NEL CAMPO DEI SEMICONDUTTORI, FUGA DI CERVELLI DALL'EUROPA ALLA CINA
Sono
oltre 30.000 gli esperti che le grandi aziende tecnologiche europee,
per lo più produttrici di semiconduttori e apparecchiature per le
telecomunicazioni, hanno perso negli ultimi due decenni a favore di
quelle cinesi. La società di sicurezza Strider Technologies Inc., con
sede nello Utah, ha estratto dati open source, tra cui riviste
scientifiche, depositi di brevetti e altri documenti pubblici in Cina
per misurare la migrazione, precedentemente non quantificata. I
risultati alimentano timori sulle ambizioni tecnologiche della Cina, in
particolare nel settore dei semiconduttori (area in cui gli USA e
alleati hanno esteso i divieti di esportazione nell'ultimo anno). Da
anni, del resto, i funzionari statunitensi temono che la Cina incentivi
il furto di proprietà intellettuale con un vasto sistema di sovvenzioni
in denaro, agevolazioni fiscali e altri vantaggi progettati per indurre i
cinesi all'estero a riportare competenze e segreti commerciali.
Il
ministero degli Esteri cinese ha respinto le conclusioni di Strider,
società che - a detta di Pechino - "ha già in precedenza pubblicato
rapporti pieni di falsità che diffamano e attaccano la Cina" mentre "lo
scambio di talenti tra la Cina e l'estero non è diverso da quello di
altri paesi".
Le aziende europee che hanno perso la maggior parte
dei dipendenti in favore delle aziende cinesi includono Nokia Oyj,
Ericsson AB, Siemens AG, Robert Bosch GmbH e NXP, secondo il
rapporto. Aziende che, insieme, danno lavoro a circa 950.000
persone. Huawei Technologies Co., ZTE Corp., Lenovo Group Ltd. e
Nexperia di Wingtech Technology Co. sono stati tra i beneficiari di
questo esodo. "Portano con sé un'enorme quantità di conoscenza e
informazioni sulla 'nave madre'" dice Petri Kuivala, consulente per la
sicurezza di Hoxhunt Oy ed ex dirigente di Nokia e NXP. "Dubito che
l'entità del fenomeno sia stata ben compresa dai leader del settore".
(Fonte: Bloomberg)
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