Translate

lunedì 25 luglio 2011

Cassazione "...Condanna lavoratori per Inosservanza D.L.81/08...osservanza delle disposizioni e delle istruzioni ai fini della protezione collettiva ed individuale, la corretta utilizzazione delle attrezzature di lavoro, delle sostanze e dei preparati pericolosi, nonchè dei dispositivi di sicurezza, e la utilizzazione in modo appropriato dei dispositivi di protezione...."






REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE TERZA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DE MAIO Guido - Presidente

Dott. PETTI Ciro - Consigliere

Dott. TERESI Alfredo - Consigliere

Dott. LOMBARDI Alfredo M. - Consigliere

Dott. AMORESANO Silvio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA





sul ricorso proposto da:

Pe. Gi. nato il (Omissis);

avverso la sentenza del 14.5.2009 del Tribunale di Ferrara;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Silvio Amoresano;

sentite le conclusioni del P.G., dr. Guglielmo Passacantando, che ha chiesto annullarsi senza rinvio la sentenza impugnata perchà il fatto non è previsto come reato.



Fatto



1) Con sentenza in data 14.5.2009 il Tribunale di Ferrara, in composizione monocratica, condannava Pe. Gi., previo riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche, alla pena (condonata) di euro 500,00 di ammenda per il reato di cui al Decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1955, n. 547, articolo 34, lettera b) e articolo 392, lettera a) perchè, nella qualità di lavoratore dipendente della società " Be. Im. di. Be. Al. &. C. snc", avente sede in (Omissis), effettuava lavori di saldatura elettrica su tubazioni facenti parte di un impianto di distribuzione stradale gpl, senza adottare idonee misure di sicurezza atte ad evitare pericoli di incendio o di propagazione fiamme. Riteneva il Tribunale che la responsabilità dell'imputato emergesse in modo inequivocabile dalle risultanze processuali, avendo egli agito con grossolana imprudenza e senza adottare le necessarie precauzioni, pur svolgendosi l'attività di saldatura nelle vicinanze di un serbatoio di GPL.



2) Ricorre per cassazione il Pe., a mezzo del difensore, denunciando, con il primo motivo, la violazione e falsa applicazione dell'articolo 2 c.p. e Decreto Legislativo n. 81 del 2008, articolo 304.

Il Tribunale non ha tenuto conto che, a seguito dell'entrata in vigore del Decreto Legislativo n. 81 del 2008, la violazione contestata non costituisce per i lavoratori subordinati un'ipotesi di reato. Tale Decreto Legislativo ha infatti abrogato il Decreto del Presidente della Repubblica n. 547 del 1955 e la condotta di cui all'imputazione è sanzionata penalmente solo se attribuibile a soggetti diversi dal lavoratore subordinato (all. 4 Testo Unico Salute e Decreto Legislativo n. 81 del 2008, articoli 63 e 68).

Con il secondo motivo denuncia la erronea applicazione del Decreto del Presidente della Repubblica n. 547 del 1955, articolo 34 nonchè la mancanza ed illogicità della motivazione, essendo emerso dall'istruttoria dibattimentale che l'imputato non aveva usato fiamme libere e tanto meno manipolato materiali incandescenti. Le cause dell'infortunio occorso al collega di lavoro esulavano completamente dall'oggetto della contestazione. Il Tribunale ha omesso di accertare se la saldatura elettrica sia sussumibile nell'ipotesi prevista dall'articolo 34 contestata. Tale norma non vietava l'uso di scintille ma l'uso di fiamme libere. In motivazione non viene spiegato perchè l'utilizzo di scintille o la saldatura elettrica siano sussumigli nella ipotesi contravvenzionale contestata.


3) Come ha evidenziato lo stesso ricorrente, il Decreto Legislativo n. 81 del 2008, che ha abrogato il Decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1955, n. 547, prevede all'allegato 4 una disposizione identica a quella di cui al Decreto del Presidente della Repubblica n. 547 del 1955, articolo 34, lettera b) richiamata nella contestazione ("4.1 nelle aziende o lavorazioni in cui esistono pericoli specifici di incendio: 4.1.2 è vietato usare apparecchi a fiamma libera e manipolare materiali incandescenti, a meno che non siano adottate misure di sicurezza"). Non è esatto pera che tale norma sia sanzionata penalmente solo quando la violazione sia commessa dai datori di lavoro.

E' vero che il Decreto Legislativo n. 81 del 2008, articolo 63, comma 1 prevede che i luoghi di lavoro debbano essere conformi ai requisiti indicati nell'allegato 4 e che l'articolo 64 prevede che tale obbligo gravi sul datore di lavoro, che, ai sensi dell'articolo 68, è sanzionato penalmente se non vi ottemperi. Il medesimo Decreto Legislativo n. 81 del 2008, articolo 59 (come sostituito dal Decreto Legislativo 3 agosto 2009, n. 106, articolo 36) prevede, però, sanzioni penali anche per i lavoratori "per la violazione dell'articolo 20 comma 2 lettera b), c), d), e), f), g), h) ed i), e articolo 43, comma 3, primo periodo". E tra le violazioni sopra indicate rientrano anche quelle riguardanti la osservanza delle disposizioni e delle istruzioni ai fini della protezione collettiva ed individuale, la corretta utilizzazione delle attrezzature di lavoro, delle sostanze e dei preparati pericolosi, nonchè dei dispositivi di sicurezza, e la utilizzazione in modo appropriato dei dispositivi di protezione. E, secondo la contestazione, al ricorrente veniva addebitato di aver operato imprudentemente in violazione di idonee misure di sicurezza. Vi è quindi "continuità normativa". 3.1)

Fondato è, invece, il secondo motivo di ricorso.

La norma sanziona penalmente l'uso di "apparecchi a fiamma libera" e la "manipolazione di materiali incandescenti". Il Tribunale, senza minimamente accertare se l'apparecchio per la saldatura elettrica adoperato rientrasse tra quelli previsti e se, comunque, vi fosse stata la manipolazione di materiali incandescenti, si è limitato ad affermare apoditticamente che la condotta posta in essere era connotata da grossolana imprudenza e che essa aveva cagionato l'evento. Ma, come rilevato correttamente dal ricorrente, in relazione ai reato di pericolo contestato bisognava accertare se la saldatura elettrica potesse essere sussunta nelle ipotesi previste dalla norma.

Si imporrebbe, quindi, l'annullamento con rinvio della sentenza impugnata. Nel frattempo però è maturata la prescrizione.

Il termine massimo di prescrizione di anni 4 e mesi 6, secondo la previsione piu' favorevole di cui al previgente articolo 157 c.p., è infatti maturato in data (Omissis), essendo stato il reato commesso il (Omissis).

Va emessa, pertanto, immediata declaratoria di estinzione del reato ex articolo 129 c.p.p.. Come ribadito anche dalle sezioni unite, infatti, in presenza di una causa di estinzione del reato, non sono rilevabili in sede di legittimità, nè vizi di motivazione, nè nullità di ordine generale (cfr - sent. n. 35490/2009).

P.Q.M.



Annulla senza rinvio la sentenza impugnata per essere il reato estinto per prescrizione.

Cassazione "..inalazione fibre di amianto - Richio per i lavoratori .."

Fatto


Con sentenza del 20.05.2003 il Tribunale di Ravenna accoglieva la domanda proposta con distinti ricorsi da (...) e da (...) nei confronti dell'INPS e dell'INAIL, accertava il diritto dei ricorrenti alla maggiorazione contributiva per le prestazioni pensionistiche - ex art. 13-8° comma - della legge n. 257 del 1992 (e successive modifiche) - per l'intero periodo lavorativo svolto alle dipendenze della (...) - dal 28.10.1963 al 1°.04.1998 (...) e dal 28.10.1963 al 1°.04.2000 (...).

Tale decisione, appellata dall'INPS in via principale e dall'INAIL in via incidentale, è stata riformata dalla Corte di Appello di Bologna con sentenza n. 498 del 2007, che ha così deciso: a) ha dichiarato il difetto di legittimazione passiva dell'INAIL con rigetto della domanda degli originari ricorrenti; b) ha rigettato l'appello principale dell'INPS, mantenendo fermo il riconoscimento del beneficio della maggiorazione contributiva in relazione al rischio amianto per entrambi i lavoratori.

La Corte territoriale ha osservato che sulla ultradecennalità dell'esposizione ai rischio amianto si era formato il giudicato e che, nella specie, ricorreva anche l'ulteriore requisito, consistente nel superamento dei valore limite previsto dall'art. 24 del D.Lgs. n. 277 del 1991, avendone il consulente tecnico di ufficio, con giudizio pienamente condivisibile, accertato la sussistenza dalla data dell'assunzione dei due lavoratori (28.10.1963) sino alla fine del 1995. L'INPS ricorre per cassazione con due motivi, illustrati con memoria ex art. 378 CPC.

Gli intimati resistono con controricorso.

Diritto



1. Con il primo motivo l'INPS censura l'impugnata sentenza per insufficiente e contraddittoria motivazione sul fatto controverso e decisivo per il giudizio, per avere la Corte territoriale fondato la propria decisione sugli accertamenti e sulle conclusioni del consulente tecnico di ufficio, che aveva limitato le indagini sino alla fine dell'anno 1995, e, del tutto contraddittoriamente, per avere riconosciuto il beneficio contributivo per un periodo di più lunga durata (fino al 1° aprile 1998 per iI (...) e fino all’aprile 2000 per iI (...).

Con il secondo motivo I'INPS, nel lamentare violazione e falsa applicazione degli artt. 324 e 329 CPC e dell'art. 2909 Cod. Civ., assume che, contestando, in appello, l'esistenza di una esposizione "qualificata" all'amianto per l'intero periodo lavorativo, aveva contestato anche la durata dell'esposizione, come riconosciuto dal primo giudice.

2. Va esaminato per primo, per evidenti ragioni di priorità logico-giuridica il secondo motivo, in ordine al quale questa Corte osserva che sulla durata dell'esposizione a rischio non si è formato alcun giudicato interno, giacché in appello l'ente previdenziale - come peraltro risulta dalla narrativa della stessa decisione impugnata - si era specificamente lamentato della statuizione del Tribunale in ordine alla non necessità del "superamento dei valori limite" prescritti dal DLGS n. 277 del 1991; fatto quest'ultimo che, nella previsione della legge n. 257 del 1992, concorre con lo svolgimento ultradecennale di attività lavorativa - in presenza di amianto - a configurare l'esposizione "qualificata", richiesta per il riconoscimento del diritto al beneficio contributivo di cui è causa.

Come infatti questa Corte ha osservato in analoghe controversie (cfr Cass. n. 4363 del 2009; Cass. n. 18274 del 2010) il fatto costitutivo del diritto in questione non si identifica con la mera durata ultradecennale di una attività lavorativa svolta in un luogo di lavoro in cui era presente l'amianto, bensì con l'esposizione del lavoratore al rischio di ammalarsi a causa dell'inspirazione - per oltre un decennio - di fibre di amianto presenti in quei luogo in quantità superiore ai valori limite prescritti dalla normativa di prevenzione del D.Lgs. n. 277 del 1991. Ne consegue che l'accertamento giudiziale della semplice durata di quell'attività, senza accertamento del rischio effettivo e, quindi, senza l'apprezzamento di una esposizione "qualificata", non costituisce, di per sé, ragione di riconoscimento del diritto al ripetuto beneficio contributivo e, come tale, non è suscettibile di passare in giudicato.

3 .Con riguardo al primo motivo può osservarsi che la sentenza impugnata presenta, in maniera evidente, i denunciati vizi di motivazione.

Il giudice di appello dichiara di condividere e fa proprio il giudizio del consulente tecnico di ufficio, il quale (come riferisce la sentenza impugnata a pag. 14) aveva posto in evidenza che i lavoratori erano stati posti al rischio di inalare fibre di amianto in misura superiore al valore limite - stabilito dall'art. 24 del D.Lgs n. 277 del 1991 - dalla loro assunzione (28.10.1963) sino alla fine del 1995, salvo, poi, senza alcuna spiegazione ed in contraddizione con tale premessa, rigettare l'appello dell'istituto previdenziale, con il riconoscimento del diritto al beneficio per il più ampio periodo fino all'aprile 1998 per il (...) e fino all'aprile 2000 per il (...).

4. Le precedenti considerazioni conducono a ritenere infondata la preliminare eccezione mossa dai controricorrenti circa la carenza di interesse dell'INPS a far accertare l'insussistenza del diritto dei lavoratori al moltiplicatore ai fini del beneficio dell'amianto per il periodo successivo al 1995, per essere stato già raggiunto in tale anno la massima anzianità contributiva utilmente valutabile. Invero non può disconoscersi, a fronte della richiesta dei lavoratori volta ad ottenere la rivalutazione contributiva per tutto il periodo lavorativo, l'interesse dell'ente previdenziale all'accertamento dell'effettivo periodo di esposizione dei lavoratori all'amianto (questa Corte ha ritenuto - con consolidato indirizzo - l'applicabilità del coefficiente moltiplicatore in questione ai soli periodi di effettiva ed accertata esposizione ai rischio amianto: ex plurimis cfr. Cass. n. 1228 del 2009; Cass. n. 29941 del 2008; Cass. n. 517 del 2007; Cass. n. 21667 del 2004).

5. In conclusione il ricorso va accolto e per l'effetto la sentenza impugnata va cassata con rinvio alla Corte di Appello di Firenze, che procederà alla verifica dell'effettivo periodo di esposizione qualificata all'amianto dei due lavoratori, suscettibile, come tale di rivalutazione contributiva. Il giudice di rinvio provvedere anche sulle spese del giudizio di cassazione.


P.Q.M.


Accoglie il ricorso, cassa la sentenza impugnata e rinvia, anche per le spese, alla Corte di Appello di Firenze.

'Ndrangheta/ I clan a Roma, confiscati Cafè de Paris e George's


'NDRANGHETA: CONFISCATI BENI 200 MLN, ANCHE 'CAFE' DE PARIS' ROMA =
(AGI) - Reggio Calabria, 25 lug. - Beni per 200 milioni di euro
sono stati confiscati dalla Guardia di Finanza al clan della
'ndrangheta facente capo alla famiglia Alvaro di Cosoleto (Rc).
Il Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della Procura, ha
disposto la confisca di 15 tra imprese e ditte individuali
operanti, principalmente, nel settore dei servizi e della
ristorazione. Si tratta di noti locali romani, tra i quali, il
"Cafe' de Paris" ed il ristorante "George's". A queste vanno
aggiunti 4 immobili di pregio, 3 autovetture di lusso oltre a
rapporti bancari, postali, assicurativi e denaro contante. La
Procura ed i finanzieri, nell'arco degli ultimi ventiquattro
mesi, hanno sviluppato specifiche indagini tecniche,
investigazioni finanziarie e bancarie, nonche' informazioni
tratte da segnalazioni di operazioni sospette, provenienti
dagli intermediari finanziari. I particolari dell'operazione
saranno illustratI nella sede del Comando provinciale della
Guardia di Finanza di Reggio Calabria alle ore 10, 30 di oggi.
(AGI)
Adv
Adv
250807 LUG 11

'NDRANGHETA: CONFISCA PER 200 MILIONI, ANCHE IL CAFE' DE PARIS =

Reggio Calabria, 25 lug. - (Adnkronos) - Una maxi confisca da
200 milioni di euro e' stata eseguita dalla Guardia di Finanza di
Reggio Calabria nei confronti della famiglia Alvaro, potente cosca di
'ndrangheta del reggino. Il provvedimento riguarda 15 imprese e ditte
individuali operanti nel settore dei servizi e della ristorazione. Tra
questi il noto Cafe' de Paris e il ristorante George's di Roma,
sequestrati due anni fa esatti.

A queste vanno aggiunti quattro immobili di pregio, tre
autovetture di lusso e rapporti bancari, postali, assicurativi e
denaro contante. Per arrivare al brillante risultato, cristallizzato
nei provvedimenti emessi dal Tribunale reggino, la Procura
distrettuale antimafia e i finanzieri, nell'arco degli ultimi
ventiquattro mesi, hanno sviluppato specifiche indagini tecniche,
investigazioni finanziarie e bancarie, e informazioni tratte da
segnalazioni di operazioni sospette, provenienti dagli intermediari
finanziari.

I particolari dell'operazione saranno illustrati al Comando
provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria alle 10.30
alla presenza del procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone.

(Ink/Col/Adnkronos)
25-LUG-11 08:08

NNNN'NDRANGHETA: MAXI CONFISCA BENI PER 200 MLN A COSCA ALVARO
SOCIETA' E IMMOBILI TRA CUI IL 'CAFE' DE PARIS' DI ROMA
(ANSA) - REGGIO CALABRIA, 25 LUG - Beni per 200 milioni di
euro, tra cui il 'Cafe' de Paris' e il ristorante 'George's' di
Roma, sono stati confiscati alla cosca Alvaro di Sinopoli. Il
tribunale di Reggio Calabria, sezione misure di prevenzione, su
richiesta del Procuratore Antimafia, Giuseppe Pignatone, ha
disposto la confisca di 15 tra imprese e ditte individuali
operanti principalmente nel settore dei servizi della
ristorazione.
Oltre ai due locali romani sono stati confiscati quattro
immobili di pregio, tre autovetture di lusso, oltre a rapporti
bancari, postali, assicurativi e denaro contante.
La Procura e la Guardia di Finanza, nell'arco degli ultimi 24
mesi, hanno sviluppato specifiche indagini tecniche,
investigazioni finanziarie e bancarie, nonche' informazioni
tratte da segnalazioni di operazioni sospette, provenienti dagli
intermediari finanziari.
I particolari dell'operazione saranno illustrati presso il
Comando provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria
alle 10.30 alla presenza del Procuratore Distrettuale Antimafia
di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone.(ANSA).

VF/SCN
25-LUG-11 08:37 NNNN'NDRANGHETA: CONFISCATO CAFE' DE PARIS, VALE 55 MLN EURO
(V. ' 'NDRANGHETA: MAXI CONFISCA BENI PER 200...' ' DELLE 08:37)
(ANSA) - REGGIO CALABRIA, 25 LUG - Il Cafe' de Paris, il noto
locale di via Veneto confiscato stamane dalla Guardia di
Finanza, insieme ad altri beni riconducibili alla cosca Alvaro,
ha un valore commerciale, secondo gli investigatori, di 55
milioni di euro.
Il bar-ristorante risulta di proprieta' della societa'
''Cafe' de Paris'', con sede a Roma, in via Crescenzio 82, ma,
in realta', sarebbe stato nella disponibilita' di affiliati alla
cosca degli Alvaro di Cosoleto (Reggio Calabria) della
'ndrangheta. Il Cafe' de Paris era stato sequestrato esattamente
due anni fa nel corso di una operazione congiunta di Guardia di
finanza e carabinieri del Ros.
Un altro noto locale della capitale che e' stato sequestrato,
nell'ambito della stessa operazione, il ristorante George's e'
di proprieta' ufficialmente della ''George's Immobiliare e di
gestione Srl'', con sede a Roma in via Marche 7, ed ha un valore
commerciale, sempre secondo gli investigatori, di 50 milioni di
euro. (ANSA).

LE
25-LUG-11 10:06 NNNN*'Ndrangheta/ I clan a Roma, confiscati Cafè de Paris e George's
Operazione da 200 milioni di euro delle Fiamme Gialle reggine

Reggio Calabria, 25 lug. (TMNews) - Nuovo colpo alle
infiltrazioni della 'ndrangheta a Roma. I finanzieri del Nucleo
di polizia tributaria del Gico di Reggio Calabria, in
collaborazione con i colleghi dello Scico di Roma, hanno
confiscato stamattina tra la Calabria e la capitale beni per un
valore superiore ai 200 milioni di euro. Tra questi a Roma ci
sono due dei più prestigiosi locali della centralissima Via
Veneto, simbolo della Dolce Vita: il Café de Paris ed il
ristorante George's, già sequestrati nel 2008 nell'ambito di un
inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Reggio
Calabria sulla cosca degli Alvaro, egemone nella piana di Gioia
Tauro con ramificazioni forti nella capitale.

Ora il Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta del procuratore
Giuseppe Pignatone, ha disposto la confisca per in totale 15 tra
imprese e ditte individuali operanti, principalmente, nel settore
dei servizi e della ristorazione. Oltre ai due prestigiosi
locali, sono stati posti sotto confisca 4 immobili di pregio, 3
autovetture di lusso oltre a rapporti bancari, postali,
assicurativi e denaro contante. Il tutto per un valore
complessivo di oltre 200 milioni di euro.

Fmc

251022 lug 11
*'Ndrangheta/ I clan a Roma, confiscati Caf de Paris e George's
Operazione da 200 milioni di euro delle Fiamme Gialle reggine

Reggio Calabria, 25 lug. (TMNews) - Nuovo colpo alle
infiltrazioni della 'ndrangheta a Roma. I finanzieri del Nucleo
di polizia tributaria del Gico di Reggio Calabria, in
collaborazione con i colleghi dello Scico di Roma, hanno
confiscato stamattina tra la Calabria e la capitale beni per un
valore superiore ai 200 milioni di euro. Tra questi a Roma ci
sono due dei pi prestigiosi locali della centralissima Via
Veneto, simbolo della Dolce Vita: il Caf de Paris ed il
ristorante George's, gi sequestrati nel 2008 nell'ambito di un
inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Reggio
Calabria sulla cosca degli Alvaro, egemone nella piana di Gioia
Tauro con ramificazioni forti nella capitale.

Ora il Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta del procuratore
Giuseppe Pignatone, ha disposto la confisca per in totale 15 tra
imprese e ditte individuali operanti, principalmente, nel settore
dei servizi e della ristorazione. Oltre ai due prestigiosi
locali, sono stati posti sotto confisca 4 immobili di pregio, 3
autovetture di lusso oltre a rapporti bancari, postali,
assicurativi e denaro contante. Il tutto per un valore
complessivo di oltre 200 milioni di euro.

Fmc

251022 lug 11

AFGHANISTAN: SOLDATO ITALIANO UCCISO E 2 FERITI A BALA MURGHAB

AFGHANISTAN: SOLDATO ITALIANO UCCISO E 2 FERITI A BALA MURGHAB =
(AGI) - Roma, 25 lug. - Un soldato italiano e' stato ucciso e
altri due feriti, di cui uno in modo grave, in uno scontro a
fuoco nella valle di Bala Murghab, nell'ovest dell'Afghanistan.
Lo rende noto un comunicato dello Stato maggiore della Difesa,
in cui si precisa che il secondo militare ferito non e' in
pericolo di vita. Durante un'operazione congiunta tra militari
italiani e forze afghane nella zona a nord-ovest della valle di
Bala Murghab, l'unita' nella quale erano presenti anche i
militari italiani e' stata attaccata. Sale cosi' a 41 il numero
dei militari italiani caduti in Afghanistan. (AGI)
Red/Sar
250841 LUG 11
Afghanistan/ Da inizio missione 41 vittime italiane -scheda
Un altro militare ucciso oggi a nord-ovest di Bala Murgab

Roma, 25 lug. (TMNews) - Con la morte oggi di un altro militare
italiano, in un attacco a colpi d'arma da fuoco a nord-ovest di
Bala Murgab, nella parte occidentale dell'Afghanistan, sale a 41
il numero degli italiani morti dall'inizio delle operazioni
militari nel paese asiatico.

Il 12 luglio il primo caporal maggiore Roberto Marchini perde la
vita nell'esplosione di un ordigno nella parte meridionale
dell'Afghanistan.

Il 2 luglio il caporal maggiore Gaetano Tuccillo rimane ucciso
nell'esplosione di un ordigno a 16 chilometri da Bakwa,
nell'ovest dell'Afghanistan.

Il 4 giugno il tenente colonnello dei carabinieri Cristiano
Congiu, 50 anni, viene ucciso a colpi di arma da fuoco nella
valle del Panjshir, nell'Afghanistan nord orientale.

Il 28 febbraio il tenente Massimo Ranzani rimane ucciso
nell'esplosione di un ordigno improvvisato nei pressi di
Shindand, nell'ovest dlel'Afghanistan.

Il 18 gennaio ha perso la vita il caporal maggiore Luca Sanna,
colpito da fuoco "nemico" dentro una base avanzata nei pressi di
Bala Murgab, nell'ovest del paese.

Il 31 dicembre 2010, il caporal maggiore Matteo Miotto stato
ucciso da un colpo sparato da un cecchino mentre si trovava su
una torretta della base Snow nel Gulistan.

Il 9 ottobre 2010 quattro militari italiani sono rimasti uccisi
nell'esplosione di un ordigno al passaggio di un convoglio nel
distretto del Gulistan, a circa 200 km a est di Farah.

Il 17 settembre 2010 muore l'incursore Alessandro Romani,
raggiunto da colpi di arma da fuoco in un attentato nella
provincia di Farah.

Il 28 luglio 2010 perdono la vita a una ventina chilometri da
Herat, a seguito dell'esplosione di un ordigno rudimentale (ied),
Mauro Gigli e Pierdavide De Cillis.

Il 25 luglio 2010 muore, forse suicida, un militare italiano. Si
sarebbe sparato un colpo di arma da fuoco all'interno del suo
ufficio, a Kabul.

Il 23 giugno 2010 muore a Shindand, nell'ovest dell'Afghanistan,
il caporal maggiore scelto Francesco Saverio Positano. Il
militare ha perso l'equilibrio ed caduto da un mezzo blindato,
riportando un forte trauma cranico. Apparteneva al 32esimo
Reggimento Genio, della Brigata Alpina Taurinense.

Il 17 maggio 2010, un veicolo blindato salta in aria per
l'esplosione di un ordigno nella provincia di Herat. Muoiono il
sergente Massimiliano Ramad, 33 anni, e il caporal maggiore
Luigi Pascazio, 25 anni. Le vittime appartenevano al 32esimo
reggimento Genio della brigata Taurinense.

(segue)

Coa/Sim

250846 lug 11


"Scorte, rivediamo le regole"



"Troppe auto blu" Ma lo "status symbol" è bipartisan


Quando è possibile inviare la certificazione di malattia secondo le modalità tradizionali



L'INPS,  richiamando la più recente Circolare del Dipartimento della funzione pubblica in materia, individua i casi in cui gli Uffici dovranno accettare la certificazione di malattia inviata secondo le modalità tradizionali.
Msg. 20 aprile 2011, n. 9197 dell'INPS
I.N.P.S. (Istituto nazionale della previdenza sociale)
Msg. 20-4-2011 n. 9197
Certificazione di malattia in modalità cartacea.
Emanato dall'Istituto nazionale della previdenza sociale.
Msg. 20 aprile 2011, n. 9197 (1).
Certificazione di malattia in modalità cartacea.

(1) Emanato dall'Istituto nazionale della previdenza sociale.


Il  processo di telematizzazione della certificazione di malattia ha raggiunto livelli di assoluta soddisfazione, sia sul piano territoriale che nel numero di certificati inviati.
Occorre tenere presente, però, che permangono alcune obiettive situazioni di tipo tecnico e/o procedurale come, ad esempio, eventi di malattia che richiedono ricovero ospedaliero o che vengono certificati da strutture di pronto soccorso o da medici privati ancora non abilitati all'invio telematico, nei quali casi la trasmissione on line della certificazione di malattia non risulta possibile.
Inoltre, come specificato nella Circ. 18 marzo 2011, n. 4/2011 del Dipartimento della Funzione pubblica e del Ministero del Lavoro, in  ogni caso in cui "il medico che non proceda all'invio online del certificato di malattia, ad esempio perché impossibilitato a utilizzare il sistema di trasmissione telematica, ma rilasci la certificazione e l'attestazione di malattia in forma cartacea, il lavoratore presenta l'attestazione al proprio datore di lavoro e, ove previsto, il certificato di malattia all'INPS, secondo le modalità tradizionali".
Alla  luce di quanto sopra esposto ed al fine di non penalizzare il lavoratore nell'esercizio dei suoi diritti, si chiede alle Strutture in indirizzo, l'obbligo da parte dell'Istituto di accettare ancora la certificazione di malattia pervenuta in formato cartaceo nei casi succitati.
Si informa, infine, che è in avvio un attento sistema di monitoraggio, completamente automatizzato che provvederà a segnalare alle Autorità competenti, al fine dell'eventuale esercizio dell'azione disciplinare, la ricezione da parte dell'INPS dei certificati cartacei, inviati da medici del SSN o con esso convenzionati.


TAR "...Il Collegio osserva, innanzitutto, che ai sensi dell'art. 3 della l. 121/1981 la Polizia di Stato è "civile" ed ha un ordinamento "speciale". Stante la specialità del suo ordinamento il personale della Polizia di stato non può essere assimilato al personale contrattualizzato dell'Amministrazione civile dell'Interno, che non appartiene al comparto  sicurezza...."


IMPIEGO PUBBLICO
T.A.R. Sicilia Catania Sez. III, Sent., 09-06-2011, n. 1447
Fatto Diritto P.Q.M.
Svolgimento del processo
I ricorrenti sono funzionari della Polizia di Stato e appartengono al ruolo "direttivo" dei Commissari, con le qualifiche di Commissario Capo e Vice Questore aggiunto. I compiti istituzionali ad  essi assegnati consistono nella direzione di uffici o reparti, nonché in attività di indirizzo e coordinamento di più unità organiche nell'Ufficio cui sono assegnati; funzioni essenzialmente dirigenziali con poteri decisionali che esercitano con autonomia e responsabilità. Le  stesse norme concorsuali sull'accesso alla qualifica di Commissario richiedono una acquisita professionalità idonea ad affrontare un carico di responsabilità di tipo dirigenziale (artt. 3 e 4 del decreto legislativo n. 334/2001).
I ricorrenti denunciano una rilevante differenza retributiva rispetto ai dipendenti contrattualizzati del comparto sicurezza ingiustificati alla luce dei compiti attribuiti.
Denunciano la violazione dell'art. 23, commi 4 e 5, della legge n. 121 del 1981, nonché la violazione degli artt. 3, 36 e 97 della Costituzione, la violazione dell'art. 76 Cost. e l'eccesso di delega.
Resiste in giudizio l'Amministrazione intimata.
All'udienza del 19 aprile 2011 il ricorso è stato trattenuto per la decisione.Motivi della decisione
Il ricorso non merita accoglimento.
Infondati sono il primo e secondo motivo di ricorso.
Ritengono i ricorrenti che la disparità di trattamento economico che lamentano contrasterebbe con l'art. 23 della l. 1° aprile 1981 n. 121,  ove è previsto che il trattamento economico del personale appartenente ai ruoli dell'Amministrazione della pubblica sicurezza, vada differenziato in modo da tenere conto prioritariamente delle specifiche attività istituzionali assolte dal personale che esplica funzioni di polizia rispetto a quello appartenente agli altri ruoli (comma 4) e che si applicano in quanto compatibili le norme relative agli impiegati civili dello Stato (5° comma). La discriminazione si sarebbe accentuata con l'introduzione dei parametri stipendiali ad opera del Decreto legislativo 30.5.2003 n. 193, emanato in attuazione dell'art. 7 della l. 29.3.2001 n. 86, le cui disposizioni contrasterebbero con gli artt. 3, 36 e 97 Cost.
Il Collegio osserva, innanzitutto, che ai sensi dell'art. 3 della l. 121/1981 la Polizia di Stato è "civile" ed ha un ordinamento "speciale". Stante la specialità del suo ordinamento il personale della Polizia di stato non può essere assimilato al personale contrattualizzato dell'Amministrazione civile dell'Interno, che non appartiene al comparto  sicurezza.
La specialità del regime giuridico del personale della Polizia di stato è confermata poi dal D.lgs 3 febbrario 1993 n. 29 e dall'art. 3 del D.lgs 165/2001, che ha escluso la privatizzazione, come per altre categorie di pubblici dipendenti (magistrati ordinari, amministrativi e contabili, avvocati e procuratori dello Stato, etc.).
I  ricorrenti, viceversa, appartengono alle qualifiche ed ai ruoli del personale delle Forze di Polizia ad ordinamento civile e in virtù di tale inquadramento sono sottoposti ad un regime economico a carattere negoziale, di cui al decreto Legislativo n. 195 del 12 maggio 1995,  emanato in attuazione dell'art. 2 della legge 6 marzo 1996, n. 216, che  riguarda il personale delle Forze di Polizia civili e militari, nonché le Forze armate, "esclusi i rispettivi dirigenti" (art. 1, comma 1, D.lgs n. 195/1995).
Per la determinazione del trattamento economico il decreto legislativo n. 195/1995 prevede che la retribuzione sia fissata con decreti del Presidente della Repubblica, a seguito di trattative negoziali con i sindacati e le  rappresentanze del personale.
Attualmente la retribuzione dei ricorrenti è stabiliti dal DPR 31.7.2007, n. 170, riguardante il quadriennio normativo 20062009 ed il primo biennio economico 20062007, nonché dal DPR integrativo 16.4.2009 n. 51.
Alla  luce di tale quadro normativo differenziato, non è fondata la doglianza  dei ricorrenti secondo cui essi sarebbero illegittimamente discriminati, sotto il profilo, economico rispetto ai dirigenti "contrattualizzati" di seconda fascia del comparto sicurezza (area I- Ministeri); senza trascurare di considerare che i ricorrenti appartengono ai ruoli "direttivi" e non all'area "dirigenziale".
La lettura dell'art. 23, comma 5, della l. 121/1981 proposta in ricorso, secondo cui il legislatore avrebbe voluto evitare discriminazioni all'interno del comparto sicurezza, anche alla luce dell'art. 45, comma 2, del d.lgs 165/2001 (che espressamente prevede che  le amministrazioni pubbliche garantiscono ai propri dipendenti parità di trattamento contrattuale e comunque trattamenti non inferiori rispetto a quelli previsti dai contratti collettivi), non è condivisibile. Nessuna discriminazione infatti può ravvisarsi ove diversi sono i regimi normativi cui il Legislatore ha sottoposto le diverse categorie di personale.
Vanno ritenute  manifestamente infondate anche le censure con cui si sollevano questioni di costituzionalità della normativa concernente il trattamento  economico dei ricorrenti, con riguardo alla violazione delle norme costituzionali concernenti il principio di uguaglianza, il diritto alla retribuzione sufficiente e proporzionata alla qualità e quantità del lavoro svolto, nonchè i principi di parità di trattamento e buon andamento della pubblica amministrazione.
Ribadito,  come già sopra motivato, che i dirigenti di II Fascia del Ministero dell'Interno sono sottoposti ad una disciplina giuridica contrattuale autonoma rispetto alla disciplina speciale relativa al Comparto Sicurezza - Funzionari della Polizia di Stato,  si ritiene che la pretesa alla parità di trattamento economico fatta valere dai ricorrenti non possa trovare nella Costituzione il proprio fondamento, per la decisiva circostanza della diversità delle prestazioni lavorative che erroneamente si vorrebbero assimilare. In presenza di presupposti non identici, come già detto, non può trovare applicazione la medesima disciplina giuridica.
Nell'attuale  ordinamento la qualifica e non le mansioni costituiscono il parametro al quale è riferita la retribuzione, ed è fuor di dubbio che i ricorrenti appartengono ai ruoli "direttivi", diversi da quelli "dirigenziali". Diversamente ragionando verrebbero anche eluse le disposizioni di legge che nell'ambito delle forze armate e di polizia hanno voluto limitare ai soli dirigenti i trattamenti perequativi destinati al riequilibrio e al riallineamento delle retribuzioni del personale dirigente (vedi indennità perequativa di cui all'art. 19, comma 4, della l. 266/1999, correlata allo svolgimento di specifiche funzioni dirigenziali e alla specifica qualifica dirigenziale realmente posseduta).
Inoltre,  osta all'accoglimento delle pretese dei ricorrenti anche il principio del divieto dell'allineamento stipendiale introdotto dal combinato disposto dell'art. 2, comma 4, D.L. 11.7.1992, n.333 (convertito in legge 8 agosto 1992, n. 359) e dell'art. 7, comma 7 del decreto legge 19.9.1992, n. 384, convertito nella legge 14.11.1992, n. 438).
Il  processo legislativo sviluppatosi nella materia del lavoro alle dipendenze delle Pubbliche Amministrazioni dagli anni novanta in poi impone la sostanziale salvaguardia degli interessi finanziari dello Stato in materia di costo del personale, in funzione dell'obiettivo della stabilità dei bilanci pubblici.
In ultimo, va osservato come la specialità del personale di P.S. risulti chiaramente enunciata in:
-  Cons. Stato, sent. n. 1534 del 5 aprile 2007 - Sez. VI (che annulla T.A.R. Lazio, Sez. II, n. 4256 del 2002), secondo cui l'indennità perequativa prevista dall'art. 24 T.U. 30 marzo 2001 n. 165, e quantificata dal D.P.C.M. 3 gennaio 2001 deve essere riconosciuta, in attuazione della disciplina di cui all'art. 43 L. 1 aprile 1981 n. 121 soltanto a chi è individuato espressamente dall'art. 19, comma 4, L. 28 luglio 1999 n. 266 e svolge concretamente determinate funzioni dirigenziali, con impegno lavorativo e responsabilità connesse alla relativa professionalità (Cfr., in termini, Sez. VI 22 gennaio 2004 n. 168);
-  T.A.R. Piemonte Sez. I, sent. n. 538 del 27 febbraio 2009, secondo cui la disciplina del rapporto di lavoro dei dipendenti pubblici appartenenti alle categorie sottratte alla privatizzazione e alla conseguente contrattualizzazione è esclusa, per espressa disposizione di  legge, dall'applicazione delle norme che si riferiscono al personale contrattualizzato; ne deriva che al personale della Polizia di Stato non è applicabile l'art. 52 comma 4 T.U. 30 marzo 2001 n. 165, che riconosce il diritto alle differenze retributive proprie della superiore  qualifica nell'ipotesi in cui il dipendente abbia temporaneamente svolto mansioni superiori per esservi stato adibito in presenza dei presupposti contemplati dal comma 2 lett. a) e b) dello stesso art. 52. (Cfr. T.A.R. Piemonte, Sez. I, 9 settembre 2008 n. 1877).
In conclusione, il ricorso va rigettato.
Le  spese di giudizio si compensano tra le parti, considerato che trattasi di materia attinente a profili retributivi di pubblici dipendenti.P.Q.M.
Il  Tribunale Amministrativo Regionale per la Sicilia sezione staccata di Catania (Sezione Terza), definitivamente pronunciando sul ricorso, come in epigrafe proposto, lo rigetta.
Spese compensate.
Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa.



Stress lavoro correlato: nota e lista di controllo ad uso RLS

Pubblichiamo una ulteriore nota esplicativa sulla tematica della valutazione del rischio stress, unitamente ad un'utile lista di controllo per i RLS elaborata dal nostro dipartimento.


FONTE [Cgil nazionali]

“ L’importanza della valutazione dei rischi: un caso di malattia professionale”, a cura del Dott. Giorgio Serafini - Direttore Servizio Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro A.S.L. TO3 - Sede di Rivoli, intervento al convegno «La centralità della Valutazione dei rischi nella prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali»










Sicurezza sul lavoro: bozze ministeriali su formazione artt. 34 e 37 del D.Lgs.81/08 e nota CGIL

In relazione alla prossima uscita dei provvedimenti sulla formazione ex artt. 34 e 37 del TU, pubblichiamo per opportuna conoscenza le ultime bozze pervenute al Dipartimento Salute e Sicurezza della CGIL Nazionale, per la discussione e la nota che la CGIL ha inviato al Ministero nel mese di maggio 2011.



[Cgil nazionali] 

Cassazione "...la Corte di Appello di Roma condannava la Presidenza del Consiglio dei Ministri al pagamento in favore di ---- della somma di Euro 4.000,00 ciascuno, a titolo di indennizzo per la durata irragionevole di un processo diretto ad ottenere l'accertamento del diritto all'indennità speciale prevista per il personale della Polizia di Stato,..."


COMUNITA' EUROPEA - DANNI IN MATERIA CIVILE E PENALE - SPESE GIUDIZIALI CIVILI
Cass. civ. Sez. I, Sent., 12-05-2011, n. 10498
Fatto Diritto P.Q.M.
Svolgimento del processo
Con  decreto del 10 marzo - 30 giugno 2008 la Corte di Appello di Roma condannava la Presidenza del Consiglio dei Ministri al pagamento in favore di ---- della somma di Euro 4.000,00 ciascuno, a titolo di indennizzo per la durata irragionevole di un processo diretto ad ottenere l'accertamento del diritto all'indennità speciale prevista per il personale della Polizia di Stato,  da loro promosso dinanzi al TAR del Lazio in data 17 luglio 1998, definito con sentenza del 28 marzo 2000, avverso la quale era stata proposta impugnazione dinanzi al Consiglio di Stato, che aveva deciso con sentenza del 6 aprile 2006. Condannava altresì la Presidenza del Consiglio al pagamento delle spese di lite, liquidate in Euro 2.000,00 per esborsi, Euro 6000,00 per diritti ed
Euro 900,00 per onorari.
Avverso  tale decreto hanno proposto un primo ricorso per cassazione la -- (ric. n. 20193/2009) e un successivo ricorso per cassazione lo --. (ric. n. 21602/2009) formulando rispettivamente due motivi ed un unico motivo.
La parte intimata non ha depositato difese.
All'esito della camera di consiglio il Collegio ha disposto farsi luogo alla motivazione semplificata.Motivi della decisione
Va innanzitutto disposta la riunione dei ricorsi, ai sensi dell'art. 335 c.p.c., in quanto concernenti il medesimo decreto.
Con il primo (ed unico per il secondo gruppo di ricorrenti) motivo di ricorso si denuncia la violazione della L. n. 89 del 2001, art. 2 e dell'art. 1173 c.c. per non avere la Corte di Appello provveduto alla liquidazione degli interessi legali.
Con il secondo motivo i ricorrenti di cui al primo gruppo denunciano la violazione degli artt. 90 e 91 c.p.c.,  artt. 1, 4, 5 e 6 della tariffa professionale, per essere stati gli onorari ed i diritti liquidati in misura inferiore ai minimi tariffari, tenuto conto che i ricorsi erano stati riuniti solo all'udienza camerale, onde sino alla loro riunione gli onorari ed i diritti andavano  liquidati separatamente per ciascun ricorso.
Entrambi i motivi sono corredati dei prescritti quesiti.
Il  primo motivo è fondato, tenuto conto della costante giurisprudenza di questa Suprema Corte secondo la quale in materia di equa riparazione per  l'eccessiva durata del processo vanno liquidati gli interessi legali con decorrenza dalla domanda (v. per tutte Cass. 2005 n. 7389; 2004 n. 1405; 2003 n. 2382).
Il decreto impugnato deve essere pertanto sul punto cassato.
Il secondo motivo resta logicamente assorbito.
Sussistendo  i presupposti per una pronuncia nel merito, vanno attribuiti ai ricorrenti gli interessi sulla somma liquidata con decorrenza dalla domanda.
La Cassazione travolge anche per tredici ventesimi la liquidazione delle spese processuali, effettuata nel decreto impugnato unitariamente in favore degli attuali tredici ricorrenti e di altre sette parti, che non hanno proposto ricorso per cassazione. Deve pertanto procedersi a nuova liquidazione in questa sede  in favore dei ricorrenti sulla base dei criteri che seguono.
Secondo  quanto risulta dal decreto e dai ricorsi, dopo un giudizio presupposto unitario le parti hanno proposto ciascuna, con il medesimo difensore, separato giudizio dinanzi alla Corte di Appello per ottenere l'indennizzo ex L. n. 89 del 2001.  Tale condotta dei ricorrenti, che hanno proposto pressochè contemporaneamente distinti ricorsi per equa riparazione, con unico difensore, in relazione al medesimo processo presupposto, dando luogo a cause destinate alla riunione in quanto connesse per l'oggetto ed il titolo, si configura come abuso del processo (v. sul punto Cass. 2010 n.  10634), contrastando con l'inderogabile dovere di solidarietà, che impedisce di far gravare sullo Stato debitore il danno derivante dall'aumento degli oneri processuali e con il principio costituzionale della ragionevole durata del processo, avuto riguardo all'allungamento dei tempi processuali derivante
dalla proliferazione non necessaria dei procedimenti. Tale abuso, imponendo l'eliminazione per quanto possibile degli effetti discorsivi che ne derivano, comporta la valutazione dell'onere delle spese della fase di merito come se il procedimento fosse stato unico sin dall'origine, e quindi la liquidazione di un onorario unico per tutte le parti, quantificato in dispositivo.
In  relazione alle peculiarità della fattispecie si ravvisano giusti motivi  per compensare per la metà le spese del giudizio di cassazione, ponendo  l'altra metà a carico dell'Amministrazione soccombente.P.Q.M.
LA  CORTE DI CASSAZIONE Riunisce i ricorsi, accoglie il primo motivo di ricorso, dichiara assorbito il secondo; cassa il decreto impugnato in relazione alla spettanza degli interessi e per tredici ventesimi con riferimento alle spese in esso liquidate; decidendo nel merito condanna la Presidenza del Consiglio dei Ministri al pagamento in favore dei ricorrenti degli interessi legali sulla somma di Euro 4.000,00 liquidata  dalla Corte di Appello con decorrenza dalla domanda.
Condanna  altresì la Presidenza del Consiglio dei Ministri al pagamento delle spese del giudizio di merito nella misura complessiva di Euro 2.214,00, di cui Euro 200,00 per esborsi, Euro 1.314,00 per diritti e Euro 700,00 per onorari, nonchè di metà delle spese di questo giudizio di cassazione, che liquida per tale frazione in Euro 300, di cui Euro 50,00  per spese, oltre spese generali ed accessori come per legge, con distrazione per entrambi i gradi in favore dell'avvocato Angelo Giuliani.



domenica 24 luglio 2011

VENEZIA: GRADINI SCIVOLOSI, CHIUSA SCALINATA PONTE RIALTO IERI ALCUNI TURISTI ERANO FINITI A TERRA



VENEZIA: GRADINI SCIVOLOSI, CHIUSA SCALINATA PONTE RIALTO
IERI ALCUNI TURISTI ERANO FINITI A TERRA
(ANSA) - VENEZIA, 24 LUG - Scivoloni a ripetizione sul Ponte
di Rialto, a causa della pioggia, e cosi' la polizia municipale
ha chiuso temporaneamente ai pedoni una delle scalinate laterali
del grande manufatto che attraversa il Canal Grande.
I nastri bianco-rossi che hanno reso off limits la scalinata
(la rampa laterale a fianco del Palazzo dei Camerlenghi, sede
della Corte dei Conti) sono state poste ieri dai vigili -
riporta 'La Nuova Venezia' - . Questo dopo le cadute di almeno
tre turisti, segnalate alla municipale da alcuni gondolieri.
Stamane la scalinata era ancora transennata: per attraversare
Rialto bisogna quindi percorrere la rampa centrale o quella che
va verso la fondamenta del Vin. La rampa del palazzo Camerlenghi
e' la piu' scivolosa in caso di pioggia perche' i 30 gradini
sono esattamente li' da 420 anni, tutti ancora in marmo, e
perio' molto consunti. Gli altri hanno invece solo una cornice
in marmo, mentre la parte centrale del gradino e' in pietra
d'Istria.
I capitomboli sui ponti di Venezia non sono certo una
novita': alla fine degli anni '70 ne fece le spese anche il
segretario dell'Onu, Javier Perez De Quellar, che proprio sulla
scalinata di Rialto oggi transennata scivolo' sul bagnato e
fini' a terra. (ANSA).

GM
24-LUG-11 13:38 NNNN
VENEZIA: GRADINI SCIVOLOSI, CHIUSA SCALINATA PONTE RIALTO (2)

(ANSA) - VENEZIA, 24 LUG - E' durata poco la transennatura
della scalinata resa scivolosa dalla pioggia sul Ponte di
Rialto. In mattinata, col crescere del numero di turisti che
arrivavano in citta', qualcuno ha rotto le fettucce in plastica
che delimitano l'area e la rampa e' stata invasa dai vacanzieri
in gita. I gradini, ora asciutti perche' su Venezia da ore non
piove piu', sono tornati cosi' ad essere base d'appoggio di
gente che si riposa, scolaresche che giocano, ragazzi che
sfruttano la balaustra in lucido marmo per brevi scivolate in
discesa. Eccetto i nastri bianco-rossi, sul posto non erano
stati posti cartelli o indicazioni che avvertissero della
possibile pericolosita' della scalinata. (ANSA).

GM
24-LUG-11 16:29 NNNN

Droga: cocaina, scoperti bersagli nel cervello che spengono voglia

DROGA: COCAINA, SCOPERTI BERSAGLI NEL CERVELLO CHE SPENGONO VOGLIA =
STUDIO USA SU NATURE, BISOGNA AGIRE SU PARTICOLARI RECETTORI
CANNABINOIDI

Roma, 24 lug. (Adnkronos/Adnkronos Salute) - (EMBARGO ALLE
19.00) - Ridurre l'appeal della cocaina 'colpendo' un bersaglio
specifico nel cervello, con farmaci in grado di attivarlo. E' la
strategia a cui sta lavorando un'equipe statunitense per combattere
l'abuso e la dipendenza da polvere bianca in particolare, ma anche da
altre droghe. Lo studio e' pubblicato su 'Nature'.

I ricercatori del National Institute on Drug Abuse hanno
scoperto che stimolando un particolare recettore cannabinoide nel
cervello, noto come Cb2, si riducono gli effetti e la voglia di
cocaina nei topi, che modificano il loro comportamento smettendo di
cercare ossessivamente la sostanza.

E' noto che attivando con farmaci specifici il recettore
cannabinoide Cb1, si stimola il meccanismo cerebrale legato al senso
del piacere e della ricompensa: nel caso delle droghe questo favorisce
la ricaduta dopo una prolungata astinenza. L'effetto contrario,
invece, si ottiene stimolando l'altro recettore cannabinoide nel
cervello, Cb2, il cui ruolo era finora poco chiaro. L'equipe americana
lo ha dimostrato attivando solo questi ultimi recettori con due classi
di farmaci somministrati ai topi poco prima che le cavie avessero
libero accesso alla cocaina. Ebbene, la stimolazione dei Cb2 fa
perdere appeal alla droga, riducendone di conseguenza l'assunzione e
anche gli effetti nei roditori.

(Mad/Col/Adnkronos)
24-LUG-11 15:33

NNNN

INCENDIO A ROMA TIBURTINA, TRAFFICO TRENI A RISCHIO - Fumo denso, fiamme ancora non domate

ROGO TIBURTINA: A MILANO RITARDI IN ARRIVI FINO A 5 ORE

(ANSA) - MILANO, 24 LUG - Doveva arrivare alle 10.30 ma
l'Espresso partito da Palermo ha accumulato 310 minuti di
ritardo e quindi il suo arrivo alla Stazione Centrale di Milano
avverra' solo nel pomeriggio. Anche nello scalo ferroviario
milanese si avvertono i disagi dell'incendio scoppiato questa
mattina a Roma e tutti i treni provenienti dal Sud sono
segnalati in grave ritardo.
I treni partono in orario ma sono 240 i minuti di ritardo
accumulati dal Frecciarossa partito da Salerno che doveva
arrivare a Milano alle 12.45 mentre ha 100 minuti di ritardo
quello partito da Roma Termini previsto in arrivo a Milano alle
10.45. Dagli altoparlanti e sui tabelloni luminosi vengono
segnalati ai passeggeri i possibili disagi causati dal rogo
avvenuto a Roma e, al momento, la situazione a Milano Centrale
e' comunque tranquilla visto che non e' quella di oggi una
giornata di particolari partenze. (ANSA).

EM/KZT
24-LUG-11 12:14 NNNN
 Incendio Roma Tiburtina/ Fumo denso, fiamme ancora non domate
Pompieri: operazioni spegnimento complicate da mancanza acqua

Roma, 24 lug. (TMNews) - Una densa colonna di fumo nero, che il
vento, spinge verso Est, si leva da uno dei compound del nuovo
centro direzionale della stazione Tiburtina: l'incendio scoppiato
stamattina nella sala apparati non ancora stato domato. Sul
posto sono al lavoro 13 squadre dei vigili del fuoco ma le
fiamme continuano a divampare nel secondo piano interrato della
palazzina: "Sotto continua a bruciare, le operazioni di
spegnimento sono rese difficili dall'alta densit del fumo e dal
calore sviluppato dal materiale che sta bruciando, soprattutto
cavi elettrici e materiali di gomma", spiegano i vigili del fuoco
sul posto. "Non possiamo entrare dentro", e si sta quindi
cercando di spegnere il rogo gettando acqua dall'esterno della
palazzina.

"L'intervento - sottolineano i vigili del fuoco - stato
complicato dalla mancanza di acqua nella zona, non c' la rete
idrica stiamo provvedendo con le autobotti, facendo la spola.
Andiamo e veniamo, e questo crea ritardi".

Per le domeniche 24, 31 luglio e 7 agosto, dalle ore 00,30 alle
ore 24 stato infatti previsto dall'Acea "un abbassamento di
pressione con possibile mancanza d`acqua" per i residenti nei
quartieri Nomentano, Salario, Parioli, Pinciano, Trieste,
Sallustiano, Ludovisi, quartieri vicini alla stazione. La societ
Rfi (gruppo Fs), d'accordo e per conto del Comune di Roma,
Capitale ha richiesto ad Acea lo spostamento di 6 grandi condotte
(sifoni) dell`Acquedotto Marcio che alimentano la zona centrale
della citt: una misura presa proprio in relazione ai lavori per
la realizzazione della nuova stazione Tiburtina.

Gtu

241216 lug 11
ANSA-IL PUNTO/ ROGO TIBURTINA: TRENI IN TILT, IPOTESI DOLO
A FUOCO SALA CONTROLLO, PERICOLI DA FUMO. LI' SARA' SCALO TAV
(ANSA) - ROMA, 24 LUG - Un grande incendio si e' sviluppato
verso le 4 nella sala apparati della stazione ferroviaria di
Roma Tiburtina, dove da alcuni anni sono in corso lavori di
ristrutturazione per trasformarla nel nodo principale della
capitale per l'Alta Velocita'.
IN TILT TRAFFICO FERROVIARIO: Pesantissime le ripercussioni
sul traffico ferroviaria e cittadino con la chiusura della metro
B, poi riaperta parzialmente. La stazione e' stata dichiarata
inagibile e disagi si stanno ripercuotendo in vari scali
ferroviari italiani. Nella capitale i problemi si sono di fatto
concentrati sulla stazione Termini con ritardi e passeggeri
costretti a viaggiare in piedi.
IPOTESI DOLO PER IL ROGO: Non e' esclusa la pista del dolo,
a quanto si e' appreso, al vaglio ci sarebbero diverse ipotesi,
ma secondo una prima analisi le fiamme si sono sviluppate
dall'interno. La segnalazione alla centrale operativa del
Comando provinciale dei vigili del fuoco e' arrivata alle 4.10.
Dopo 9 minuti i vigili del fuoco erano sul posto. Le fiamme, che
hanno avvolto importanti cavi elettrici che di fatto
''governano'' il funzionamento dei treni, si sono notevolmente
autoalimentate poiche' i vigili del fuoco hanno dovuto agire con
cautela. Da otto ore i pompieri stanno lavorando per spegnere le
fiamme con dieci squadre: quattro autobotti, quattro squadre, un
carro schiuma e un mezzo speciale venuto dall'aeroporto di
Fiumicino che serve per spegnere gli incendi sugli aerei e
chiamato ''polverina'' proprio perche' lancia della polvere. A
supporto ci sono anche 4 autobotti della protezione civile.
FUMO POTREBBE ESSERE TOSSICO: Poco prima delle 6 l'intera
stazione e' stata avvolta da un denso fumo nero, scaturito
proprio dai cavi elettrici, che potrebbe essere tossico. Per
questa ragione il sindaco Gianni Alemanno, che ha fatto un
sopralluogo, ha invitato gli abitanti della zona a tenere le
finestre chiuse.
RISCHIO COLLASSO CANTIERE: Le Fs ha subito parlato di ''danno
notevole'', di ''stazione inagibile'', di ''riflessi'' per
giorni sia per i treni pendolari, sia per alcuni a lunga
percorrenza, mentre l'assessore regionale ai Trasporti Francesco
Lollobrigida ha sottolineato la possibilita' di un 'danno
strutturale'' e si ipotizza un ''rischio collasso'' del
cantiere. Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti
Altero Matteoli ha definito la situazione ''molto
seria''.(ANSA).

DE
24-LUG-11 12:12 NNNNINCENDIO ROMA TIBURTINA: SU SITO FS ELENCO TRENI IN TRANSITO =
(AGI) - Roma, 24 lug. - Pubblicato on line, sulle pagine di FS
News, l'elenco dei treni di norma in transito a Tiburtina che,
fino alle 13 di oggi, in relazione all'incendio nella stazione,
circoleranno regolarmente o saranno deviati lungo la linea
tirrenica. Di seguito, nel dettaglio, il numero di questi
treni, effettuati grazie ai provvedimenti adottati da Ferrovie
Italiane per assicurare la continuita' nella mobilita'
ferroviaria Nord-Sud.

Situazione treni pari Situazione treni dispari

9452 dev 9449 dev
9516 reg 235 dev
9478 sop da rm a fi. 227 dev
588 reg 9591 dev
9408 dev 9451 reg
9520 reg 9505 reg
9410 reg 9403 dev
9522 reg 9507 dev
590 dev 9453 sop da fi
9412 reg 9405 reg
9509 reg

dev = deviato via tirrenica
sop = cancellato
reg = regolare

(AGI)























dev =deviato via tirrenica






sop=cancellato







reg= regolare






Com/mld
241201 LUG 11

NNNNROGO TIBURTINA:AFFOLLATO SCALO FIRENZE,RITARDI FINO A 4 ORE
CODE ALLE BIGLIETTERIE, PRIMI BIVACCHI TURISTI IN ATTESA TRENO
(ANSA) - FIRENZE, 24 LUG - Stazione affollata con lunghe file
alle biglietterie: questa la situazione allo scalo ferroviario
di Santa Maria Novella a Firenze, dove sono tanti i turisti in
attesa.
Su un cartellone luminoso e con avvisi dall'altoparlante i
passeggeri vengono informati che i treni da e per Roma
''potranno subire ritardi fino a 90 minuti. Deviazioni o
cancellazioni per un guasto all'impianto di circolazione di Roma
Tiburtina. Ci scusiamo per i ritardi''. Ma il treno Alta
velocita' per Milano e' segnalato in partenza con 245 minuti di
ritardo: era un convoglio proveniente da Salerno che tra gli
arrivi e' segnalato come cancellato. Sono invece 100 i minuti di
ritardo per un altro treno Alta velocita' proveniente da Napoli
e che sarebbe dovuto arrivare nel capoluogo toscano alle 10.03.
Segna invece 20 minuti di ritardo il treno diretto a Napoli e
che doveva fermarsi nel capoluogo toscano alle 11.25.
Nonostante la stazione sia gremita, la situazione al momento
e' comunque tranquilla tra i passeggeri, anche se si stanno
creando i primi mini bivacchi di turisti in attesa del treno. Le
Fs spiegano che e' stato ''messo in campo'' tutto il personale
reperibile per dare assistenza, fornire informazioni e
''riproteggere i passeggeri''. (ANSA).

GRS
24-LUG-11 11:59 NNNNANSA-FOCUS/ ROGO TIBURTINA: QUANDO L'ITALIA SI SPEZZA IN DUE
PER INCIDENTI, NEVE O PER DISINNESCARE ORDIGNI BELLICI
(ANSA) - ROMA, 24 LUG - Blocco della circolazione, non solo
ferroviaria, ma anche autostradale, che rischia di ''spezzare''
in due l'Italia: si tratta di un evento raro che pero' e'
avvenuto sempre piu' spesso negli ultimi anni, anche perche' le
moderne infrastrutture, sempre piu' veloci ed efficienti, una
volta bloccate lasciano poco spazio a vie alternative.
17 DICEMBRE 2010 - A causa della neve e del gelo Firenze diventa
un vero e proprio collo di bottiglia ''italiano'' per treni e
auto: i convogli dell'alta velocita' non sono in grado di
entrare nella stazione centrale, strategica per i collegamenti
tra nord e sud della Penisola; mentre l'A1 rimane bloccata fra
Incisa e Firenze sud.
24 GENNAIO 2010 - Per quattro ore Italia praticamente divisa in
due per il disinnesco di due bombe d'aereo a in Trentino, a
Orvieto e a Fano. Per quella fatta brillare ad Orvieto sono
state chiuse tre ore l'A1 e la ferrovia lenta, nelle Marche e'
rimasta interrotta piu' di un'ora la A14, a Rovereto si sono
fermati i treni fino al pomeriggio.
22 GIUGNO 2009 - Disagi, ritardi oltre le tre ore e Italia
spezzata da un incidente ferroviario sulla linea tra Bologna e
Firenze, nel territorio di Prato. Una situazione simile si era
verificata anche il 6 giugno dello stesso anno in seguito ad un
incidente nella galleria Val di Sangro, sempre nel Pratese.
18 LUGLIO 2003 - Un incidente stradale avvenuto la notte alle
1,50 divide in due l'Italia fino alle 12,30, per quasi undici
ore, provocando anche un forte allarme ambientale. L'incidente
avviene nella corsia nord dell'Autostrada del Sole fra i caselli
di Arezzo e Monte San Savino, coinvolgendo una cisterna
contenente piu' di 20.000 litri di resine in soluzione,
altamente infiammabili, tossiche e urticanti al contatto,
proveniente da Frosinone. (ANSA).

VNROMA: VIGILI DEL FUOCO, A STAZIONE TIBURTINA SITUAZIONE CRITICA, FIAMME ALTE =
LUCA CARI, SIAMO RIUSCITI A EVITARE CHE ROGO RAGGIUNGESSE LA
PARTE DELLA NUOVA STAZIONE

Roma, 24 lug. - (Adnkronos) - "La situazione e' abbastanza
critica. Le fiamme stanno ancora interessando la parte dei vecchi
uffici". Lo ha affermato all'Adnkronos il capo ufficio stampa dei
vigili del fuoco, Luca Cari, riferendosi all'incendio divampato nella
sala apparati della stazione Tiburtina di Roma.

"Siamo riusciti a evitare che le fiamme raggiungessero la parte
della nuova stazione", ha spiegato Cari sottolineando che l'intervento
e' reso piu' complicato dalla difficolta' di accesso nella zona
interessata dalle fiamme, che sono "troppo alte". "Stiamo cercando di
usare dei carri ferroviari con elevatore per gettare l'acqua", ha
aggiunto.

(Sci/Col/Adnkronos)
24-LUG-11 10:55

NNNNINCENDIO ROMA TIBURTINA: BRUCIA CANTIERE NUOVO SCALO
BLOCCATI VARCHI DI ACCESSO DELLE AUTOMOBILI ALLA STAZIONE
(ANSA) - ROMA, 24 LUG - Si e' sviluppato nei cantieri della
nuova stazione Tiburtina l'incendio che dalle prime ore di
stamane divampa nello scalo ferroviario romano. Lo ha riferito
il responsabile dei vigili urbani presente sul posto.
Le fiamme si intravedono ancora violente dietro lo scheletro
di una parte dell'ala che era in ristrutturazione. Alte colonne
di fumo si alzano dalla zona dell'incendio. La polizia
municipale ha bloccato i varchi di accesso delle auto alla
stazione. Alle operazione di spegnimento lavorano almeno 6-7
squadre dei vigili del fuoco. Decine di persone, tra
viaggiatori, turisti e passeggeri dei mezzi delle vicine
stazioni degli autobus e dei pullman assistono alla scena e
scattano fotografie. (ANSA).

LAL/SCN
24-LUG-11 08:44 NNNN



INCENDIO A ROMA TIBURTINA, TRAFFICO TRENI A RISCHIO ++

(ANSA) - ROMA, 24 LUG - Un violento incendio e' divampato
questa mattina, intorno alle 4, nella sala apparati della
stazione ferroviaria di Tiburtina a Roma. Solo da alcuni minuti
i vigili del fuoco sono riusciti ad entrare nei locali e stanno
operando per spegnere le fiamme. Si prevedono, per la giornata
di oggi, gravi conseguenze per la circolazione dei treni. Le
Ferrovie dello Stato hanno invitato ''a non prendere il treno
qualora il loro viaggia preveda il passaggio attraverso Roma
Tiburtina'. (SEGUE).

QA
24-LUG-11 07:37 NNNN


INCENDIO A ROMA TIBURTUNA, TRAFFICO TRENI A RISCHIO (2)

(ANSA) - ROMA, 24 LUG - In conseguenza dell' incendio - la
cui origine non e' stata ancora accertata - la circolazione dei
treni e' fortemente rallentata: gia' una decina di convogli ha
subito ritardi significativi.
Essendo quello di Roma Tiburtina un nodo strategico, si
prevedono gia' per le prossime ore riflessi significativi su
buona parte del sistema ferroviario, compreso quello dei treni
ad alta velocita' e a lunga percorrenza. E' stata inoltre gia'
sospesa la circolazione dei treni lungo la linea B della
metropolitana di Roma. (ANSA).

QA
24-LUG-11 07:44 NNNN

INCENDIO A ROMA TIBURTINA: FERMA METRO B E BUS DEVIATI

(ANSA) - ROMA, 24 LUG - A causa dell' incendio nell'area
della stazione ferroviaria di Roma Tiburtina, il servizio della
linea B della metropolitana e' ''momentaneamente sospeso e
sostituito con bus su disposizione dei vigili del fuoco''. Lo
rende noto Agenzia per la mobilita' ,spiegando anche che
l'evento ha avuto conseguenze anche sul servizio bus, con la
linea 30 deviata.
Rallentamenti e cambi di percorsi, ci sono anche per i tram 2
e 19, ma stavolta per la caduta di un albero in via Ulisse
Aldrovandi, alle 6,23 di stamani. La linea di tram 2 e'
sostituita con bus mentre la linea 19 non e' attiva tra Galeno e
Risorgimento e sostituita con bus navetta.

(ANSA).

FH
24-LUG-11 08:10 NNNN

CONTRATTI: FILCAMS, DOMANI SCIOPERANO LAVORATORI VIGILANZA PRIVATA

CONTRATTI: FILCAMS, DOMANI SCIOPERANO LAVORATORI VIGILANZA PRIVATA =

Roma, 24 lug. (Adnkronos) - Domani scioperano i lavoratori della
vigilanza privata e si ritroveranno in due presidi organizzati dalla
Filcams Nazionale a Roma e Milano per protestare contro il mancato
rinnovo del contratto di lavoro, ormai dai piu' di 30 mesi. ''Senza
contratto, non ci sono regole, aumentano le zone di lavoro grigio e
facilmente si possono eludere norme e diritti; e senza regole viene
meno la dignita' del lavoratore'' e' la preoccupazione della Filcams
Cgil.

''Il 25 luglio abbiamo organizzato due presidi, a Milano e a
Roma -si legge nella nota sindacale- le lavoratrici e i lavoratori
scenderanno in piazza per protestare. Da quasi 3 anni, il negoziato
per il rinnovo del contratto nazionale va avanti senza trovare una
soluzione, le parti datoriali hanno avanzato proposte inaccettabili,
che dimostrano la volonta' di non voler arrivare ad un accordo''.

''Le Controparti, gia' in disaccordo tra loro, sono ormai
divise. Da una parte Federsicurezza, che tenta di spingere ad un
pesante peggioramento del contratto nazionale esistente, a partire
dall'orario di lavoro, mentre Assiv e la Cooperazione si sono
allontanate dal negoziato perche' contrarie alla proposta di
Federsicurezza che non intende procedere all'ampliamento del campo di
applicazione alle attivita' di portierato'', continua la Filcams.
(segue)

(Sec-Rem/Col/Adnkronos)
24-LUG-11 11:31

NNNN
CONTRATTI: FILCAMS, DOMANI SCIOPERANO LAVORATORI VIGILANZA PRIVATA (2) =

(Adnkronos) - ''Dopo 31 mesi le parti datoriali divise fra di
loro, rendono ancora piu' lontano uno sbocco al negoziato. Percio'
dobbiamo dire basta. E' ora che ci sia uno scatto di responsabilita'
nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori del settore'',
continua la Filcams.

''Il presidio di Milano raccogliera' il nord Italia che si
radunera' a partire dalle ore 9.30 davanti alla Prefettura di Milano,
Corso Monforte; a Roma invece, si raccoglieranno le lavoratrici e i
lavoratori del centro sud, alle ore 9.30 a P.zza SS Apostoli'',
conclude la nota.

(Sec-Rem/Col/Adnkronos)
24-LUG-11 12:15

NNNN

"L'esercito dei 'sotto scorta'"..."Il problema non é l'approvazione di una scorta per un personaggio a rischio - sotolinea Claudio Giardullo, segretario nazionale del Silp Cgil ....

clicca sul logo per leggere l'articolo

sabato 23 luglio 2011

L'esperto, con dentifrici sbiancanti 3D lo smalto fa 'crack'

SALUTE: L'ESPERTO, CON DENTIFRICI SBIANCANTI 3D LO SMALTO FA 'CRACK' =
STUDIO BOCCIA LE NUOVE FORMULE CHE PROMETTONO BIANCO MIRACOLOSO

Roma, 23 lug. (Adnkronos/Adnkronos Salute) - Denti bianchi come
la neve senza l'ombra di una macchia di caffe' o di fumo? Il sogno di
milioni di persone. Ma dietro le promesse delle nuovissime formule di
dentifrici sbiancanti '3D', potrebbero nascondersi seri pericoli per
la salute dello smalto dei denti. Rivestimento reso piu' fragile dai
potenti abrasivi usati in molti prodotti di nuova concezione e
ribattezzati dal marketing, appunto, '3D' per la loro capacita' di
rendere la dentatura di un bianco splendente e profondo.

Secondo gli esperti, in un articolo del Los Angeles Times,
mentre le strisce e i 'kit' sbiancanti lavorano immergendo i denti per
lunghi periodi di tempo in soluzioni a base di candeggina, i nuovi
dentifrici adottano un approccio piu' veloce.

La maggior parte si basa su composti abrasivi ('lucidatori' per
le aziende produttrici) che aiutano a rimuovere le macchie
superficiali lasciati da caffe', sigarette, succhi di frutta. Ma alla
lunga danneggiano lo strato esterno dello smalto. (segue)

(Frm/Col/Adnkronos)
23-LUG-11 13:36

NNNNSALUTE: L'ESPERTO, CON DENTIFRICI SBIANCANTI 3D LO SMALTO FA 'CRACK' (2) =

(Adnkronos/Adnkronos Salute) - A lanciare l'allarme sui pericoli
dei nuovi dentifrici sbiancanti - riporta il Los Angeles Times - e'
Vincent Mayher, dentista ed ex presidente dell'Accademia di
odontoiatria generale americana. "Il termine sbiancamento - avverte
l'esperto - utilizzato in molti dentifrici e' fuorviante. A differenza
dei 'kit' e delle strisce che lavorano in profondita' nel dente,
questi prodotti '3D' possono raggiungere solo la superficie. E il loro
effetto dura poco tempo".

Per rafforzare le sue tesi il dentista cita uno studio
pubblicato sulla rivista 'Journal of Clinical Dentistry', a cura della
Thermetric Technologies Inc., una societa' di ricerca dentale di
Noblesville, e l'Health Science Research Center, dell'Indiana
University-Purdue University di Fort Wayne. La ricerca ha testato
l'azione abrasiva e la potenza di pulizia di 26 dentifrici sbiancanti
in commercio negli Stati Uniti. Utilizzando come 'test' lo smalto dei
denti di vacca. Secondo Bruce Schemehorn, l'autore principale dello
studio, "e' emerso che i dentifrici sponsorizzati come piu'
sbiancanti, quindi piu' efficaci, sono anche quelli piu' abrasivi".

Mayher e' esplicito anche sui potenziali problemi a cui si va
incontro. "Nel corso del tempo - spiega - un dentifricio abrasivo
potrebbe portare via lo strato esterno di smalto, esponendo la dentina
sottostante (la sostanza compresa tra lo smalto, il cemento alla
radice e la polpa) all'attacco degli agenti esterni. Inoltre -
prosegue - gli abrasivi utilizzati possono essere dolorosi per alcune
persone piu' sensibili".

(Frm/Col/Adnkronos)
23-LUG-11 13:43

NNNN

Da herpes a tumori prostata, un aiuto dal peperoncino


SALUTE: DA HERPES A TUMORI PROSTATA,UN AIUTO DAL PEPERONCINO
FINO A DOMANI LA 1/A FIERA MONDIALE RIETI CUORE PICCANTE
(ANSA) - ROMA, 23 LUG - La scoperta delle proprieta'
nutrizionali del peperoncino, che e' un serbatoio naturale di
vitamine, valse un Premio Nobel, nel 1937, allo scienziato
ungherese Albert Szent Gyorgyi che, proprio attraverso questa
pianta appartenente alle famiglie delle Solanacee, contribui' a
debellare lo scorbuto tra i naviganti. Ancora oggi, si esplorano
le proprieta' salutistiche del peperoncino, e in particolare del
suo principio attivo: la capsicina o capsaicina. Che e' stata
protagonista del convegno promosso, oggi pomeriggio a Rieti,
alla prima Fiera campionaria mondiale del peperoncino 'Rieti
cuore piccante'.
Salute, bellezza, e cura della fertilita', sono stati i temi
del confronto medico-scientifico odierno su questo prodotto
ortofrutticolo presentato dagli esperti come panacea, peraltro
senza significative controindicazioni se si evita il consumo in
caso di allergia, e da parte delle donne in gravidanza o che
allattano, nonche' dei bambini under 12.
''Studi sperimentali recenti in vitro, e in vivo sui ratti,
hanno dimostrato che la capsicina - ha detto Bruno Amantea,
direttore della scuola di specializzazione in Anestesia e
Rianimazione dell'Universita' Magna Grecia di Catanzaro - riesce
a determinare la morte programmata delle cellule deviate nei
casi di tumori della prostata. Perdipiu' con un dosaggio molto
basso: 300 milligrammi per tre volte la settimana. Anche a
tavola, il peperoncino abbatte l'uso del sale i grassi cattivi,
migliorando quelli del cuore. Aiuta a proteggere il cuore e
previene l'arteriosclerosi. Tutte le sperimentazioni auspicano
ulteriori studi per far diventare il peperoncino un farmaco,
strumento di cura attraverso la medicina ufficiale. Gia' oggi
esistono pomate per la cura del dolore, le terapie
post-herpetiche, e i disturbi della prostata. Ma la Fiera di
Rieti ha evidenziato il potenziale contributo del peperoncino,
un prodotto povero che puo' dare ricchezza alla filiera
medica''.
Questa multiforme pianta, di cui esistono ben 1200 varieta' in
Italia e 4500 nel mondo, e' anche amica della bellezza. ''Sulla
pelle - ha sottolineato il responsabile del servizio
Dermatologia presso il Sandro Pertini di Roma, Walter Marmo - il
peperoncino, ricco di vitamina E, ha poteri nutrizionali e aiuta
a superare lo stress ossidativo. Viene utilizzato per curare
l'herpes zoster e la nevralgia herpetica e fastidiose patologie
come il cosiddetto Fuoco di Sant'Antonio, mentre recenti studi
hanno riconosciuto l'azione antitumorale. Il peperoncino infine
trova spazio anche in cosmesi per mantenere il trofismo cutaneo
e, stimolando la crescita della papilla del pelo, nei prodotti
anti-calvizie. Non ultimo, gli studi effettuati su tori e
maiali, hanno dimostrato che il peperoncino stimola la mobilita'
degli spermatozoi, e quindi favorisce la fecondazione''.(ANSA).

MON
23-LUG-11 17:42 NNNN

E i cittadini stanno a guardare

E i cittadini stanno a guardare

Di luca ajroldi • 23 lug, 2011 • Categoria: Italia Il sindacato di polizia Silp Cgil, per bocca del suo segretario Gianni Ciotti, parla apertamente di “indecenza” per le “diversità di trattamento tra le cosiddette personalità e i semplici cittadini”. Il problema ? Quattrocento auto assegnate alle scorte di politici, magistrati e personaggi pubblici dei più disparati settori contro cinquanta auto assegnate al pattugliamento e alla difesa di Roma.
Spiega Laura Bogliolo su Il Messagero che
per ogni servizio scorta è previsto un numero di agenti che va dai tre ai nove a seconda della personalità tutelata. In città, invece, per ciascuno dei 4 turni lavorativi, circolano 50 auto della polizia, ciascuna con a bordo 2 agenti. Significa, spiega il sindacato, che “il ministero dell’Interno, per assicurare la scorta di un suo collega spende circa 360 mila euro tra straordinari, costi di acquisto delle auto e nove uomini impiegati. Per assicurare la sicurezza di un intero municipio come il Casilino (tra i più popolosi della capitale, circa 240 mila abitanti) spende meno: circa 350 mila euro per impiegare 110 uomini, pagare gli straordinari e affittare lo stabile”.
La situazione, insomma, è al limite. E ogni volta che in città c’è un evento a rischio d’ordine pubblico (una manifestazione per esempio, ma basta una partita di calcio), la copertura della città diventa minimale. E, con i tagli alla manovra, la situazione rischia di peggiorare. Ne è consapevole anche il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano, che parla di “un problema cui porre rimedio”
Allora, ecco l’idea: la Provincia ha messo a punto un “Patto per Roma sicura”. Lo slogan è “mille occhi sulla città” e tra le proposte c’è quella di assegnare alla polizia municipale il controllo sui reati minori. Non solo: si chiede anche alla vigilanza privata un aiuto nel controllo del territorio. I vigilantes, però, non potranno intervenire ma solo segnalare e allertare la polizia. Insomma quello che fa un qualunque cittadino. L’unica differenza sta nel fatto che i circa 7000 vigilantes avranno un filo diretto con la polizia.
 FONTE

«La mattanza del G8 Fu una scelta politica» .."POLIZIA L'accusa di Claudio Giardullo, segretario generale del sindacato Silp Cgil.."


«La mattanza del G8 Fu una scelta politica»
di Eleonora Martini
su il manifesto del 23/07/2011
Dieci anni dopo Tra imponenti misure di «sicurezza» la città si prepara al corteo conclusivo di oggi. Attese almeno dieci mila persone. Avvocati e giuristi riflettono sui diritti democratici violati. L'accusa di Claudio Giardullo
Claudio Giardullo, segretario generale del Silp Cgil, non rappresenta certo quella parte del corpo della Polizia di Stato che davanti all'evidente violazione dei diritti costituzionali che si consumò nelle giornate di Genova reagì con atteggiamenti corporativi o addirittura omertosi. Crede in una polizia democratica e trasparente, Giardullo, anche se col manifesto, sul tema, non sempre è d'accordo.
Fin qui nessuno ha chiesto scusa per le violenze commesse a Genova dalle forze dell'ordine, nemmeno di quelle confermate da una verità processuale.
Ancora non definitiva.

Certo, anche se esiste una verità storica ormai acquisita. Lei non crede che ci siano stati degli abusi da parte di alcuni suoi colleghi?

Ci sono stati dei comportamenti inaccettabili e noi da subito abbiamo detto «chi ha sbagliato paghi fino in fondo». Immediatamente dopo il G8 di Genova noi della Silp Cgil chiedemmo ed ottenemmo un incontro col Social Forum perché era chiaro che si stava consumando il tentativo di alcune forze conservatrici del Paese di creare un solco incolmabile tra la società civile e le forze di polizia, e tra la polizia e la magistratura. Insieme ribadimmo la nostra contrarietà all'uso della violenza come strumento di lotta politica e la nostra volontà di ottenere giustizia.

E allora, le scuse sono superflue?

In questi dieci anni è stato riconosciuto il fatto che a Genova si è aperta una delle peggiori ferite nella storia recente di questo Paese. Noi ne abbiamo preso coscienza subito ma abbiamo rifiutato ogni generalizzazione, inaccettabile perché la stragrande maggioranza dei poliziotti lavora - e perfino a Genova ha lavorato - nel rispetto della legge e dei diritti dei cittadini. Chi ha sbagliato paghi. Però c'è un aspetto ancora troppo poco approfondito e cioè con quali intenzioni politiche siamo andati a Genova.

Un indizio fu la presenza, durante il summit, dell'allora vice premier Gianfranco Fini nella sala operativa della questura.

Sì, ma soprattutto c'era il capo del governo che ancora aveva l'incubo del '94, cioè di una spallata di piazza - che all'epoca riguardava le pensioni - che costrinse Berlusconi a dimettersi. Per cui io ritengo che sia fondata la tesi secondo la quale a Genova si voleva delegittimare la piazza e nell'autunno che si prospettava caldo si voleva mandare un messaggio ai moderati dicendo «tenetevi lontano dalla piazza».

Un modello di gestione dell'ordine pubblico che è tutto politico. Ma, seppure Genova rappresenti una delle peggiori cadute di credibilità di certe istituzioni, non è stato l'unico caso.

Le ricordo che il modello di ordine pubblico che è stato adottato nel successivo G8 di Firenze, che non è solo tecnico ma è soprattutto politico, fu di segno opposto. Ed è quello che noi vorremmo adottare sempre: fondato sulla prevenzione, sul rapporto con gli organizzatori delle manifestazioni, sull'uso limitato e governato della forza - una forza che si sappia moderare - e nessuna esibizione muscolare. Ci vuole formazione, perché naturalmente ci deve essere sempre il rispetto della legge, e un più stretto rapporto tra società civile e forze di polizia.

Perché invece della sospensione o della rimozione dal servizio degli imputati o dei condannati come richiedono i parametri internazionali, abbiamo assistito a conferme di cariche se non a promozioni? Non sarebbe stato un segnale importante per separare le cosiddette «mele marce»?

La cosa è più complessa: se si è garantisti lo si deve essere a 360 gradi e non si possono confondere il rispetto delle leggi in senso stretto con aspetti di opportunità politica. I governi che si sono succeduti in questi dieci anni hanno scelto di non intervenire in nessuno modo prima della verità processuale definitiva. Non è una questione di rispetto delle leggi ma di scelta politica.

In alcuni casi i reati sono già andati in prescrizione, in altri come per l'uccisione di Carlo Giuliani non c'è mai stato un dibattimento pubblico.

Quello della giustizia è uno dei problemi centrali del nostro Paese e non riguarda solo gli operatori di polizia. Guardarlo solo con la lente del G8 di Genova significa dimenticare che in questo Paese chi ha responsabilità istituzionali ben maggiori, a qualunque livello, spesso non arriva a sentenza e a giudizio. Noi della Silp-Cgil abbiamo fiducia nella magistratura e siamo certi che si arriverà a giustizia.

Ma come si fa a far pagare chi sbaglia se, differentemente da ogni comune cittadino, è impossibile l'identificazione degli agenti, soprattutto se in tenuta antisommossa. Lei sarebbe favorevole, per esempio, all'introduzione del codice alfanumerico sulla divisa per una maggiore trasparenza?

No, e le spiego perché. Bisogna sicuramente rendere più certe le procedure di identificazione successiva, attraverso i corpi di appartenenza. Invece col codice alfanumerico si rischia, in un paese come l'Italia dove esistono anche contesti particolarmente insidiosi e violenti, di aumentare il rischio del singolo operatore che a torto o a ragione potrebbe essere individuato e essere sottoposto a un attacco aggressivo o violento. E se si espone il singolo poliziotto a più rischi di quanto non si possa legittimamente chiedergli, si alza il livello dello scontro. Ma se dico no al codice di identificazione, dico anche no ai proiettili di gomma e all'uso del Cs, il gas contenuto nei lacrimogeni, che è tossico per la salute di tutti, dei cittadini e degli operatori.

Lei sarebbe favorevole all'introduzione del reato di tortura come prevede il diritto internazionale?

C'è un'alternativa possibile a questa strada, che io considero solo formale, ideologica e di pancia. L'introduzione del reato di tortura sarebbe solo un messaggio di sfiducia alle forze di polizia che secondo tutte le statistiche godono da parte degli italiani di una fiducia seconda solo a quella del capo dello Stato. E allora non mi sembra assolutamente necessario introdurre un nuovo reato per evitare che in singole e rare occasioni accadano purtroppo cose che non dovrebbero accadere.

Ma anche se fosse in un'unica occasione, non sarebbe uno strumento utile anche per voi?

Non sarà certo il reato ad impedirla, quell'occasione. Io sono del parere che si debbano inasprire le norme solo se c'è un fenomeno sociale di una certa dimensione. Preferisco invece l'altra strada, che aiuti a superare le imposizioni politiche del singolo governo: quella della trasparenza, della formazione e del controllo anche da parte del Parlamento e non soltanto da parte dell'esecutivo. E, aggiungo, non capisco perché la polizia non debba avere un codice etico e di deontologia professionale. Si dica con chiarezza quali comportamenti il cittadino si può legittimamente aspettare da un agente che stia in una piazza, in un ufficio o in un carcere. Ci si dica con quali strumenti dobbiamo operare; quali investimenti, quale formazione, a quali valori si ispirano le forze dell'ordine. Anche questi sono dettami internazionali, eppure nel nostro Paese non ce n'è traccia. Questa è la strada da seguire, e non quella della minaccia, dell'aggravamento delle norme che servono semplicemente a dare la sensazione di aver risolto il problema. Mentre poi, nella realtà quotidiana, la polizia democratica è senza strumenti.

Inpdap 18/2011 - Obbligo contributivo verso Inps per malattia e maternità-integrazione nota operativa 18/2009

LEGGI LA NOTA

Inpdap 27/2011 - Legge 15 luglio 2011, n. 111 – Interventi aventi riflessi sui trattamenti pensionistici