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http://www.federcontribuentinazionale.it/2013/01/24/relazione-shock-sulla-campania-danni-incalcolabili-che-graveranno-sulle-generazioni-future/
Relazione shock sulla Campania: ”Danni incalcolabili, che graveranno sulle generazioni future”
Agli americani nelle basi Nato della Campania viene detto di non bere o mangiare prodotti locali, la
Federcontribuenti dopo l’agghiacciante relazione della Commissione parlamentare d’inchiesta
sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti presieduta da Pecorella dovrebbe
invitare, i campani, a non bere o mangiare i loro stessi prodotti alimentari, la loro stessa acqua.
Di certo invita le onlus che da anni tentano di avere giustizia ad
unirsi nell’ultimo tentativo di evitare un eccidio di massa. A rischio
tutta la produzione agricola, dai caseifici, agli ortofrutticoli, alla
macelleria. Quando questa relazione finirà nelle case degli italiani chi
acquisterà più i prodotti campani?
Non solo in Italia, soprattutto in Europa.
Oltre alla salute, rischia di crollare una già precaria economia regionale e nazionale.
Se è vero che le mafie hanno radici ovunque, in questa battaglia, deve unirsi tutta la nazione.
In attesa del Sistri o del Mud che a nulla servono e del registro tumori è tempo di portare sul banco degli imputati tutti gli uomini, anche di Stato, responsabili di questa tragedia.
Federcontribuenti, attraverso la sua vice presidente Roberta Lemma, chiede venga, finalmente, ” tirato fuori dai cassetti dello Stato il Disegno di legge recante Disposizioni concernenti i delitti contro l’ambiente. Testo approvato dal Consiglio dei Ministri nella riunione del 24 aprile 2007 firmato dall’allora presidente Prodi e che arma la magistratura contro la guerra all’ecomafia”.
772 pagine di relazione sulla Campania che la commissione riassume in quattro frasi da far impallidire chiunque:
«Quanto
l’inquinamento si sia trasferito nel terreno, quanto dal terreno ai
prodotti alimentari, quanto dai prodotti alimentari all’uomo non è dato
sapere con esattezza».
«Si tratta di danni incalcolabili, che graveranno sulle generazioni
future. Il danno ambientale che si è consumato è destinato, purtroppo, a
produrre i suoi effetti in forma amplificata e progressiva nei prossimi
anni con un picco che si raggiungerà, secondo quanto riferito alla Commissione,
fra una cinquantina d’anni. Questo dato può ritenersi la giusta e drammatica sintesi della situazione campana».
” La
descrizione di una tragedia che ancora deve esplodere e che dobbiamo in qualche modo evitare o tamponare ”.
L’avvelenamento delle falde acquifere di Giugliano e zone limitrofe causa dello smaltimento dalla seconda metà degli anni Ottanta fino al 2004
di 30.700 tonnellate di rifiuti pericolosi provenienti dalla bonifica dall’Acna di Cengio (Savona). Quelle falde servono diversi pozzi, non tutti autorizzati e variamente dislocati sul territorio, utilizzati per
l’alimentazione bovina e umana.
Dichiara Milita in audizione: «Si tratta di un caso paradigmatico
perché… vede un accertato avvelenamento delle falde con, dato più
preoccupante, un culmine di contaminazione, pur attualmente presente,
che raggiungerebbe l’apice nel 2064.
Si tratta quindi di uno di quei casi (l’unico in corso di celebrazione
in Italia) in cui una condotta permanente prevede un aggravamento nel
corso del tempo, per cui,
facendo un parallelismo tra organismo umano e ambiente, può essere soltanto paragonata all’infezione da Aids
(…)».
Dalla perizia del geologo toscano Giovanni Balestri, per conto della
Procura di Napoli, emerse che tutta la zona a nord di Napoli, un tempo
fertilissima ed incontaminata,
attualmente ancora utilizzata per la produzione agricola -
attraverso la predisposizione da parte della criminalità organizzata di
discariche abusive in quell’ambito territoriale e al confine con la
provincia di
Caserta, nei Comuni di Giugliano, Parete, Villaricca, Qualiano, Villa Literno - patisce un
gravissimo inquinamento. Secondo Balestri l’apice si raggiungerà fra 50 anni perchè:
si
realizzerà in pieno la precipitazione nella falda acquifera del
percolato e di altre sostanze tossiche derivanti dalle migliaia di
tonnellate di rifiuti.
La Commissione parlamentare è impietosa sulla “macchina” che ha gestito
l’emergenza rifiuti in Campania. «E’ evidente che il sistema – si legge
nelle conclusioni – risulta essere stato riprogrammato per far
funzionare una macchina capace senz’altro di
produrre profitti,
ma destinata a non risolvere i problemi, dal momento che il
raggiungimento dello scopo costituirebbe evidentemente motivo per far
cessare ogni possibili spunto di guadagno riguardo al ciclo dei rifiuti.
In questo preciso momento storico il
problema dei rifiuti in
Campania non è più un problema regionale, se mai lo è stato, ma è un
problema nazionale che sta esponendo l’Italia a sanzioni gravissime da
parte della comunità europea, che ha avviato procedure di infrazione per
violazione delle norme comunitarie».
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