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mercoledì 18 settembre 2019

TUMORI: CARCINOMA SPINOCELLULARE AVANZATO, SVOLTA DALL'IMMUNOTERAPIA =

MERCOLEDÌ 18 SETTEMBRE 2019 14.29.53

TUMORI: CARCINOMA SPINOCELLULARE AVANZATO, SVOLTA DALL'IMMUNOTERAPIA =

ADN0785 7 CRO 0 ADN CRO NAZ TUMORI: CARCINOMA SPINOCELLULARE AVANZATO, SVOLTA DALL'IMMUNOTERAPIA = Atteso in Italia il primo farmaco, speranza per il 3% di malati in cui il cancro cutaneo avanza Milano, 18 set. (AdnKronos Salute) - "Quando lo scopri ti dicono solo che è un tumore della pelle. Non ti dicono che può essere molto di più": aggressivo, invasivo, deturpante, mortale. Patrizia, 61 anni, fa parte di quella piccola quota di pazienti che il carcinoma cutaneo a cellule squamose (Cscc, o spinocellulare), 11 mila casi l'anno stimati in Italia, non riescono a estirparlo con la chirurgia o la radioterapia. Per questi malati, 3 su 100, il Cscc progredisce in forme localmente avanzate o metastatiche. Sopravvivenza media inferiore ai 2 anni. Almeno in passato, perché a luglio l'Agenzia europea del farmaco Ema ha approvato la prima immunoterapia mirata alle forme più difficili di Cscc. Per gli esperti "una vera e propria svolta", attesa anche in Italia dove è ancora in corso la negoziazione con l'Aifa. Se n'è parlato oggi a Milano durante un incontro promosso da Sanofi Genzyme, che con Regeneron ha sviluppato l'anticorpo monoclonale anti Pd-1 cemiplimab. "Toglie il freno che il tumore ha messo sul sistema immunitario, lasciando libero l'acceleratore delle naturali difese dell'organismo", è la metafora usata da Paolo Bossi, professore di oncologia medica all'università di Brescia. Gli specialisti ci tengono a "non fare terrorismo", a chiarire che "nel 97% dei casi il Cscc è ben gestibile e curabile". Ma nel 3% no ed è per questi pazienti che "c'è urgenza d'azione", sottolinea Iris Zalaudek, direttrice della Clinica dermatologica dell'azienda sanitaria universitaria integrata di Trieste, presidente dell'International Dermoscopy Society. E' per loro che "oggi mancano protocolli standardizzati", evidenzia la specialista che insieme a Bossi siede nel comitato multidisciplinare impegnato ad aggiornare le linee guida nazionali sul tema in seno all'Aiom (Associazione italiana di oncologia medica). Perché quando dopo la chirurgia e la radioterapia il cancro torna, e dopo un nuovo intervento ritorna ancora e poi ancora, "nel 60% dei casi non si fa più niente". A volte non si può, altre non può più sopportarlo il malato: "Di nuovo sotto i ferri per la terza volta no", dice Patrizia in un video di Elma Research che racconta le storie di alcuni pazienti. Persone che il male sfigura soprattutto su viso, orecchie, collo, braccia e gambe, e che ora possono tornare a sperare. (segue) (Red/AdnKronos) ISSN 2465 - 1222 18-SET-19 14:29 NNNN

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