MAFIA: VIA D'AMELIO, VENT'ANNI DI MISTERI E VERITA' NON DETTE/ADNKRONOS =
LE SENTENZE DEFINITIVE NON SONO SERVITE A SVELARE TUTTO SU MORTE
BORSELLINO
Palermo, 15 lug. - (Adnkronos) - Sulla strage di via D'Amelio
"ci fu un vero e proprio depistaggio" a cui contribui' non solo un
falso pentito come Scarantino, "ma anche qualche uomo dello Stato".
Sono trascorsi vent'anni da quella domenica pomeriggio che sconvolse
una Palermo gia' devastata dalla morte del giudice Giovanni Falcone e
della scorta avvenuta appena 57 giorni prima a Capaci. Questa volta,
il tritolo uccise il giudice Paolo Borsellino e cinque dei suoi
'angeli custodi'. Ci sono state sentenze definitive sulla strage di
via D'Amelio, ma non sono servite per svelare quanto accadde
realmente, perche' venne ucciso Borsellino e, soprattutto, chi fu la
mente di questo atroce eccidio.
A squarciare un velo sulla strage del 19 luglio 1992, ne sono
convinti gli inquirenti, e' stato il pentito Gaspare Spatuzza, un ex
'picciotto' di Cosa nostra, con numerosi omicidi sulle spalle ma che
oggi si dice vicino a Dio. E' stato lui, davanti ai magistrati di
Caltanissetta che hanno riaperto l'indagine, a spiegare che il pentito
Vincenzo Scarantino avrebbe mentito agli investigatori. Che avrebbe
raccontato solo un castello di bugie, anche autoaccusandosi
falsamente. Proprio sulla base della nuova inchiesta, la Procura
generale di Caltanissetta ha chiesto e ottenuto dalla Corte d'Appello
di Catania la sospensione della pena per otto condannati nel primo e
nel secondo processo Borsellino. Non solo. Nel marzo scorso la Procura
di Caltanissetta, diretta da Sergio Lari, chiese e ottenne l'emissione
di quattro ordinanze di custodia cautelare.
Le ordinanze colpirono quattro uomini: il capomafia
pluriergastolano Salvino Madonia, accusato di aver partecipato alla
riunione di Cosa nostra in cui si decise l'avvio della strategia
stragista), i boss Vittorio Tutino e Salvatore Vitale e il pentito
Calogero Pulci. (segue)
(Ter/Ct/Adnkronos)
15-LUG-12 14:27
NNNNMAFIA: VIA D'AMELIO, VENT'ANNI DI MISTERI E VERITA' NON DETTE (2) =
A MARZO QUATTRO NUOVI ARRESTI NELL'AMBITO DELLA NUOVA INDAGINE
DI CALTANISSETTA
(Adnkronos) - Nelle quasi duemila pagine dell'ordinanza di
custodia cautelare, corredate anche di foto e immagini, i magistrati
ricostruiscono non solo la fase esecutiva della strage, ma affrontano
anche i capitoli del movente. E non escludono il coinvolgimento di
uomini delle istituzioni. Nella nuova inchiesta, i magistrati di
Caltanissetta, diretti dal procuratore Sergio Lari, introducono delle
novita' rispetto alle sentenze passate in giudicato. Intanto, come
racconta un altro pentito dell'ultima generazione, Fabio Tranchina, i
pm escludono che l'autobomba fosse stata azionata da Montepellegrino.
A premere quel maledetto pulsante del telecomando, secondo Tranchina,
sarebbe stato "quasi certamente Giuseppe Graviano che aziono' il
telecomando", scrivono i magistrati. "Era dietro il muro che
delimitava la fine della via D'Amelio ed un retrostante giardino".
Graviano e' stato gia' condannato per la strage del 19 luglio.
Dalla nuova indagine, che prosegue ininterrottamente, Paolo
Borsellino sarebbe stato ucciso perche' sapeva dell'avvio di una
'trattativa' tra lo Stato e Cosa nostra e si sarebbe opposto con tutte
le sue forze. Secondo quanto ricostruito dalla Procura di
Caltanissetta, con le deposizioni dell'allora ministro della
Giustizia, Claudio Martelli, e di Liliana Ferraro, che aveva preso il
posto di Giovanni Falcone come direttore Affari penali del ministero,
pochi giorni prima di essere ucciso Paolo Borsellino venne messo al
corrente di una visita del capitano del Ros dei carabinieri Giuseppe
De Donno alla Ferraro. In quell'occasione, De Donno le parlo' tra le
altre cose, di una iniziativa del Ros con Vito Ciancimino per
''fermare le stragi'' o ''lo stragismo''.
Secondo i Pm, l'ufficiale rappresentava anche il suo superiore,
il colonnello Mario Mori, e cercava un ''supporto politico''.
Martelli, sentito dalla Procura, ha detto che la Ferraro gli comunico'
il colloquio con De Donno: ''Sono rimasto perplesso -ha affermato-
poiche' mi sono chiesto come mai De Donno avesse utilizzato proprio il
termine 'stragi', posto che in quel momento si era verificata solo la
strage di Capaci''. La Ferraro aveva invitato De Donno a riferire a
Borsellino dei suoi contatti con Ciancimino, e poi lo fece lei stessa
personalmente il pomeriggio del 28 giugno 1992: ''Il dottor Borsellino
non ebbe alcuna reazione, mostrandosi per nulla sorpreso e quasi
indifferente alla notizia, dicendomi comunque che se ne sarebbe
occupato lui''', ha riferito la Ferraro. (segue)
(Ter/Ct/Adnkronos)
15-LUG-12 14:38
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IL PENTITO GIUFFRE': 'LA TRATTATIVA TRA STATO E BOSS CI FU'
(Adnkronos) - E a suffragare la tesi della procura nissena ci
sono altri pentiti. Anche 'storici'. Come Antonino Giuffre', ex
braccio destro del boss Bernardo Provenzano. E' di un mese fa la sua
deposizione fiume nel corso di un incidente probatorio davanti al gip
di Caltanissetta Alessandra Giunta, chiesto nell'ambito della nuova
inchiesta sulla strage di via D'Amelio che a marzo scorso ha portato
all'emissione delle quattro ordinanze di custodia cautelare a carico
di Madonia, accusato di essere mandante dell'eccidio, Vittorio Tutino,
l'uomo che avrebbe insieme a Spatuzza rubato l'auto poi imbottita di
tritolo usata per fare saltare in aria Borsellino, Salvo Vitale, il
basista che avrebbe dato il via libera avvertendo il commando
dell'arrivo del giudice in via D'Amelio, e Calogero Pulci, il pentito
dalle alterne vicende che, mentendo, avrebbe confermato i depistaggi
di Vincenzo Scarantino.
"Oggi in loro memoria - ha detto Giuffre' - fanno grandi
celebrazioni, ma quando erano vivi anche all'interno della
magistratura non avevano molti amici e anche questo ha reso forte
Toto' Riina". Perche', spiega, la mafia approfitta dell'isolamento dei
suoi nemici. E durante l'incidente probabtorio Giuffre', ricostruendo
l'eccidio di via D'Amelio, ha parlato anche della cosiddetta
trattativa tra Stato e mafia.
"Dalla stampa capii - ha detto il collaboratore - che Vito
Ciancimino (ex sindaco di Palermo ndr) stava collaborando con le forze
dell'ordine o con i magistrati e chiesi spiegazioni a Provenzano. Lui
rispose: 'Vito e' in missione si occupa dei nostri interessi'". Una
frase non esplicita ma per Giuffre' un segnale che la trattativa ci
fu. E accelero' la morte di Borsellino, gia' nel mirino di Cosa
nostra. (segue)
(Ter/Ct/Adnkronos)
15-LUG-12 14:49
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INDAGATI 'ECCELLENTI' NELL'INCHIESTA SULLA TRATTATIVA TRA STATO
E COSA NOSTRA
(Adnkronos) - La Procura di Palermo sta indagando da anni sulla
trattativa e proprio nei giorni scorsi c'e' stato l'avviso di
conclusione indagine, atto propedeutico alla richiesta di rinvio a
giudizio. Nell'elenco degli indagati ce ne sono due che non avrebbero
materialmente partecipato alla trattativa.
Si tratta dell'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino, accusato
di falsa testimonianza ai pm, e di Massimo Ciancimino, che risponde di
concorso in associazione mafiosa e di calunnia aggravata nei confronti
dell'ex capo della Polizia, Gianni De Gennaro. In cima alla lista
degli indagati cinque mafiosi: Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca,
Antonio Cina', Toto' Riina e Bernardo Provenzano. Poi uomini delle
istituzioni e politici: l'ex generale Antonio Subranni, l'ex
colonnello dei Ros Giuseppe De Donno, l'ex generale del Ros Mario
Mori, l'ex ministro Calogero Mannino e il senatore Marcello Dell'Utri.
Fuori dall'elenco Giovanni Conso e Adalberto Capriotti: l'ex ministro
della Giustizia e l'ex direttore del Dap sono accusati di false
informazioni al pubblico ministero, la loro posizione e' stata
stralciata perche' il reato di cui sono accusati presuppone che sia
concluso il processo principale.
Le accuse sono violenza o minaccia a corpo politico,
amministrativo o giudiziario dello Stato. ''Hanno agito per turbare la
regolare attivita' dei corpi politici dello Stato - si legge nell'atto
d'accusa - Hanno agito in concorso con l'allora capo della Polizia
Parisi e il vicedirettore del Dap Di Maggio, deceduti''. L'avviso di
conclusione delle indagini non e' stato firmato dal procuratore capo
di Palermo, Francesco Messineo, che non e' formalmente titolare del
procedimento, e dal sostituto Paolo Guido, in disaccordo con la linea
portata avanti dall'aggiunto Antonio Ingroia e dai sostituti Nino Di
Matteo, Francesco Del Bene e Lia Sava. E il mistero continua.
(Ter/Ct/Adnkronos)
15-LUG-12 14:56
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