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venerdì 19 ottobre 2018
Cucchi, ascoltato in Procura un altro carabiniere
VENERDÌ 19 OTTOBRE 2018 19.05.20
POLIZIASICUREZZASALUTE
Cucchi, ascoltato in Procura un altro carabiniere
Cucchi, ascoltato in Procura un altro carabiniere In qualità di testimone il carabiniere Gianluca Colicchio Roma, 19 ott. (askanews) - Continua l'inchiesta della Procura di Roma dopo le ultime rivelazioni sul pestaggio subito da Stefano Cucchi, deceduto all'ospedale Pertini il 22 ottobre del 2009, sei giorni dopo essere stato arrestato per stupefacenti. Oggi è stato ascoltato in Procura, a piazzale Clodio, in qualità di testimone il carabiniere Gianluca Colicchio, che alternandosi col collega Francesco Di Sano, ebbe in custodia alla caserma di Tor Sapienza il giovane geometra. Il militare dell'Arma ha risposto alle domande del pm Giovanni Musarò, alla presenza del capo della Squadra Mobile della polizia, Luigi Silipo. Il 17 aprile scorso, durante l'udienza del processo a 5 carabinieri, Colicchio spiegò di aver fatto una nota sullo stato di salute di Cucchi al suo arrivo in caserma e ammise di riconoscere la propria firma ma di non aver scritto lui un'altra nota, molto più sfumata, datata 26 ottobre, sulle condizioni del giovane. Nel primo documento Cucchi spiegava di "avere forti dolori al capo, giramenti di testa, tremore e di soffrire di epilessia". Nell'aggiornamento si leggeva invece: "Cucchi dichiarava di soffrire di epilessia, manifestando uno stato di malessere generale verosimilmente attribuito al suo stato di tossicodipendenza e lamentandosi del freddo e della scomodità della branda in acciaio". In aula, Colicchio riconobbe come propria la firma apposta anche in questa seconda versione, ma ammise che non era veritiera. "E' strana perché porta la mia firma, ma io non la ricordo. Nella seconda ci sono dei termini che io non uso, non la riconosco", disse. Intanto il settimanale l'Espresso ha reso noto che domenica pubblicherà un reportage sul caso. Si farà riferimento ancora una volta, insomma, a documenti modificati, registrazioni sparite, depistaggi, testi ridotti al silenzio e militari promossi dopo i fatti. "Chi ha protetto i carabinieri colpevoli delle violenze su Stefano Cucchi? Da chi è partito l'ordine di cambiare in corso d'opera le annotazioni sull'arresto del geometra romano?", si chiede il periodico. Nel servizio pubblicato dall'Espresso si descrive come troppi sono ancora i nodi da sbrogliare. "Per esempio la scomparsa dei cd con le registrazioni delle comunicazioni con la sala operativa effettuate la notte dell'arresto. Erano depositati sia in corte d'Appello sia in corte d'Assise. Più che un danno, alla fine, si è rivelato una beffa, perché la procura ha richiesto, ottenendole, delle nuove copie." Insomma - si spiega - in questi nove anni di inchieste e processi c'è stata la presenza costante di una mano invisibile che ha fatto di tutto per rallentare o peggio annacquare le prove. Il caso Cucchi, intorbidito dalle menzogne di chi, invece, dovrebbe battersi per garantire la sicurezza e il rispetto delle leggi. Nav 20181019T190517Z
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