Nuovo sensore mostra la riparazione del Dna in diretta (EMBARGO ORE 11) Utile per la ricerca su cancro e invecchiamento (ANSA) - MILANO, 20 NOV - (EMBARGO ALLE ORE 11,00) Sviluppato un nuovo sensore fluorescente che permette di osservare il danno e la riparazione del Dna in tempo reale all'interno delle cellule viventi. Il risultato, pubblicato su Nature Communications dai ricercatori dell'Università di Utrecht nei Paesi Bassi, potrà dare nuovo impulso alla ricerca sulla sicurezza dei farmaci, sulla biologia dei tumori e sull'invecchiamento. In questi casi, infatti, la riparazione del Dna viene solitamente studiata attraverso tecniche di fissazione che determinano la morte della cellula e la conservazione della sua struttura per poterla esaminarla come un'istantanea di un preciso momento. A volte vengono usati strumenti come gli anticorpi che però tendono a legarsi in modo troppo forte al Dna, interferendo con la macchina della riparazione molecolare. "Il nostro sensore è diverso", afferma il ricercatore Tuncay Baubec. "È costruito con parti di una proteina naturale che la cellula già utilizza. Si lega e si stacca autonomamente dal sito del danno, quindi ciò che vediamo è il comportamento autentico della cellula". L'interazione è infatti delicata e reversibile, tanto da permettere di evidenziare il danno al Dna senza bloccare il processo di riparazione. Il vantaggio rispetto ai metodi precedenti è notevole: invece di dover affrontare dieci esperimenti separati per immortalare la cellula in dieci momenti diversi, ora i ricercatori possono seguire l'intero processo di riparazione del Dna in un unico filmato continuo. Possono vedere quando si manifesta il danno, con quale rapidità arrivano le proteine ??di riparazione e quando la cellula risolve il problema. "Si ottengono più dati, una risoluzione più elevata e, soprattutto, un'immagine più realistica di ciò che accade all'interno di una cellula vivente", afferma il biologo Richard Cardoso Da Silva, che ha progettato e testato lo strumento. L'efficacia del sensore è stata dimostrata sia sulle cellule coltivate in laboratorio che su un verme C. elegans vivente. (ANSA).
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giovedì 20 novembre 2025
NTW Press - Una nuova possibile strategia terapeutica per i pazienti con neoplasie del sangue
NTW Press - Una nuova possibile strategia terapeutica per i pazienti con neoplasie del sangue
Una nuova possibile strategia terapeutica per i pazienti con neoplasie del sangue
Ricercatrici e ricercatori del Centro Interdipartimentale di Cellule Staminali e Medicina Rigenerativa (CIDSTEM) dell'Università di Modena e Reggio Emilia hanno identificato una nuova possibile strategia terapeutica per inibire la fibrosi del midollo osseo

Giovedì 20 Novembre 2025 14:00
REGGIO EMILIA – La mielofibrosi è un tumore che colpisce le cellule staminali del sangue, per la quale a oggi non esiste una cura del tutto efficace. La malattia è caratterizzata dallo sviluppo di tessuto fibroso a livello del midollo osseo, con una compromissione progressiva della produzione delle cellule del sangue e delle condizioni cliniche dei pazienti.
Fibrosi del midollo osseo
Una nuova possibile terapia per inibire precocemente la trasformazione fibrotica del midollo osseo arriva dai ricercatori e dalle ricercatrici del Centro Interdipartimentale di Cellule Staminali e Medicina Rigenerativa (CIDSTEM) di Unimore, grazie al sostegno di Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro. I risultati sono stati ottenuti nell'ambito del programma "5 per mille" dal titolo "MYeloid NEoplasms Research Venture AIRC" (MYNERVA), coordinato dal professor Alessandro Vannucchi, oncoematologo dell'Università di Firenze.
E' possibile interferire
I dati raccolti dal gruppo della professoressa Rossella Manfredini e colleghi mostrano che colpendo in maniera mirata la proteina osteopontina è possibile interferire con l'evoluzione della fibrosi del midollo osseo. I risultati sono stati pubblicati sul Blood Cancer Journal, un'importante rivista ematologica a livello internazionale, appartenente al gruppo Nature.
Bisogno clinico
"Anche le terapie più avanzate per i pazienti con mielofibrosi non sono in grado di interferire in modo significativo con lo sviluppo di fibrosi midollare, il che porta a un sostanziale aggravamento delle condizioni cliniche e a una riduzione della sopravvivenza dei pazienti – spiega la professoressa Manfredini, responsabile del programma di Genomica e Trascrittomica del Centro di Medicina Rigenerativa Stefano Ferrari –."L'identificazione di nuove terapie anti-fibrotiche rimane quindi un bisogno clinico non soddisfatto, nonché una priorità per la cura della malattia. Per questo studio abbiamo studiato in topi di laboratorio con mielofibrosi un farmaco già utilizzato nella pratica clinica in pazienti affetti da melanoma e altri tipi di tumori. Lo scopo era anche accelerare il passaggio dei risultati dal banco di laboratorio al letto dei pazienti".
Osteopontina
"In un precedente studio, – aggiunge la dottoressa Lara Tavernari, collaboratrice della ricerca– avevamo scoperto che l'osteopontina, una molecola che favorisce la fibrosi, è significativamente aumentata nel plasma di pazienti affetti da mielofibrosi. I pazienti che presentano livelli maggiori di questa proteina mostrano anche un più alto grado di fibrosi del midollo osseo associato a una prognosi peggiore. Sulla base di questi dati ci siamo quindi focalizzati sull'identificazione di nuovi approcci terapeutici volti a inibire l'attività dell'osteopontina. Dopo aver valutato in cellule in coltura ottenute da pazienti l'efficacia di numerosi inibitori dell'osteopontina, abbiamo selezionato il farmaco cobimetinib e lo abbiamo somministrato a topi di laboratorio con mielofibrosi. Il farmaco ha prodotto una marcata riduzione dei livelli sia di osteopontina nel plasma, sia della fibrosi midollare".
Effetto sinergico
"Il risultato più significativo – conclude la professoressa Manfredini – è che l'associazione di cobimetinib con il ruxolitinib, la terapia mirata più utilizzata per la mielofibrosi, mostra un effetto sinergico sia sull'inibizione della fibrosi midollare che sull'ingrossamento della milza. Ciò suggerisce l'impiego di questa combinazione di farmaci nei pazienti come terapia curativa di prima linea, per inibire la progressione della malattia in una forma più grave. Dunque, il cobimetinib, un farmaco già approvato dagli enti regolatori e utilizzato in clinica contro il melanoma ed altri tumori, potrebbe essere riposizionato per la mielofibrosi, in combinazione con ruxolitinib, se la sperimentazione clinica nei pazienti affetti da mielofibrosi confermerà i dati preclinici".
Una nuova possibile strategia terapeutica per i pazienti con neoplasie del sangue
Ricercatrici e ricercatori del Centro Interdipartimentale di Cellule Staminali e Medicina Rigenerativa (CIDSTEM) dell'Università di Modena e Reggio Emilia hanno identificato una nuova possibile strategia terapeutica per inibire la fibrosi del midollo osseo

Giovedì 20 Novembre 2025 14:00
REGGIO EMILIA – La mielofibrosi è un tumore che colpisce le cellule staminali del sangue, per la quale a oggi non esiste una cura del tutto efficace. La malattia è caratterizzata dallo sviluppo di tessuto fibroso a livello del midollo osseo, con una compromissione progressiva della produzione delle cellule del sangue e delle condizioni cliniche dei pazienti.
Fibrosi del midollo osseo
Una nuova possibile terapia per inibire precocemente la trasformazione fibrotica del midollo osseo arriva dai ricercatori e dalle ricercatrici del Centro Interdipartimentale di Cellule Staminali e Medicina Rigenerativa (CIDSTEM) di Unimore, grazie al sostegno di Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro. I risultati sono stati ottenuti nell'ambito del programma "5 per mille" dal titolo "MYeloid NEoplasms Research Venture AIRC" (MYNERVA), coordinato dal professor Alessandro Vannucchi, oncoematologo dell'Università di Firenze.
E' possibile interferire
I dati raccolti dal gruppo della professoressa Rossella Manfredini e colleghi mostrano che colpendo in maniera mirata la proteina osteopontina è possibile interferire con l'evoluzione della fibrosi del midollo osseo. I risultati sono stati pubblicati sul Blood Cancer Journal, un'importante rivista ematologica a livello internazionale, appartenente al gruppo Nature.
Bisogno clinico
"Anche le terapie più avanzate per i pazienti con mielofibrosi non sono in grado di interferire in modo significativo con lo sviluppo di fibrosi midollare, il che porta a un sostanziale aggravamento delle condizioni cliniche e a una riduzione della sopravvivenza dei pazienti – spiega la professoressa Manfredini, responsabile del programma di Genomica e Trascrittomica del Centro di Medicina Rigenerativa Stefano Ferrari –."L'identificazione di nuove terapie anti-fibrotiche rimane quindi un bisogno clinico non soddisfatto, nonché una priorità per la cura della malattia. Per questo studio abbiamo studiato in topi di laboratorio con mielofibrosi un farmaco già utilizzato nella pratica clinica in pazienti affetti da melanoma e altri tipi di tumori. Lo scopo era anche accelerare il passaggio dei risultati dal banco di laboratorio al letto dei pazienti".
Osteopontina
"In un precedente studio, – aggiunge la dottoressa Lara Tavernari, collaboratrice della ricerca– avevamo scoperto che l'osteopontina, una molecola che favorisce la fibrosi, è significativamente aumentata nel plasma di pazienti affetti da mielofibrosi. I pazienti che presentano livelli maggiori di questa proteina mostrano anche un più alto grado di fibrosi del midollo osseo associato a una prognosi peggiore. Sulla base di questi dati ci siamo quindi focalizzati sull'identificazione di nuovi approcci terapeutici volti a inibire l'attività dell'osteopontina. Dopo aver valutato in cellule in coltura ottenute da pazienti l'efficacia di numerosi inibitori dell'osteopontina, abbiamo selezionato il farmaco cobimetinib e lo abbiamo somministrato a topi di laboratorio con mielofibrosi. Il farmaco ha prodotto una marcata riduzione dei livelli sia di osteopontina nel plasma, sia della fibrosi midollare".
Effetto sinergico
"Il risultato più significativo – conclude la professoressa Manfredini – è che l'associazione di cobimetinib con il ruxolitinib, la terapia mirata più utilizzata per la mielofibrosi, mostra un effetto sinergico sia sull'inibizione della fibrosi midollare che sull'ingrossamento della milza. Ciò suggerisce l'impiego di questa combinazione di farmaci nei pazienti come terapia curativa di prima linea, per inibire la progressione della malattia in una forma più grave. Dunque, il cobimetinib, un farmaco già approvato dagli enti regolatori e utilizzato in clinica contro il melanoma ed altri tumori, potrebbe essere riposizionato per la mielofibrosi, in combinazione con ruxolitinib, se la sperimentazione clinica nei pazienti affetti da mielofibrosi confermerà i dati preclinici".
Salute: Cnr,solo 4 adolescenti su 10 esenti da ansia/depressione =
AGI0587 3 CRO 0 R01 / Salute: Cnr,solo 4 adolescenti su 10 esenti da ansia/depressione = (AGI) - Roma, 20 nov. - Lo stato del benessere degli adolescenti riguarda specifici aspetti psicologici che sono largamente il riflesso dei mutamenti nell'interazione sociale in corso. Presenta un livello alto di distress (stress negativo: ansia associata a depressione) il 17,8% di studenti e studentesse, medio il 14,5% e basso il 23%. Soltanto 4 rispondenti su 10 sono dunque esenti da questi disagi psicologici: maggiormente i ragazzi (57,9% contro il 27,8% delle ragazze) e chi ha uno status economico familiare alto (49,3% contro il 31% di chi lo ha basso). Sono alcuni risultati del progetto "Mutamenti interazionali e benessere" (MiB), avviato nel 2024 dal Gruppo di ricerca Musa - Mutamenti sociali, valutazione e metodi dell'Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Irpps). L'autostima, che consiste nella valutazione di se stessi che scaturisce dall'interazione con gli altri, e' bassa nel 34,2% dei casi, elevata nel 13,4% e sana nel 52,4%. Ad avere una bassa autostima sono soprattutto le studentesse (47,9% contro il 23,6% degli studenti), i rispondenti con background migratorio (44,3% contro il 33,0% degli italiani) e quelli con uno status economico familiare basso (42,5% contro il 30,0% di chi lo ha alto). L'aggressivita' e' alta nel 28,4% dei casi (molto alta nel 13%), medio-alta nel 24,3%, media nel 26,9% e bassa nel 20,5%. Sono piu' aggressive le ragazze (almeno alta 34,2% contro il 23,7% dei ragazzi) e chi ha uno status culturale familiare basso (34,8% contro il 22,4% di chi lo ha alto). L'alessitimia, che consiste in un deficit nelle abilita' di elaborazione, consapevolezza e comunicazione delle emozioni (analfabetismo emotivo) e' alta nel 16,5% dei casi, media nel 66,3% e bassa nel 17,2%. E' maggiore tra le ragazze (25,5% contro il 9,7% dei ragazzi), i rispondenti con background migratorio (21,8% contro il 15,9% degli italiani) e chi ha uno status culturale familiare basso (20,7% contro il 12,8% di chi lo ha alto). L'identita' sociale, ovvero il modo in cui una persona sviluppa il senso di se' in relazione agli altri, alla societa', ai gruppi a cui appartiene e ai ruoli assunti, e' confusa nel 31,2% dei casi, media nel 45,8% e stabile, cioe', dotata di un chiaro senso si se' rispetto a relazioni, autonomia, appartenenza e realizzazione nel 23% dei casi. L'identita' sociale e' piu' confusa nelle ragazze (45,5% contro il 20,3% dei ragazzi) e tra i soggetti iperconnessi (44,7% contro il 22,9% di chi ha una bassa esposizione ai social media). (AGI)Sci/Bas 201431 NOV 25
Storia
Il 20 NOVEMBRE 1945 nel Palazzo di Giustizia di Norimberga, uno dei pochi non distrutti dai bombardamenti iniziava il lungo PROCESSO DI NORIMBERGA, si concluse il 1 ottobre 1946.
Un processo FORTEMENTE VOLUTO DALL'URSS l'unica ad aver lottato contro il nazismo, quella che lo aveva sconfitto pagandone un prezzo altissimo in vite umane , oltre 27 milioni...ed aveva ogni genere di prove.
I paesi suoi alleati acconsentirono ma non con molto entusiasmo..🤔
Fu invece accettato con soddisfazione dagli stessi tedeschi, disillusi e onestamente pentiti di aver appoggiato il nazismo
Lo scopo di questo processo non fu solo, STABILIRE GIUSTIZIA PER LE VITTIME E CONDANNARE I CRIMINALI NAZISTI AUTORI DI TALI CRIMINI MA ANCHE LA CONDANNA TOTALE DELL'IDEOLOGIA FASCIO- NAZISTA, CREARE UN ANTIDOTO CONTRO OGNI SORTA DI NEGAZIONISMO FUTURO E SCONGIURARE IL RITORNO DEL NAZISMO IN QUALSIASI FORMA.
I principali protagonisti, Hitler, Mussolini, Himmler,il braccio destro di Hitler Joseph Goebbels, ed altri, come sappiamo erano già morti, ma molti capi nazisti e non solo, anche medici e collaboratori erano vivi e furono messi alla sbarra.
La difesa provò ad obiettare invocando l'insussistenza di tale processo, appellandosi al principio del Diritto Romano:
" NULLUM CRIMEN, NULLA POENA SINE PRAEVIA LEGE POENALI" cioè l'impossibilità di considerare reati comportamenti che, al momento in cui sono avvenuti erano leciti in quanto non vietati dalla legge.
Ma tale obiezione fu categoricamente respinta in quanto ESISTEVANO GIÀ LEGGI INTERNAZIONALI SUI CRIMINI DI GUERRA e, proprio in seguito a quel processo, se ne formularono altre sui diritti umani e i crimini contro l'umanità.
185 furono gli imputati...e avrebbero dovuto essere molti di più, solo 24 le condanne a morte 20 all'ergastolo, il resto ad una lunga reclusione quasi tutte in contumacia perché nel frattempo molti erano fuggiti in stati che avevano offerto loro protezione, sappiamo bene quali .💩
Il 6 ottobre 1946 a Berlino ci fu l'esecuzione per impiccagione dei condannati a morte, solo di 10 però, gli altri erano scappati o avevano provveduto a suicidarsi.
Chiaramente fu l' Urss a fornire le prove più valide delle atrocità di massa commesse, non solo tonnellate di carte, contenenti documenti e registri ma anche moltissime immagini e riprese cinematografiche realizzate dagli stessi nazisti, che i russi avevano trovato e sequestrato.
Tale riprese furono proiettate in aula, la visione delle quali procurarono molti malori tra i componenti la corte che furono causa di vari rinvii.
Fu decisione della corte LA DIVULGAZIONE PUBBLICA DELLE PROVE DEI CRIMINI NAZISTI, a monito.
Molti sono gli scrittori che li riportano compresi gli atti del processo ma si deve a PETER WEISS, scrittore e drammaturgo tedesco la pubblicazione nella sua "DIE ERMITTLUNG" dell'intera istruttoria con tutti i momenti delle udienze, il dibattito processuale e molta della documentazione.
E PER IL FASCISMO E I SUOI ORRIPILANTI CRIMINI❓
I partigiani avevano ucciso Mussolini, evidentemente ciò bastò per non occuparsene a Norimberga.
Nel TRATTATO DI PARIGI ( 10 febbraio 1947) l'Italia fu considerata come NAZIONE SCONFITTA( il tentativo di passare all'altro fronte negli ultimi due anni come sappiamo non andò a buon fine) fu quindi costretta ad accettare tutti i 90 ARTICOLI del patto che la riguardavano, e che:
📌 la OBBLIGAVANO A RISPONDERE DEI SUOI CRIMINI IN JUGOSLAVIA, ALBANIA, GRECIA, LIBIA, ETIOPIA, URSS, FRANCIA ECC ECC..
📌a PAGARE PEGNO con una serie di risarcimenti monetari, restituzione beni sottratti e rinunce territoriali, la cancellazione della nazionalità italiana per le persone di etnia italiana in quei territori..
Inoltre
📌le intimavano REGOLARI PROCESSI E PUNIZIONI PER GLI AUTORI DI TALI CRIMINI E TUTTI I GERARCHI FASCISTI❗
L'ITALIA NON OTTEMPERÒ MAI A NESSUNO DI QUESTI OBBLIGHI😡
😡NESSUN RISARCIMENTO,
😡NESSUN PROCESSO,
😡NESSUN CRIMINALE PROCESSATO E CONDANNATO...
😡TUTTO VERGOGNOSAMENTE OCCULTATO...
ITALIA VERGOGNOSA, VIGLIACCA, FASCISTA FINO AL MIDOLLO...😡💩😡💩
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