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martedì 26 ottobre 2010

Uno dei tanti interessanti editoriali/risposte di Marco Travaglio, che questa volta risponde a un “vecchio iscritto al Pci” che si lamenta sul perché il giornalista se la prenda con il Partito Democratico.La risposta fornita da Travaglio dovrebbe essere letta attentamente, ed in particolar modo per coloro i quali hanno votato il PD, e per comprendere meglio su quali siano state le cause, concause e autori dei 16 anni di permanenza sul proscenio politico di B. suggerirei una approfondita lettura di libro dello stesso Travaglio “AD PERSONAM 1994-2010 Così destra e sinistra hanno privatizzato la democrazia” editore Chiare Lettere. Da qui la vera necessità di svecchiare la politica




QUESITO:È stato chiesto come computare il congedo per malattia del bambino di età inferiore a tre anni, qualora il periodo di assenza sia giustificato da distinti certificati medici intervallati da giornate di riposo




Ai sensi dell’art. 47, comma 1 del T.U. 151/01, nonché dell’art. 15 del D.P.R. 170/2007, il dipendente può assentarsi dal lavoro, per l’insorgenza di una malattia del figlio di età inferiore a tre anni, producendo un certificato di malattia rilasciato da un medico specialista del Servizio Sanitario Nazionale o con esso convenzionato, che deve ricomprendere l’intero periodo durante il quale il dipendente risulti assente dal servizio a titolo di congedo per malattia del figlio.Ad identiche conclusioni si deve pervenire anche nel caso di produzione di più certificati medici seppure, tra i documenti, nell’intervallo di tempo intercorrente tra i periodi coperti dalla documentazione sanitaria, ricadano giornate in cui sia previsto, per il dipendente, il riposo.

Visite mediche specialistiche e vaccinazioni del bambino - richiesta del congedo straordinario per gravi motivi

"REPORT. GABANELLI:RAI TOGLIE TUTELA?VUOL DIRE CHE NON CI VOGLIONO" - ALLARME LIBERTA' DI ESPRESSIONE E DI STAMPA .DIFENDIAMO L'INFORMAZIONE CHE VOGLIAMO


 3^ PICCOLA NEWS POLITICO Report, Gabanelli: "La Rai toglie la tutela? Vuol dire che non ci vogliono"
La giornalista: "Non e' impossibile ripulire l'azienda dall'inquinamento dei partiti"

ROMA - "Se la tv pubblica trasmette un programma d'inchiesta in
prima serata senza tutelare le persone che ci lavorano, vuol dire
che quel programma non lo vuole. Punto". Milena Gabanelli
commenta cosi', intervistata da
Ffwebmagazine(www.ffwebmagazine.it), periodico online della
Fondazione Farefuturo, la 'minaccia' avanzata dalla direzione
generale Rai di togliere a Report la tutela legale. "Non siamo
stati messi all'indice- spiega Gabanelli- siamo stati criticati.
Ma non ci si possono attendere carezze quando metti il dito sui
nervi scoperti. Quello che avviene al settimo piano di viale
Mazzini lo leggo sui giornali, io lavoro in via Teulada dove ci
sono le redazioni che producono buona parte dei programmi che
vanno in onda. Con molte difficolta'. E in via Teulada i
dirigenti di viale Mazzini, purtroppo, non si vedono spesso. Sul
pluralismo posso dire questo: per ora nessuno mi ha mai impedito
di trattare un argomento piuttosto che un altro". Certo, continua
la giornalista, "se avessi voluto una vita tranquilla non avrei
scelto questo mestiere: gli attacchi sono nel conto".
Sull'accusa di 'politicizzazione' delle sue inchieste, la
conduttrice di Report risponde cosi': "Nel nostro Paese si
declina tutto politicamente, quando invece la domanda dovrebbe
essere: 'È vero o falso cio' che viene raccontato?'". E per
quanto riguarda la Rai, secondo Gabanelli "ripulirla
dall'inquinamento dei partiti non e' un'impresa impossibile,
basta volerlo".
26 ottobre 2010

(Com/Vid/ Dire)
14:30 26-10-10 begin_of_the_skype_highlighting              30 26-10-10      end_of_the_skype_highlighting

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RAI: BONELLI, REPORT? DA NOI NON C'E' SPAZIO LIBERA INFORMAZIONE =
(AGI) - Roma, 26 ott. - In Italia non c'e' piu' spazio per la
libera informazione, questo e' ormai e' evidente. Lo dice in
una nota il presidente nazionale dei Verdi per la Costituente
ecologista Angelo Bonelli in merito alla vicenda di Report, la
trasmissione curata dalla Gabbanelli. "Se le forze sociali ed
imprenditoriali democratiche hanno a cuore il destino di questo
paese - aggiunge - si attivino per creare una televisione
alternativa in grado di ospitare le trasmissioni come Report,
Presa Diretta, Anno Zero, Ballaro' e tutte le altre
trasmissioni d'inchiesta che il servizio pubblico sta
progressivamente spingendo fuori dai palinsesti. Questo
consentirebbe di creare un'alternativa non politica ma
culturale al berlusconismo che, ogni giorno che passa fa
affondare il paese". Per Bonelli, "le notizie secondo cui la
Rai intende togliere la tutela legale a Report sono una nuova
intimidazione nei confronti del programma della Gabbanelli -
conclude - Stiamo assistendo ad un tentativo di golpe
mediatico: gli italiani hanno il diritto ad un'informazione
libera ed in grado di raccontare quello che accade e non quello
che Berlusconi vuole che si racconti".

Red
261541 OTT 10

NNNN
RAI: GABANELLI, CI TOLGONO TUTELA? VUOL DIRE CHE NON CI VOGLIONO =
PER ORA NESSUNO MI HA IMPEDITO DI TRATTARE QUALCOSA

Roma, 26 ott. (Adnkronos) - ''Se la tv pubblica trasmette un
programma d'inchiesta in prima serata senza tutelare le persone che ci
lavorano, vuol dire che quel programma non lo vuole. Punto''. Milena
Gabanelli commenta cosi', intervistata da Ffwebmagazine
(www.ffwebmagazine.it), periodico online della Fondazione Farefuturo,
la 'minaccia' avanzata dalla direzione generale Rai di togliere a
Report la tutela legale.

''Non siamo stati messi all'indice - spiega Gabanelli - siamo
stati criticati! Ma non ci si possono attendere carezze quando metti
il dito sui nervi scoperti... Quello che avviene al settimo piano di
viale Mazzini lo leggo sui giornali, io lavoro in via Teulada dove ci
sono le redazioni che producono buona parte dei programmi che vanno in
onda. Con molte difficolta'. E in via Teulada i dirigenti di viale
Mazzini, purtroppo, non si vedono spesso. Sul pluralismo posso dire
questo: per ora nessuno mi ha mai impedito di trattare un argomento
piuttosto che un altro''.

Certo, continua la giornalista, ''se avessi voluto una vita
tranquilla non avrei scelto questo mestiere: gli attacchi sono nel
conto''. Sull'accusa di 'politicizzazione' delle sue inchieste, la
conduttrice di Report risponde cosi': ''Nel nostro paese si declina
tutto politicamente, quando invece la domanda dovrebbe essere: 'E'
vero o falso cio' che viene raccontato?'''. E per quanto riguarda la
Rai, secondo Gabanelli ''ripulirla dall'inquinamento dei partiti non
e' un'impresa impossibile, basta volerlo''.

(Pol-Leb/Gs/Adnkronos)
26-OTT-10 13:31
RAI: MERLO (PD), GIU' LE MANI DALLA GABANELLI =

Roma, 26 ott. (Adnkronos) - ''Report, checche' se ne dica, e'
uno dei pochi esempi di vero giornalismo di inchiesta del servizio
pubblico radiotelevisivo. Non sono previsti monologhi degli invitati,
comizi dei conduttori e propaganda di schieramento politico.
Semplicemente si approfondiscono i temi. Se qualcuno pensa adesso di
togliere la tutela legale a questo programma, non solo non si
accetterebbe piu' il giornalismo di inchiesta nella Rai ma si
lancerebbe un messaggio di normalizzazione dell'informazione che
impoverirebbe definitivamente il servizio pubblico nel nostro paese''.
Lo dice Giorgio Merlo, Pd, vicepresidente della commissione di
Vigilanza Rai.

(Pol-Leb/Ct/Adnkronos)
26-OTT-10 13:24

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RAI: IDV, VIA TUTELA A REPORT? DG PROSEGUE NORMALIZZAZIONE =
(AGI) - Roma, 26 ott. - Se Masi toglie la tutela legale a
Report ci opporremo in Parlamento e nelle piazze. Con la sua
gestione la Rai sta favorendo la concorrente Mediaset. Il dg,
infatti, ostacola apertamente i programmi di maggior successo e
sta proseguendo la normalizzazione della Rai. Le voci contrarie
a Berlusconi vengono zittite e, quando non e' possibile,
ostacolate con tutti i mezzi a disposizione. Annozero, Vieni
via con me, blu notte, Parla con me, Report, sono tutti esempi
di questo accanimento contro l'informazione libera. Lo afferma
in una nota il portavoce dell'Italia dei Valori, Leoluca
Orlando. "Masi sta eseguendo il diktat del premier che e'
emerso dalle intercettazioni di Trani - conclude Orlando -
chiudere i programmi non allineati. Per questo continuiamo ad
affermare che il suo incarico e' incompatibile con quello del
servizio pubblico".
Red
261216 OTT 10
REPORT. GABANELLI:RAI TOGLIE TUTELA?VUOL DIRE CHE NON CI VOGLIONO
'NON IMPOSSIBILE RIPULIRLA DA INQUINAMENTO DEI PARTITI'

(DIRE) Roma, 26 ott. - "Se la tv pubblica trasmette un programma
d'inchiesta in prima serata senza tutelare le persone che ci
lavorano, vuol dire che quel programma non lo vuole. Punto".
Milena Gabanelli commenta cosi', intervistata da
Ffwebmagazine(www.ffwebmagazine.it), periodico online della
Fondazione Farefuturo, la 'minaccia' avanzata dalla direzione
generale Rai di togliere a Report la tutela legale.
"Non siamo stati messi all'indice- spiega Gabanelli- siamo
stati criticati. Ma non ci si possono attendere carezze quando
metti il dito sui nervi scoperti. Quello che avviene al settimo
piano di viale Mazzini lo leggo sui giornali, io lavoro in via
Teulada dove ci sono le redazioni che producono buona parte dei
programmi che vanno in onda. Con molte difficolta'. E in via
Teulada i dirigenti di viale Mazzini, purtroppo, non si vedono
spesso. Sul pluralismo posso dire questo: per ora nessuno mi ha
mai impedito di trattare un argomento piuttosto che un altro".
Certo, continua la giornalista, "se avessi voluto una vita
tranquilla non avrei scelto questo mestiere: gli attacchi sono
nel conto".
Sull'accusa di 'politicizzazione' delle sue inchieste, la
conduttrice di Report risponde cosi': "Nel nostro paese si
declina tutto politicamente, quando invece la domanda dovrebbe
essere: 'È vero o falso cio' che viene raccontato?'". E per
quanto riguarda la Rai, secondo Gabanelli "ripulirla
dall'inquinamento dei partiti non e' un'impresa impossibile,
basta volerlo".

(Com/Vid/ Dire)
11:24 26-10-10

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QUESITO: E’ stato chiesto di conoscere se l’appartenente alla Polizia di Stato possa svolgere le funzioni di rappresentante di lista per un partito politico. (risposta dipartimento P.S.)

Al riguardo, giova rappresentare preliminarmente che per gli appartenenti ai ruoli della Polizia di Stato l'assunzione della carica di rappresentante di lista si pone in contrasto con l'art. 81 della legge 121/1981.
La disposizione citata infatti non solo fa divieto agli appartenenti alle Forze di Polizia di "svolgere propaganda a favore o contro partiti, associazioni, organizzazioni politiche o candidati ad elezioni", ma prevede anche che gli stessi "debbono in ogni circostanza mantenersi al di fuori delle competizioni politiche e non possono assumere comportamenti che compromettono l'assoluta imparzialità delle loro funzioni".
Secondo la normativa vigente, il rappresentante di lista espleta compiti di controllo e verifica sulla regolarità delle operazioni elettorali a tutela degli interessi dei candidati della propria lista ed è altresì autorizzato a portare, all'interno della sezione elettorale, un bracciale o altro distintivo recante il contrassegno della lista rappresentata.
Ne deriva, con assoluta evidenza, un pieno conflitto tra i compiti del rappresentante di lista e quelli istituzionalmente demandati al dipendente della Polizia di Stato, nonché un pregiudizio per l'immagine di imparzialità del personale delle Forze di Polizia che il citato art. 81 della legge 121/1981 intende garantire, essendo queste ultime, compresa la Polizia di Stato, al servizio di tutti i cittadini (art. 24 legge 121/1981) nel rispetto del principio di eguaglianza, anche sotto il profilo delle opinioni politiche, sancito dall'art.3. della Costituzione.
Pertanto, poichè il rappresentate di lista concorre ad assicurare la regolarità delle votazioni e considerato che anche costui assume la qualifica di pubblico ufficiale durante l'esercizio delle relative competenze (art. 40 della legge 361/1957), si ritiene che, nel caso di specie, l'appartenente della Polizia di Stato non si trovi nelle condizioni per poter garantire l'imparzialità delle funzioni connesse al proprio status.

QUESITO: Sono stati chiesti chiarimenti in relazione all’eventualità che un appartenente alla Polizia di Stato svolga un’attività extraistituzionale (risposta dipartimento PS)

Al riguardo, si osserva preliminarmente che la norma generale che disciplina la materia delle incompatibilità, dei cumuli di impieghi ed incarichi, di cui all’art. 53 del D.Lgs. 165/2001, al fine di stabilire se un appartenente alla Polizia di Stato possa svolgere altra attività, va raffrontata con le disposizioni ordinamentali di questa Amministrazione.
Come noto, infatti, il rapporto di lavoro del personale appartenente alle Forze di polizia è stato escluso, per effetto di quanto disposto dall’art. 3 del citato testo unico, dalla privatizzazione del rapporto di lavoro, restando lo stesso disciplinato dalle norme di diritto pubblico di cui agli specifici ordinamenti.
Pertanto, solo qualora la norma ordinamentale non disponga specifici divieti, si potrà applicare la disciplina generale contenuta dall’art. 53 sopra richiamato, in virtù del rinvio contenuto nell’art. 23 della legge 121/1981, a tenore del quale “al personale appartenente ai ruoli dell’amministrazione della pubblica sicurezza, per quanto non previsto dalla presente legge, si applicano, in quanto compatibili, le norme relative agli impiegati dello Stato”.
In materia di incompatibilità, cumulo di impieghi ed incarichi, la norma ordinamentale di riferimento è l’art. 50 del D.P.R. 24.4.1982 n. 335, che, come noto, vieta espressamente agli appartenenti ai ruoli della Polizia di Stato l’esercizio di attività professionali, commerciali, industriali nonché l’assunzione di impieghi pubblici e privati e l’accettazione di incarichi in società costituite a fine di lucro, salvo i casi previsti da disposizioni speciali.In via generale, si ritiene che con tale disposizione sia stato escluso l’esercizio di attività caratterizzate da continuità e prevalenza, incompatibili pertanto con gli obblighi di fedeltà, diligenza e puntualità propri del rapporto di pubblico impiego.Peraltro, in relazione allo status di appartenente all’Amministrazione della Pubblica Sicurezza, vanno escluse le attività in contrasto con gli obblighi e i doveri istituzionali e quelli riferibili a settori coincidenti con quelli demandati per legge alla Polizia di Stato.
Per le altre attività, considerate astrattamente compatibili alla luce dei suesposti criteri di valutazione, è prescritta l’autorizzazione dell’Amministrazione ai sensi dell’art. 53 del D.L.vo 30.3.2001, n. 165, al fine di verificarne la conciliabilità in concreto con il tipo di lavoro e l’orario di servizio del dipendente, nel senso che non deve essere arrecato alcun pregiudizio al corretto espletamento dei compiti che il dipendente stesso è chiamato a svolgere.

QUESITO: Sono stati chiesti chiarimenti in ordine alla possibilità di procedere all’annotazione matricolare di un corso di lingua inglese, frequentato dal personale dipendente su disposizione dell’Amministrazione, considerato che la certificazione del superamento del corso è avvenuta esclusivamente attraverso il rilascio di un diploma on-line.

Si ritiene che la situazione prospettata possa rientrare nelle ipotesi illustrate al punto 11 della circolare n.333-A/9806.D.1, datata 18 novembre 2008, ove è precisato che andrà annotata a matricola la frequenza di corsi, per conto e nell’interesse dell’Amministrazione, al termine dei quali sono previsti esami o una specifica valutazione finale del frequentatore, nel caso in questione comunque documentata dal conseguimento del diploma on-line.

QUESITO: È stato chiesto di conoscere se gli appartenenti alla Polizia di Stato, che rivestono lo status di amministratori locali, possano beneficiare, per l’espletamento del mandato, dell’aspettativa anche in modo frazionato e, in caso positivo, se detto beneficio sia cumulabile con i permessi di cui all’art. 79 del Dl.gs. 267/2000.

Al riguardo, giova rappresentare in via preliminare che, per il personale della Polizia di Stato, la materia dell’assenza per mandato amministrativo o politico è disciplinata dall’art. 53 del D.P.R. n. 335/1982, il quale stabilisce, al comma 3, che “il personale eletto a cariche amministrative viene collocato in aspettativa a domanda per tutta la durata del mandato amministrativo…”.Il successivo comma 4, inoltre, ha previsto che il dipendente “…ove non si avvalga della facoltà prevista dal comma precedente, è autorizzato ad assentarsi per il tempo necessario all’espletamento del mandato…”.
Dal tenore letterale del comma 3 della norma in esame, infatti, risulta evidente che l’aspettativa in parola si estende “per tutta la durata del mandato” contrariamente ai permessi di cui al comma 4, che possono essere richiesti, ove non ci si avvalga dell’aspettativa, “per il tempo necessario all’espletamento del mandato”.
Si rappresenta, infine, che la materia in argomento è stata rivisitata dal decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 e successive integrazioni e modificazioni, che, con particolare riguardo all’aspettativa, ha sostanzialmente confermato, all’art. 81, per gli aspetti sopra esaminati, la previsione del citato art. 53.

01 - Giorno di viaggio

QUESITO: È stato chiesto di conoscere se per la partecipazione ai consigli comunali spettino, oltre al giorno relativo alla seduta consiliare, anche quelli per il viaggio di andata e di ritorno.


Al riguardo, si fa rinvio al dettato dell’art. 79, comma 1, del D.lgs. 267/2000, che prevede, per il dipendente eletto consigliere comunale, la possibilità di assentarsi dal servizio per l’intera giornata in cui viene convocato il consiglio e, nel caso in cui i lavori del consiglio si svolgano in orario serale e si protraggano oltre la mezzanotte, il diritto, rispettivamente, di riprendere servizio non prima delle ore 08.00 e di assentarsi dal servizio per l’intero turno lavorativo del giorno successivo.

02 - Attestazione dell'ente

QUESITO: È stato chiesto di conoscere se per i richiesti permessi retribuiti e non retribuiti debba essere prodotta idonea documentazione che ne comprovi l’avvenuta fruizione.


Si rappresenta, al riguardo, che avendo l’art. 79, comma 6, del D.Lgs. n. 267/2000 riprodotto anche la norma di cui all’art. 16 dell’abrogata legge n. 816/1985, a tenore della quale “l’attività ed i tempi di espletamento del mandato per i quali i lavoratori chiedono ed ottengono permessi, retribuiti e non retribuiti, devono essere prontamente e puntualmente documentati mediante attestazione dell’ente”, il capo dell’Ufficio o del reparto presso il quale il dipendente presta servizio dovrà curare l’acquisizione della prescritta documentazione giustificativa.

QUESITO: È stato chiesto di conoscere se l’indennità per servizi esterni sia cumulabile con quella di missione.

L’indennità per servizi esterni è cumulabile con quella di missione in territorio nazionale, mentre non è cumulabile con l’indennità di missione all’estero, essendo, quest’ultima, un’indennità onnicomprensiva.


02 - Cumulabilità con indennità di ordine pubblico 

QUESITO: E’ stato chiesto di conoscere se l’indennità per servizi esterni sia cumulabile con l’indennità di ordine pubblico. 

Al riguardo si informa che l’indennità per servizi esterni non è cumulabile con quella di ordine pubblico in sede e fuori sede.

QUESITO: Sono stati chiesti chiarimenti in merito all’applicabilità, alla Polizia di Stato, della disciplina in materia di attività di volontariato (partecipazione ad esercitazioni o ad interventi di soccorso), con particolare riguardo alla eventuale competenza a provvedere

.


Al riguardo, si rappresenta che la materia della partecipazione alle associazioni di volontariato è disciplinata dal D.P.R. 8 febbraio 2001, n. 194, concernente il “Regolamento recante nuova disciplina della partecipazione delle organizzazioni di volontariato alle attività di protezione civile”.
L’art. 9 del citato Decreto prevede, per coloro che aderiscono alle associazioni di volontariato inserite nell’elenco dell’Agenzia di protezione civile, la possibilità di assentarsi dal lavoro per un periodo non superiore a trenta giorni continuativi e fino ad un massimo di novanta giorni nell’anno, se impiegati in attività di soccorso ed assistenza in vista o in occasione di calamità naturali, catastrofi o altri eventi, ovvero per un periodo di dieci giorni fino ad un massimo di trenta, laddove siano impegnati in attività di pianificazione, simulazione di emergenza e di formazione teorico-pratica, con mantenimento del posto e del relativo trattamento economico e previdenziale.
Tale norma risulta applicabile, in via generale, anche agli appartenenti alla Polizia di Stato, in presenza dei requisiti richiesti, ossia che gli interessati siano aderenti ad associazioni di volontariato inserite nell’elenco predisposto, ai sensi della cennata normativa, presso l’Agenzia di protezione civile, che l’attività di soccorso ed assistenza sia espressamente autorizzata dal medesimo Dipartimento o dalla competente Prefettura, ed a condizione che l’impegno assunto sia svolto a titolo gratuito e siano fatte salve le esigenze di servizio che in nessuna ipotesi dovranno essere pregiudicate dall’attività di volontariato svolta dal dipendente.

Competenza a provvedere

QUESITO: È stato chiesto di conoscere se l’assenza dal servizio per attività di volontariato sia da considerarsi alla stessa stregua di quelle disciplinate dalla circolare del decentramento. 

L’attività di volontariato non rientra tra le ipotesi di assenza dal servizio decentrate ed espressamente indicate nella circolare 333-A/9807.F.4 del 30.03.1999, e pertanto le eventuali istanze volte a fruire dell’istituto in questione devono essere inviate, per le conseguenti autorizzazioni, ai competenti Servizi della Direzione Centrale per le Risorse Umane.

Aspettativa ai sensi dell'art. 8 del D.P.R. 339/1982 e art. 19 del D.P.R. 164/2002 - maturazione delle ferie ed eventuale monetizzazione

QUESITO: È stato chiesto di conoscere se nel periodo trascorso in aspettativa speciale ai sensi dell’art. 8 del D.P.R. 339/1982 e ai sensi dell’art. 19 del D.P.R.164/2002 e 16 del D.P.R. 51/2009, i dipendenti in questione maturino il congedo ordinario.


Si fa presente che tale periodo non si ritiene utile, ai fini in questione, poiché la “ratio” di detta normativa non è riconducibile allo stato di salute del dipendente, ma è determinata unicamente dalla necessità di legittimare, con il collocamento in una speciale posizione di stato giuridico ed economico, il periodo di attesa della definizione della pratica sanitaria dell’interessato.

Congedo straordinario per malattia - Decorrenza nel caso di infermità insorta dopo aver prestato servizio

QUESITO: Sono state evidenziate alcune problematiche connesse alle conseguenze giuridiche che comporta la produzione di un certificato medico, con data coincidente con quella di una giornata in cui si è effettuata la prestazione lavorativa, per quei dipendenti che si sono dovuti rivolgere ad un sanitario per malori sopraggiunti successivamente alla stessa.


Si fa rinvio al contenuto della circolare n.557/RS/CN.10/0734 del 18 marzo 2009, ove, tra l’altro, è precisato che appare legittimo scorporare, dal computo dei giorni di prognosi indicati sul certificato, la giornata lavorativa effettivamente espletata dal dipendente.