Atto Senato
Risoluzione in Assemblea 6-00006
presentata da
Risoluzione in Assemblea 6-00006
FRANCESCO MOLINARI
lunedì 6 maggio 2013, seduta n.018
lunedì 6 maggio 2013, seduta n.018
in occasione dell'esame del Documento di economia e finanza 2013,
premesso che:
dall'esame del Quadro programmatico aggiornato, il percorso di risanamento dei saldi di finanza pubblica, attuato dal 2008 ad oggi, tramite l'adozione di pesanti manovre correttive sia dal Governo Berlusconi ed, in particolare, dal novembre 2011, dal Governo Monti, al fine di soddisfare gli impegni assunti con il Patto Euro Plus, il Six Pack e il Fiscal Compact, garantisce il contenimento dell'indebitamento netto nel limite massimo del 3,0 per cento nel 2012, al -2,9 nel 2013 e al -1,8 per cento nel 2014, il raggiungimento del pareggio di bilancio in termini strutturali nel 2013, nonché la riduzione del rapporto debito/PIL già a partire dal 2014, con una accelerazione più accentuata dal 2015;
i saldi di finanza pubblica del quadro programmatico sono pertanto in linea con le raccomandazioni della Commissione europea, ma la politica di rigore eccessivo del Governo Monti sull'economia italiana per il prossimo triennio ha avuto effetti devastanti creando un peggioramento della fase recessiva e un trend di crescita a ribasso del PIL a causa:
della riduzione del reddito disponibile delle famiglie, già in atto dal 2008, e attestatasi a -4,1 per cento nei primi tre trimestri del 2012 rispetto all'anno precedente, con una contrazione dei consumi pari a -4,3 per cento, dovuta anche all'aumento del 3,3 per cento dei prezzi al consumo conseguente all'aumento dell'IVA e di altre accise;
del conseguente crollo della domanda interna che ha prodotto nel 2012 una caduta della produzione industriale, soprattutto dei beni di consumo durevoli ed intermedi, indotta anche dalla restrizione del credito nei confronti sia delle famiglie sia delle imprese, soprattutto le piccole e medie imprese (nel DEF è previsto che le principali componenti della domanda interna permarranno in forte contrazione rispetto al 2012);
delle condizioni di accesso al credito da parte degli operatori del settore produttivo che sono ancora difficili e più costose rispetto alla Germania, infatti il Documento evidenzia che il differenziale del costo medio del credito alle imprese italiane rispetto alle tedesche è pari a +1,5 per cento a gennaio scorso;
del fatto che non risulta che ci sia stata una maggiore offerta di credito a favore degli operatori economici da parte delle banche, in seguito alle operazioni di rifinanziamento della Banca centrale europea del 21 dicembre 2011 per 489 miliardi e del 29 febbraio 2012 per 530 miliardi, a cui hanno aderito anche gli istituti di credito italiani, e la prova è data dal drammatico numero di imprese che dal 2012 hanno chiuso e chiudono ogni giorno ovvero falliscono per mancanza di accesso al credito;
delle prospettive di crescita del PIL, le quali sono state riviste al ribasso e permangono deboli con un trend di crescita molto rallentato ed inferiore ad altri paesi dell'area Euro e internazionali, e si attestano a -1,3 per cento nel 2013 rispetto a -0,2 per cento previsto a settembre, +1,3 per cento nel 2014 - grazie agli effetti di trascinamento del decreto-legge n. 35 del 2013, che stanzia risorse per il pagamento dei debiti scaduti della Pubblica Amministrazione verso le imprese fornitrici - e +1,5 per cento nel 2015;
del preoccupante andamento dell'occupazione, che segnalerà una ripresa contenuta a partire dal 2014 ed un tasso di disoccupazione sotto l'11 per cento nella fase finale del triennio. Considerato il numero di lavoratori che hanno perso il lavoro, i posti di lavoro a rischio nell'immediato futuro, l'esaurimento dei fondi per la Cassa integrazione, il problema irrisolto degli esodati ed inoccupati, destinati a crescere a causa della riforma Fornero sui requisiti di età per accedere al trattamento pensionistico, il quadro sulle prospettive di lavoro in Italia permangono drammatiche;
il Governo Monti evidenzia l'impatto positivo delle misure strutturali adottate nel 2012 (liberalizzazioni e semplificazioni, i due decreti sviluppo e la riforma del lavoro) sulla crescita del PIL nel prossimo triennio, che dovrebbero indurre nel 2015 una crescita aggiuntiva pari a +1,6 per cento; ma oggi, gli effetti benefici attesi nel medio e lungo periodo non risolvono le istanze degli operatori economici, che stentano a ripartire, e delle famiglie che versano in uno stato di profondo e diffuso disagio sociale (come testimoniato dall'ISTAT, che rileva che il 65 per cento delle famiglie fatica ad affrontare le esigenze primarie di sussistenza); non contribuiscono a risolvere la riduzione del potere d'acquisto di salari e stipendi, non danno risposte concrete alle imprese, che ora, per non chiudere necessitano di un immediato accesso al credito;
è evidente che le misure adottate - tra l'altro per certi aspetti insufficienti e non condivisibili - sono state assunte con forte ritardo rispetto al profilarsi di una grave crisi finanziaria internazionale globale, il cui inizio risale al 2008;
appare evidente che la classe politica delle due maggioranze di centro-destra e centro-sinistra, che si sono alternate al Governo negli ultimi 16 anni, non ha avuto la capacità o la volontà politica di provvedere al rinnovamento di un Paese, che è indietro di ben 10 anni rispetto agli altri Stati, anche dell'area Euro, e non hanno attuato prima della crisi economica mondiale politiche di razionalizzazione e riduzione della spesa pubblica e snellimento della Pubblica Amministrazione, nonostante l'Italia avesse già un cospicuo debito pubblico;
emerge l'inidoneità della classe dirigente politica che, oggi, più che mai, si è coalizzata formando un Governo con esponenti di entrambi gli schieramenti, che nella loro alternanza, pur proclamando programmi differenziati, in venti anni non sono stati in grado di dare risposte concrete ed immediate alle istanze delle nuove generazioni, sia in materia di miglioramento ed accesso all'istruzione, sia sullo scollamento fra formazione scolastica ed università ed il settore produttivo, sia sulle problematiche dell'accesso dei giovani nel mondo del lavoro, caratterizzato dallo sgradevole ricorso al sistema delle raccomandazioni, piuttosto che alla meritocrazia, sia in materia di protezione dell' ambiente e della salute del cittadino, sia in materia di protezione dei nuclei familiari;
nell'emergenza di una crisi economica e finanziaria internazionale iniziata nel 2008 oltreoceano e acuitasi nel 2012, in piena recessione e mancanza di liquidità sia da parte degli operatori economici sia da parte del settore bancario, senza scrupoli, il Governo Monti, per soddisfare le richieste di rispetto del Six Pack e del Fiscal Compact, non ha esitato a ridurre gli squilibri dei saldi di finanza pubblica, prelevando risorse finanziarie a carico dei cittadini delle fasce medie e più deboli, dei pensionati, bloccando gli adeguamenti delle pensioni al costo della vita, calpestando i diritti acquisiti dei lavoratori;
il Governo Monti, sostenuto dal Partito Democratico e dal Popolo della Libertà, ha «fatto cassa» inasprendo il prelievo fiscale a carico dei contribuenti «non evasori», ossia i lavoratori subordinati, ratificando l'aumento progressivo dell'IVA, introdotto come clausola di salvaguardia dei conti pubblici dal Governo Berlusconi con il decreto-legge n. 138 del 2011, anticipando il regime IMU, estendendola anche all'abitazione principale, introducendo la Tares, che sarà più costosa della Tarsu e della TIA;
nessun provvedimento è stato adottato per compensare i continui aumenti del costo dei carburanti;
inoltre, l'inasprimento del Patto di stabilità a carico degli enti locali ha congelato le economie locali per il blocco degli investimenti e l'impossibilità di pagare le imprese fornitrici;
le ridotte disponibilità finanziarie dei bilanci comunali hanno indotto i sindaci a ridurre l'offerta dei servizi ai cittadini e alle famiglie, soprattutto quelli di tipo assistenziale e sociale, che avrebbero in parte compensato le difficoltà in cui versano le famiglie meno abbienti;
la pressione fiscale è aumentata nel 2012 al 44,0 per cento rispetto al 42,6 per cento del 2011;
di fatto, il riordino dei conti pubblici voluto da una governance europea di stampo tedesco è stato realizzato a carico delle classi sociali più deboli ed oggi, addirittura, sono gli stessi vertici europei che sollecitano l'Italia ad adottare strumenti di sostegno e rilancio dell'economia, dopo aver condizionato ed affievolito le potenzialità del nostro settore produttivo;
gli interventi di sostegno all'economia devono essere immediati e nell'ambito del descritto quadro congiunturale, non risultando opportuno varare altre manovre economiche con effetti depressivi, dove, al contrario, servono scelte coraggiose ed innovative;
i cittadini oggi sono rappresentati in Parlamento dal Movimento 5 Stelle per dire «basta» ad una politica che distrugge le speranze di vita e benessere di un Paese, una politica che non ha investito sul futuro delle nuove generazioni, a cui lascia un debito che graverà sulle scelte di investimento dell'Italia per vent'anni;
la classe politica attuale non soddisfa più le aspettative di 8 milioni di italiani, che credono in una necessaria inversione di marcia della società italiana, sposando una nuova politica che non abbia più come metro di riferimento solo la logica del profitto e lo sfruttamento delle risorse, ma anche la la prosperità ed il benessere della popolazione;
considerato altresì che:
l'appartenenza all'Unione europea non può ridursi al solo obbligo del rispetto di una fallimentare politica del rigore, che ha compromesso la crescita del nostro PIL, ma, in alternativa al fallimento della politica di rigore, occorre porre in essere una diversa politica europea attraverso l'attuazione di misure anticicliche che passi dalla rinegoziazione del Trattato di Maastricht e del Fiscal Compact, al fine di rilanciare una «nuova Europa», auspicando una maggiore democrazia nella governance europea, che abbia come primario obiettivo il benessere dei cittadini europei, da conseguire all'occorrenza anche prescindendo da un forzato percorso di risanamento finanziario dei bilanci dei Paesi della zona Euro;
si ritiene necessario ridefinire il ruolo della Banca centrale europea, che dovrebbe diventare prestatore di ultima istanza per i debiti pubblici statali dei Paesi Area euro e dovrebbe avere come obiettivo il perseguimento della piena occupazione, nonché finanziare direttamente gli investimenti produttivi. La moneta unica europea, infatti, ha permesso per anni una certa stabilità dell'Eurozona, nascondendo le evidenti diversità economiche tra nazioni, a prezzo però di una rigidità pericolosa, che non ha consentito di fronteggiare con elasticità la crisi economica mondiale, agendo con naturali aggiustamenti di svalutazione/rivalutazione monetaria, consentiti in passato, quando ogni paese aveva la propria valuta. I suddetti aggiustamenti permettevano un rilancio delle economie in difficoltà, oggi l'Unione europea deve fornire strumenti alternativi ai Paesi per uscire dalla recessione;
è oggi necessario che i Paesi europei con bilancio in attivo, come la Germania, si facciano carico del fondo di stabilità europeo (MES) evitando di imporre condizionamenti agli Stati membri, che hanno difficoltà di contribuzione nelle misure richieste. È il momento che i vertici europei adottino riforme che contemplino l'istituzione di una Banca centrale europea realmente garante dell'Euro zona;
infine, per quanto concerne il Programma nazionale di riforma:
dall'esame del Documento per settore economico, si rilevano criticità e mancanza di iniziative e proposte, che il Movimento 5 Stelle ritiene invece utili per rilanciare l'economia e proiettarla verso obiettivi più aderenti alle aspettative di chi ci ha voluto in Parlamento per effettuare il cambiamento;
la valutazione delle nostre nuove proposte è auspicabile anche in ragione del fatto che il Governo Letta, appena insediato, intende rivedere il quadro programmatico, per inserire linee di intervento per il rilancio dell'economia da sottoporre al Consiglio europeo e alla Commissione europea, al fine di ottenere l'autorizzazione a derogare agli stretti vincoli del Fiscal Compact;
tutto ciò premesso, impegna il Governo:
1) per quanto riguarda il Programma di stabilità:
ad impegnarsi presso le opportune sedi europee per una rinegoziazione del Trattato di Maastricht e del Fiscal Compact al fine di conseguire una «nuova alleanza» fra i popoli europei, che abbia come finalità il benessere dei cittadini ed il rafforzamento della governance europea, che deve valutare l'opportunità di rafforzare il ruolo della Banca centrale europea, affinché sia prestatore di ultima istanza per i debiti pubblici statali, possa finanziare direttamente gli investimenti produttivi e sia autorizzata ad emettere Eurobond;
ad attuare una decisa riqualificazione della spesa pubblica, eliminando gli sprechi ed individuando i settori dove risparmiare senza tuttavia ridurre la qualità dei servizi offerti ai cittadini;
ad adottare un'efficace riduzione dei costi della politica, comprimendo i livelli di Governo adoperandosi, nei limiti delle proprie competenze, affinchè si proceda all'abolizione costituzionale delle province, dal riordino ed accorpamento delle società controllate dagli enti pubblici, dal contenimento della proliferazione dei servizi «esternalizzati», dalla riduzione drastica delle consulenze e dalla ulteriore contrazione e alla revisione dei compensi per i rappresentanti politici, nonché dall'abolizione dei rimborsi elettorali ai partiti, oltre che dalla progressiva eliminazione del ricorso agli arbitrati per quanto concerne le pubbliche amministrazioni;
in materia fiscale:
a) a rafforzare le misure di contrasto all'evasione fiscale: in particolare va incrementata la collaborazione, ancora insufficiente, con i comuni, prevedendo oltre le misure premiali, già previste dalla disciplina vigente, una serie di sanzioni;
b) a rivedere la stessa struttura centralizzata della riscossione demandata alla gestione di Equitalia: in particolare accelerare il ritorno al sistema di riscossione territoriale in cui, anche grazie alla conoscenza del territorio e delle singole specificità e in un quadro di reale federalismo fiscale, si responsabilizza la copertura dei costi da parte degli enti territoriali, che avranno cura di intervenire con maggiore equità e adoperarsi in ambito internazionale per l'abrogazione dei «paradisi fiscali»;
c) ad aumentare la tassazione sui redditi di natura finanziaria, sulle transazioni finanziarie, sui derivati e sui giochi, al fine di diminuire l'imposta di bollo sugli estratti conto e libretti, abolire l'imposta municipale propria (IMU) sulla prima casa, abrogare gradualmente l'IRAP ed evitare l'aumento dell'IVA;
- ad istituire un nuovo strumento chiamato «politometro», finalizzato a garantire la pubblicità della situazione reddituale e patrimoniale non solo dei componenti del Parlamento, ma di ogni membro di assemblea elettiva o esecutiva degli enti pubblici o a partecipazione pubblica di qualsiasi ordine territoriale;
2) Per quanto riguarda il Piano nazionale di riforma:
nel settore bancario e finanziario, ad adottare provvedimenti affinché il sistema nel suo complesso sia funzionale ad un armonico sviluppo dell'economia e della società. La legislazione bancaria dovrebbe seguire il modello del Glass-Steagal e Act, pur rispettando le peculiarità del mercato bancario italiano, con una totale separazione tra banche d'affari e banche commerciali ordinarie, vietando altresì gli incroci azionari tra sistema bancario e sistema industriale. Conseguentemente introdurre un sistema fiscale e di vigilanza, ad hoc, per gli intermediari finanziari che investono nell'economia reale;
a riformare la disciplina della selezione dei soggetti chiamati a ricoprire incarichi di vertice in qualsiasi amministrazione od ente inserito nel conto economico consolidato della Pubblica Amministrazione, nonché nelle aziende pubbliche (dalle cosiddette «grandi aziende» di Stato fino alle partecipate ed in house di ogni livello, nazionale, regionale e locale) per fare in modo che il management sia scelto sulla base di criteri di trasparenza ed evidenza pubblica, utilizzando una seria valutazione dei curricula accademici e professionali dei candidati; da procedure selettive pubbliche; dal principio della netta separazione tra politica e amministrazione; dal divieto di cumulo di incarichi, dal parametro per gli emolumenti per i manager pubblici, rapportato allo stipendio dei dipendenti e dall'introduzione del principio del collegamento tra il compenso e i risultati ottenuti nonché dal divieto di cumulo con eventuali trattamenti pensionistici; dalla sostituzione integrale della vigente legge Frattini, al fine di predisporre una normativa che contrasti in modo efficiente il fenomeno del conflitto d'interessi;
a risolvere gli annosi problemi delle Forze dell'ordine, di polizia e di soccorso civile - mancanza di mezzi, di risorse, blocco del turn over, blocchi stipendiali - destinando ad esse le risorse rinvenienti dalla riduzione del finanziamento delle missioni all'estero. Inoltre, introdurre l'uso di numeri identificativi sui caschi del personale di ordine pubblico e sicurezza, al fine di salvaguardare tutti gli operatori della pubblica sicurezza rispettosi della legge; sciogliere i corpi speciali dedicati alla lotta alla criminalità organizzata per potenziare le competenze e l'organico della Direzione investigativa antimafia, restituendole la dignità originaria, consentendo un risparmio sui costi e la razionalizzazione delle diverse indagini antimafia, che troppo spesso finiscono per scontrarsi sullo stesso campo;
a procedere nel percorso di riduzione dell'onerosità a carico dei cittadini e delle imprese connesse alla richiesta di dati e documenti da parte delle Pubbliche Amministrazioni, disponendone l'acquisizione attraverso l'utilizzo delle banche dati; per le imprese ridurre gli oneri introducendo un criterio di proporzionalità tra l'onerosità degli adempimenti e la loro dimensione; disporre l'entrata in vigore immediata di tutte le nuove disposizioni del codice dell'amministrazione digitale;
a modificare il procedimento civile e penale per garantire una ragionevole durata del processo, intervenendo soprattutto sulla professionalizzazione manageriale dei presidenti dei tribunali, sulla digitalizzazione del processo e sullo snellimento dei codici semplificandone la procedura;
ad intensificare la lotta alla corruzione e alla concussione, che coinvolge la Pubblica Amministrazione, attraverso un inasprimento delle pene per i reati di falso in bilancio e frode fiscale, e l'introduzione del reato di auto riciclaggio ed una rivalutazione della normativa sulla prescrizione, che si ritiene essere troppo breve;
a contrastare le infiltrazioni della criminalità organizzata negli appalti pubblici con l'introduzione, tra le cause di risoluzione del contratto di appalto, anche delle sentenze di condanna definitiva per gravi reati che riguardino i soggetti subappaltanti;
a destinare i risparmi effettuati con la riforma dello strumento militare per migliorare la gestione corrente della formazione del personale e della gestione dei mezzi, a fronte di una riduzione di nuovi investimenti in sistemi d'arma e a valutare l'assegnazione delle strutture militari in dismissione, localizzate in luoghi strategici delle città, per nuove funzioni che consentano per le altre amministrazioni risparmi in contratti di locazione;
ad abbandonare, in via definitiva, il programma per la produzione e l'acquisto dei previsti cacciabombardieri Joint Strike Fighter, parallelamente ad una riconversione delle industrie che operano nella produzione degli stessi;
a rivalutare la necessità di ogni singola missione militare all'estero non solo dal punto di vista economico ma anche e soprattutto per rispettare il dettame costituzionale indicato dall'articolo 11;
a garantire per il prossimo triennio maggiori ed adeguate risorse per investire nella scuola, nella università e nella ricerca, rinunciando al piano dei tagli operati negli ultimi due anni, affinché il nostro diventi un sistema di istruzione veramente innovativo e capace di competere con le nuove tecnologie e con l'evoluzione progressiva dei sistemi di produzione;
a reperire sufficienti risorse da destinare con urgenza alla messa in sicurezza delle infrastrutture a rischio sismico ed idrogeologico ed alla riqualificazione ed efficientamento energetico degli edifici scolastici pubblici;
a realizzare un piano d'investimenti pluriennale per i beni culturali, non limitandosi ad interventi straordinari dettati solo dall'urgenza e dalla contingenza, ma attraverso una seria programmazione che veda il coinvolgimento e la responsabilizzazione delle regioni;
ad adottare politiche finalizzate al rifinanziamento della sanità, puntando ad una diversa ripartizione delle voci di spesa dedicate ai tre tipi di prevenzione sanitaria, passando da una prevenzione secondaria che comprende il maggior capitolo di spesa del Servizio sanitario nazionale ad un potenziamento della prevenzione primaria e della prevenzione terziaria, ossia la presa in carico a livello locale e domiciliare da parte di équipe multidisciplinari;
ad intervenire con misure più incisive per contrastare la povertà, nell'ambito di una più ampia riforma del welfare, con l'istituzione del «reddito di cittadinanza», affinché tutti coloro che hanno perso il lavoro o che ne sono alla ricerca, possano comunque vivere con dignità;
a porre maggiore attenzione alle misure nel campo della disabilità, definendo iniziative in termini di benefici economici a tutti i familiari che assistono un loro congiunto ammalato e/o disabile; infine a prevedere, per quanto riguarda la «tutela delle donne», forme preventive di tutela più adeguate, in un'ottica di prevenzione primaria;
ad avviare progetti di social housing senza il consumo di altro territorio ma recuperando quello già costruito, che potrebbero «liberare» oltre 100 miliardi di euro di disponibilità di credito da parte delle banche;
a promuovere una vera conversione della politica economica, puntando in modo netto sulla valorizzazione dell'economia verde, attraverso un più adeguato finanziamento del Fondo Kyoto e l'avvio di politiche incentivanti delle «buone pratiche» ambientali;
a prorogare e rendere strutturali le detrazioni fiscali del 55 per cento per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici, con l'obiettivo di dare impulso in modo «virtuoso» al comparto edilizio, la cui funzione di traino per l'economia del paese non può più essere legata alla devastazione del territorio;
a promuovere una politica di gestione del territorio che anteponga la tutela del paesaggio e la difesa del suolo alle scelte di tipo speculativo, impedendo nuovo consumo di suolo e avviando programmi di riqualificazione urbana e di messa in sicurezza del territorio, sismica e idrogeologica;
a rivalutare il piano delle opere pubbliche, espungendone quelle più costose e più dannose per il territorio e per l'ambiente - come la tratta Alta velocità ferroviaria Torino-Lione -, che dovrà superare l'attuale impostazione priva di una visione strategica e affermare una nuova visione che tenga conto delle vere priorità del Paese in tema di infrastrutture di pubblica utilità: messa in sicurezza del territorio; riequilibrio modale del trasporto di merci e persone, attualmente eccessivamente sbilanciato a favore della gomma; sistemazione ed efficientamento delle reti idriche; valorizzazione e riqualificazione dei centri urbani; avvio di infrastrutture e programmi per lo sviluppo e la diffusione della mobilità sostenibile; potenziamento delle reti di trasporto pubblico, urbano ed extraurbano;
a sviluppare una politica energetica che punti chiaramente alla riduzione del consumo di combustibili fossili, al rispetto degli accordi internazionali relativi al Protocollo di Kyoto, all'affrancamento dalla dipendenza energetica dall'estero, alla sostenibilità economica evitando incentivi economici a favore di lobbies, mirando alla riduzione dell'inquinamento e dei conseguenti danni alla salute e all'ambiente;
ad affrontare le criticità preesistenti, in particolare per quanto attiene le bonifiche dei siti di interesse nazionale (SIN) a partire dalla straordinaria emergenza sanitaria ed ambientale dell'ILVA di Taranto, per la quale è auspicabile un intervento immediato per garantire la tutela della salute dei cittadini;
a velocizzare i pagamenti dei debiti dello Stato con le imprese e i cittadini attraverso la cessione prosoluto verso le banche, o meglio, attraverso la Cassa depositi e prestiti, la quale liquiderà il dovuto alle imprese tramite gli sportelli di Poste italiane e comunque attraverso la compensazione con altre tasse dovute o girabili ad altre aziende (favorendo la rete impresa);
ad attuare con gli strumenti della politica nazionale un'efficace lotta alla contraffazione nelle dogane e sul territorio, in difesa dei consumatori e della produzione nazionale;
ad avviare una riforma del lavoro che, come previsto dalle direttive europee, contempli quale prima tipologia di contratto quella a tempo indeterminato e solo per esigenze organizzative quella a tempo determinato;
a riformare la legge n. 92 del 2012, la cosiddetta «riforma Fornero», prevedendo, in particolare, l'abrogazione delle norme previdenziali come punto di partenza per un riordino dell'intero ambito al fine di garantire il diritto alla pensione a tutti i lavoratori in un età dignitosa, in particolare per chi svolge lavori usuranti;
a garantire la stabilizzazione del personale precario non dirigenziale nella Pubblica Amministrazione come disposto dal comma 560 dell'articolo 1 della legge n. 296 del 2000;
ad incrementare il tasso di occupazione femminile, anche attraverso la conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro;
a realizzare un piano d'interventi, non a pioggia, che consenta al Mezzogiorno d'Italia di liberarsi, attuando una reale e dura lotta alla criminalità organizzata, contrastando la «mala politica» per attrarre investimenti stabili nel territorio e trasformare il Sud in motore per il rilancio dell'Italia verso uno sviluppo eco-sostenibile: punto di snodo di una nuova politica europea che riconsideri fra i suoi interessi d'intervento anche i popoli del Sud del mediterraneo e del mondo;
in materia di agricoltura: a porre in essere tutte le misure necessarie affinché l'agricoltura, nel rispetto dell'ambiente e della salute umana, abbia l'obiettivo non solo di fare da traino per l'economia del Paese ma anche di migliorare la qualità della vita. A tal fine, si impegna il Governo:
a) ad individuare, in considerazione della palese inefficacia della Politica agricola comune (PAC), strade alternative per incrementare la produzione agricola italiana senza intaccarne la qualità, salvaguardando i prodotti locali di specie autoctone, riducendo al massimo il ricorso a tecniche che prevedano il ricorso a molecole di sintesi e preservando il paesaggio nonché l'integrità e la fertilità del suolo;
b) a riconsiderare la politica della Grande distribuzione organizzata (GDO) in direzione del sostegno dei piccoli produttori, valorizzando la filiera corta e la tutela del marchio Made in Italy;
c) a disincentivare pratiche insostenibili in agricoltura quali l'allevamento intensivo nell'industria zootecnica e nell'acquacoltura, riducendo il consumo di carne e aumentando i controlli sul pescato;
d) a procedere al riordino degli enti che fanno capo al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali.
(6-00006)
MOLINARI, CRIMI, AIROLA, ANITORI, BATTISTA, BENCINI, BERTOROTTA, BIGNAMI, BLUNDO, BOCCHINO, BOTTICI, BUCCARELLA, CAMPANELLA, CAPPELLETTI, CASALETTO, CASTALDI, CATALFO, CIAMPOLILLO, CIOFFI, COTTI, DE PIETRO, DE PIN, DONNO, ENDRIZZI, FATTORI, FUCKSIA, GAETTI, GAMBARO, GIARRUSSO, GIROTTO, LEZZI, LUCIDI, MANGILI, MARTON, MONTEVECCHI, MORONESE, MORRA, NUGNES, PAGLINI, PEPE, PETROCELLI, ROMANI MAURIZIO, SCIBONA, SERRA, SIMEONI, TAVERNA, VACCIANO
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