RICEVIAMO E PUBLICHIAMO
DURA LETTERA DEL COCER GDF AL MINISTRO DELL'ECONOMIA: LA CRISI LA PAGHINO I FINANZIERI………QUEGLI ALTRI
COMANDO
GENERALE DELLA GUARDIA DI FINANZA
Consiglio Centrale di Rappresentanza
LETTERA APERTA
Consiglio Centrale di Rappresentanza
LETTERA APERTA
PAGHINO I FINANZIERI……………….QUEGLI
ALTRI
Signor Ministro,
all’incontro a Palazzo Chigi tenutosi alcune settimane fa con i Co.Ce.R e le OO.SS. di
Polizia e del Soccorso Pubblico, al quale Lei non era presente, il Ministro
Fornero ci ha ringraziato per il lavoro svolto dai nostri operatori ma, nel
contempo, a sostegno delle ragioni che inducono il Governo a portare avanti una
riforma stigmatizzata anche dai partiti che appoggiano l’esecutivo, ha affermato
che il Paese è in difficoltà . Per queste ragioni ci ha chiesto, senza alcuna
remora, come se noi vivessimo nel lusso sfrenato e con stipendi o pensioni da
capogiro, di accettare la riforma in modo tale da fare un sacrificio per il
nostro Paese.
Signor
Ministro, non ce ne voglia, ma chiederlo a noi è stato come chiedere ad un
malato cronico di non urlare per il dolore, perché infastidisce i vicini, o di
rinunciare alla necessaria terapia perché troppo costosa.
Signor Ministro, è a conoscenza che un nostro operatore percepisce
mediamente 1300 euro mensili?
Il personale del comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico vive ogni
giorno nel sacrificio,
operando tra mille difficoltà e con dispendio della propria vita a favore della
collettività . L’obbligo di doversi considerare a disposizione - sempre e
comunque - previsto da norme e regolamenti, per le esigenze del Paese, fanno sì
che questo incarico si trasformi in una vera e propria missione; in altre parole
chi sceglie questo lavoro accetta, per sempre, una filosofia di vita connotata
da parecchie compressioni dei diritti e da molti doveri, ovviamente con
inevitabili riflessi sulla tipologia e sulla qualità della vita anche dei propri
familiari.
Signor
Ministro, quale altro lavoro prevede il possesso di un’arma e richiede, per
legge, anche l’estremo sacrificio della propria vita per salvaguardare la Patria
e le libere Istituzioni ?
E poi, in quale altro lavoro ci sono i seguenti obblighi e
limitazioni:
-
assunzioni di qualifiche di polizia giudiziaria a carattere permanente, con precisi obblighi di legge in qualsiasi momento della giornata, anche liberi dal servizio;
-
conservazione dell’idoneità fisica, con assoggettamento a visite mediche periodiche, che in caso di inidoneità comportano il collocamento in congedo;
-
mantenimento dei requisiti operativi valutati periodicamente;
-
mantenimento dell’idoneità , sotto il profilo morale e caratteriale, che in caso di giudizio negativo comporta il collocamento in congedo;
-
impiego diuturno in attività operativa ed in contesti ostili, con alti fattori di rischio e con condizioni ambientali e climatiche anche estreme, che nel tempo determinano un elevato logoramento psico-fisico;
-
divieto di partecipare a riunioni e manifestazioni politiche e di svolgere propaganda politica nel corso di attività di servizio, in luoghi destinati al servizio, in uniforme o qualificandosi come militare o come appartenente ad una forza di polizia;
-
divieto di scioperare, di costituire od aderire a sindacati o ad Associazioni professionali a carattere sindacale;
-
divieto assoluto di svolgere altre attività lavorative, anche part-time, di iscrizione ad ordini o albi professionali (ovviamente in caso di possesso dei previsti titoli);
-
limitazione e condizionamento circa il diritto di riunione, della pubblica manifestazione del pensiero, di allontanamento dalla località di servizio e di espatrio;
-
assoggettamento, oltre alla legge ordinaria, anche alla legge penale militare con sanzioni differenziate in tempo di pace e di guerra;
-
sottostare a sanzioni disciplinari senza un’adeguata garanzia di difesa, che per fatti anche non costituenti reato, comportano la rimozione dal grado ed il collocamento in congedo assoluto;
-
soggiacere all’istituto della consegna di rigore per violazioni disciplinari, che comporta la privazione della libertà personale;
-
mobilità “d’ufficio”, con frequenti trasferimenti nell’arco della carriera, che di conseguenza hanno inevitabili ricadute sulla sfera personale e familiare;
-
incompatibilità a lavorare nello stesso luogo ove un familiare svolge un’attività industriale, commerciale, artigianale o professionale;
-
impossibilità di ricorrere al giudice del lavoro per le controversie professionali ed obbligo, invece, di ricorrere ai Tribunali Amministrativi Regionali con particolare aggravio economico per il dipendente;
-
impossibilità di avvalersi di alcuni istituti previsti per gli altri lavoratori in materia di assistenza dei congiunti;
Ed ancora, Signor Ministro, il Governo del quale Ella è una autorevole esponente,
è a conoscenza che buona parte del personale del comparto difesa, sicurezza e
soccorso pubblico, proprio per queste particolari e gravose condizioni di status
e d’impiego, insite nel tipo di lavoro svolto, risulta affetto da patologie
rilevanti?
Casi di ipertensione arteriosa, ernie al disco, colite e gastrite,
depressione, cardiopatie varie, crisi ansiose, ipoacusia, enfisema, artrosi,
sono estremamente diffusi.
Nel periodo 2007-2011, proprio per queste cause o concause, hanno perso l’idoneità al servizio
militare incondizionato o d’istituto e sono state, quindi, congedate circa
10.000 persone e ne sono decedute più di 1.000.
Per non parlare, poi, dei casi di suicidio, che aumentano di anno in
anno.
Come Ella ben sa, dal 1995 in poi, una serie di riforme nel settore della previdenza hanno
modificato radicalmente il sistema di calcolo dei trattamenti di quiescenza:
passaggio dal retributivo al contributivo.
L’innovazione aveva previsto che il rilevante decremento del trattamento
pensionistico scaturente da queste riforme, si sarebbe dovuto colmare con
l’avvio del secondo pilastro del sistema previdenziale italiano, la cosiddetta
previdenza complementare.
Sono circa 15
anni che è entrata in vigore tale riordino e nonostante le continue richieste
dei Co.Ce.R. e dei Sindacati, per questi comparti la stessa non è stata ancora
avviata, nonostante vi fosse un specifico obbligo di legge.
A causa di queste inadempienze i nostri operatori dopo aver dedicato la
propria vita al Paese, andranno in pensione con un trattamento di quiescenza
che si ridurrà anche
del 50% rispetto allo stipendio percepito.
Un chiaro esempio, quindi, di come lo Stato contraddice se stesso, da un
lato l’esigenza di fare cassa, a prescindere da come la si fa, e dall’altro i
propri uomini e donne che disperati ricorrono in massa ai Tribunali
Amministrativi Regionali per rivendicare una profonda ingiustizia. Una vera e
propria battaglia di civiltà , quindi, che spinge loro a dover ricercare la
strada per poter mantenere un livello di vita dignitoso quando andranno in
pensione. Quella condizione che lo Stato gli aveva promesso, ma che oggi
puntualmente disattende.
La legge finanziaria del 2010, inoltre, nella quale il comparto ha contribuito
per il 9% dell’intera manovra, ha bloccato il rinnovo contrattuale e gli effetti
economici delle progressioni di carriera e degli automatismi stipendiali per tre
anni, ha sancito che il metodo di calcolo del TFS si effettui con lo stesso
sistema del TFR. Questa abile alchimia, oltre a generare un trattamento meno
vantaggioso, ci continua a privare della possibilità di richiedere l’anticipo
del TFR, a differenza di tutti gli altri lavoratori.
Oggi, in vista dell’approvazione della legge di stabilità , già si inizia
a parlare di un ulteriore blocco dei rinnovi contrattuali, degli automatismi
stipendiali e delle progressioni di carriera per i prossimi anni e della
sospensione dell’erogazione dell’elemento provvisorio della retribuzione,
cosiddetta “vacanza contrattuale”.
Su questo punto
dobbiamo prendere atto che il Governo anche nel metodo viene meno ai suoi
obblighi, peraltro prevista da una legge dello Stato. Nessuna convocazione è
infatti giunta alle rappresentanze del comparto.
Concludendo, Signor Ministro, riteniamo che il tema dell’equità non possa
essere più eluso. Per chiarire meglio il nostro pensiero ci ricolleghiamo
all’intervento del Ministro Severino nell’incontro citato in
premessa.
Ella ha sostenuto che la specificità del personale del comparto, di cui
all’art. 19 della legge n. 183/2010, altro non è che la pratica attuazione del
principio di uguaglianza sancito dall’art. 3 della nostra
Costituzione.
In estrema sintesi: se si parte da basi diverse (vedi i sacrifici imposti
dal nostro status) e si vuole giungere a soluzioni analoghe a quelle adottate
per persone che non si trovano nella stessa situazione, si commettono
ingiustizie.
In questa prospettiva, la riforma pensionistica come delineata nel
documento sintetico fattoci pervenire è fortemente in contrasto con i principi
sopra indicati in quanto, tra l’altro, pone in capo al personale il costo del
mantenimento nell’efficienza delle amministrazioni.
Infine Signor
Ministro, d’ora in avanti, Ella e tutti i componenti del Governo a cui
appartiene cercate di evitare, se potrete, l’utilizzo delle forze di Polizia per
garantire molti ingiusti privilegi che ancora connotano questo Paese, si
risparmierebbero tante risorse da destinare alla collettività .
Gradiremmo, altresì, che alle parole di ringraziamento per il lavoro
svolto dalle Forze dell’ordine, facessero seguito azioni
coerenti.
Certi sentimenti non si proclamano, si dimostrano con i fatti.
Roma, 10 ottobre 2012
IL COCER DELLA GUARDIA DI
FINANZA
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