti a libro paga e per questo non dotati della necessaria dignità per poter governare parzialmente i dibattiti e i tempi, contribuendo a trasformare i tavoli in rissosi ring, dove sull’altare dell’audience gli utenti sono trattati in modo tale da non poter comprendere le questioni di merito?
Sostanzialmente; quelli nostalgici dei metodi fascisti e precursori di quelli neofascisti; che però non vogliono sentirselo dire perché ipocriticamente si offendono.
Nell’uso dei suddetti metodi, si possono liberamente specchiare diversi giornalisti scegliendo a caso (in rigoroso e ossequioso ordine alfabetico); Bechis Franco, Belpietro Maurizia, Bocchino Italo, Bolloli Brunella, Borgonovo Francesco, Feltri Vittorio, Ferrara Giuliano, Giordano Mario, Gramellini Pietro, Minzolini Augusto, Paragone Luigi, Parenzo Davis, Porro Nicola, Sallusti Alessandro, Sechi Mario, Senaldi Pietro; ovviamente chiedendo venia ai dimenticati.
È vero che negli anni 20 il fascismo è sorto anche per opera dello squadrismo violento ben remunerato dagli imprenditori; è vero pure che anche ora le penne nere sono ben remunerate dai mandanti editori; per questo è il caso d’incominciare a chiamarli con il loro nome; “maschere nere del carnevale festeggiante una battaglia vinta contro il comunismo egualitario“
Vedremo gli sviluppi; dal pari suo Giorgio Meloni “sta mettendoci la faccia e il braccio destro teso“, dando corpo allo schema del “tanti nemici alla destra tanto onore“; preparando la trasmigrazione post elettorale da von der Leyen a Orban.
Enrico Corti
15 aprile 2024
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