SABATO 03 AGOSTO 2019 20.02.12
Commercio: digital tax e lobby Irlanda minacciano accordo Usa-Gb =
(AGI) - Roma, 3 ago. - Appena pochi giorni fa Donald Trump
aveva promesso a Boris Johnson un accordo commerciale
"straordinario" tra Stati Uniti e Gran Bretagna. Oggi i
negoziati rischiano gia' di saltare sul nascere a causa della
'digital tax' varata lo scorso anno dal governo May e,
soprattutto, della potente comunita' irlandese americana, che
non ha nessuna intenzione di assistere a una Brexit senza
accordo che comporti il ripristino dei controlli doganali tra
le due Irlande.
Londra, a partire dal prossimo aprile, imporra' una tassa
pari al 2% dei ricavi generati in Gran Bretagna dalle grandi
compagnie digitali Usa, come Facebook, Amazon e Google. Si
tratta di un tema al quale l'opinione pubblica non e'
indifferente, data la facilita' con la quale i colossi della
Silicon Valley riescono ad aggirare il fisco nei Paesi europei
finendo per versare pressoche' nulla all'erario.
La misura dovrebbe generare entrate aggiuntive pari a 275
milioni di sterline, circa 300 milioni di euro. Secondo il
Telegraph, le autorita' americane hanno informato "a vari
livelli" il governo britannico che, se la tassa non verra'
ritirata, i negoziati per un accordo commerciale non partiranno
nemmeno, con buona pace di Johnson che aveva promesso una
"trattativa rapida" con Washington. Anche qualora il premier,
che a Westminster ha una maggioranza di un solo seggio,
riuscisse a soddisfare la richiesta statunitense, i suoi
problemi non finirebbero certo qui. Sul fronte commerciale la
"relazione speciale" tra le due sponde dell'anglosfera dovra'
superare un altro ostacolo, forse finora sottovalutato da
Londra: la potente lobby irlandese, che al Congresso e'
equamente distribuita tra Repubblicani e Democratici. (AGI)
Rus (Segue)
032001 AGO 19
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SABATO 03 AGOSTO 2019 20.02.18
Commercio: digital tax e lobby Irlanda minacciano accordo Usa-Gb (2)=
(AGI) - Roma, 3 ago. - Forte di 54 membri tra Camera e Senato,
il caucus degli Amici dell'Irlanda e' copresieduto dal
democratico del Massachusetts Richard Neal, che presiede
inoltre il Ways and Means Committee della Camera dei
Rappresentanti. La Commissione ha il potere di mantenere in
sospeso a tempo indefinito qualsiasi accordo commerciale. E i
discendenti degli immigrati irlandesi, che costituiscono circa
il 10% della popolazione statunitense, non intendono far
passare alcuna intesa che non scongiuri il risorgere di una
frontiera tra le due Irlande.
Nel mirino c'e' la promessa di Johnson di cancellare il
cosiddetto 'backstop', ovvero la clausola, presente
nell'accordo sulla Brexit stretto tra Theresa May e Bruxelles,
in virtu' della quale al confine tra Dublino e Belfast
resteranno in vigore le dinamiche commerciali del mercato
comune europeo finche' non verra' negoziato un nuovo regime di
scambi tra Regno Unito e Unione europea. Il 'backstop' e' stato
la bestia nera dei duri e puri del 'Leave' che, capeggiati da
Johnson e Jacob Rees-Mogg, bloccarono a Westminster ogni
accordo di divorzio stretto da May con la Ue fino a
costringerla alle dimissioni. Con il 'backstop', argomentavano
i 'Brexiteer', l'Irlanda del Nord, e quindi tutta la Gran
Bretagna, manterrebbe un piede nel mercato comune. Pur
alludendo a tecnologie avanzate che avrebbero risolto il
problema, i falchi dei 'tories' non hanno pero' mai avanzato
alcuna proposta esauriente per rimpiazzare il 'backstop' senza
ripristinare controlli doganali al confine, cosa che Johnson ha
pur promesso di evitare.
E la questione va molto oltre un gruppo di pressione che fa
gli interessi della comunita' che rappresenta. Il mantenimento
di un confine 'aperto' tra le due Irlande e' infatti una delle
architravi del 'Good Friday Agreement', il trattato siglato il
10 ottobre 1998 che pose fine ai conflitti tra repubblicani
cattolici e lealisti protestanti che insanguinarono l'Irlanda
del Nord per 30 anni. Proprio gli Stati Uniti furono i registi
della storica intesa che porto' l'Ira a deporre le armi, e
ancora oggi ne restano i garanti. Firmare un accordo
commerciale con un Regno Unito che ripristini un 'hard border'
tra le due Irlande sarebbe quindi un'aperta violazione
dell'accordo.
Pete King, il copresidente repubblicano del Friends of
Ireland caucus, in una conversazione con il 'Guardian' ha
definito una 'provocazione superflua' l'annuncio di Johnson di
voler far piazza pulita del 'backstop' e ha promesso di essere
pronto a sfidare Trump su questo fronte.
Martedi' scorso il primo ministro irlandese, Leo Varadkar,
ha chiarito all'omologo di Londra che il 'backstop' non si
tocca. Una risolutezza nella quale e' sostenuto da amici
potenti, che non stanno quindi tutti a Bruxelles. Ne' Trump
puo', in vista delle presidenziali, permettersi di alienarsi le
simpatie della comunita' irlandese, che e' per giunta assai
diffusa in quegli 'Swing States' che tradizionalmente decidono
il voto. (AGI)
Rus
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