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giovedì 28 maggio 2020

Usa: Trump minaccia i social, l'arma e' la 'Sezione 230' (




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Usa: Trump minaccia i social, l'arma e' la 'Sezione 230' =

(AGI) - Roma, 28 mag. - Trump non puo' "chiudere" un social network. Ma puo' rendergli la vita molto difficile. Ed e' quello che sta provando a fare con un provvedimento che potrebbe riscrive le regole delle responsabilita' da assegnare alle piattaforme. Da anni il presidente degli Stati Uniti accusa i social di censurare la voce dei conservatori. Adesso, dopo l'ultimo bisticcio con Twitter (reo di aver segnalato un cinguettio presidenziale come non attendibile), si passa dalle minacce alle carte bollate. Lo strumento scelto e' un ordine esecutivo. Secondo la bozza, letta da Reuters e Washington Post, l'obiettivo e' ritoccare la "Sezione 230" del Communications Decency Act, che afferma: "Nessun fornitore di un servizio informatico interattivo puo' essere considerato l'editore di qualsiasi informazione pubblicata da un altro fornitore di contenuti informativi". (AGI)Di2/Arc (Segue) 281344 MAG 20 NNNN
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Usa: Trump minaccia i social, l'arma e' la 'Sezione 230' (2)=

(AGI) - Roma, 28 mag. - In sostanza, queste poche parole permettono a Twitter, Facebook e Google di non accollarsi la responsabilita' di tutto cio' che viene postato dagli utenti. E' chiaro quindi che mettere le mani su questa norma potrebbe minare alle basi la tenuta dei social network. Dipende da quanto intenso sara' l'intervento, che sara' demandato alla Federal Communications Commission. Dire che le piattaforme sono responsabili di tutto, come lo e' un giornale per ogni articolo pubblicate, renderebbe la situazione ingestibile. Non solo per i social ma anche per le attivita' economiche che ci girano attorno. Ma e' improbabile che si vada in questa direzione. Si potrebbe invece rendere piu' semplice portare Zuckerberg o Dorsey in tribunale. Anche in questo caso, molto dipenderebbe dai dettagli: allargare molto le maglie vorrebbe dire intasare le societa' di cause, anche perche' il concetto di "censura" invocato da Trump e' sfumato. Non e' un caso che i social abbiano sempre rigettato l'idea di considerarsi 'editori' dei contenuti pubblicati, rispondendone in toto dal punto di vista legale. Zuckerberg lo ha detto chiaramente durante le sue audizioni al Congresso americano nel 2018 ("Siamo in parte responsabili di cio' che viene pubblicato, ma non produciamo contenuti", disse allora). E lo scorso febbraio lo ha ribadito alla Security Conference di Monaco, dove ha definito Facebook come qualcosa a meta' tra un giornale tradizionale e una telco: non siamo sempre responsabili di cio' che viene pubblicato sulla piattaforma a differenza dei media tradizionali, siamo piu' simili alle societa' di telecomunicazioni che veicolano i contenuti attraverso le loro reti, come i dati trasmessi durante una videoconferenza. (AGI)Di2/Arc (Segue) 281344 MAG 20 NNNN
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Usa: Trump minaccia i social, l'arma e' la 'Sezione 230' (3)=

(AGI) - Roma, 28 mag. - La "Sezione 230" e' molto dibattuta. Per gli oltranzisti della liberta' di parola, Facebook, Twitter o Google non dovrebbero essere responsabili di nulla. Per i critici, la legge ha (piu' o meno direttamente) concesso alle piattaforme uno scudo normativo che ha permesso loro di ignorare i rischi legati ai contenuti nocivi. O quantomeno, in assenza di un pungolo, di ritardare gli interventi degli ultimi anni. La Sezione, d'altronde, e' del 1996 e (come si nota sin dal vocabolario utilizzato) non contempla i social network. Il problema quindi, Trump o non Trump, esiste: quell'immunita' quasi totale e' sta infatti gia' scalfita con la legge "Fosta-Sesta", ma solo nei casi di reati a sfondo sessuale. A firmare la legge, nel 2018, e' stato Trump, ma su proposta bipartisan del Congresso. (AGI)Di2/Arc 281344 MAG 20 NNNN

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