MEDICINA: 40 MILA ITALIANI IN DIALISI, VIVONO MENO DEI MALATI DI CANCRO
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ALLARME ESPERTI, SENZA DIAGNOSI 2 PAZIENTI SU 5 CHE LA
COMINCIANO
Milano, 22 set. (Adnkronos/Adnkronos Salute) - L'8% degli
italiani, circa 4,8 milioni di
uomini e donne, soffrono di un danno
renale cronico e circa 40 mila sono in
dialisi. 'Schiavi' di una
macchina che pulisce il sangue, ma con un'attesa
di vita inferiore a
quella dei malati di cancro: rispetto alla popolazione
generale, a 5
anni sopravvive solo il 55% dei dializzati, contro l'84% delle
donne
con un tumore al seno, il 70% dei pazienti con cancro al colon e il
63% di quelli con carcinoma del rene. Le malattie renali, infatti,
decuplicano il rischio di attacchi di cuore e tuttavia restano un
problema sommerso. I sintomi-spia vengono ignorati, ed esami veloci e
'low cost' che permetterebbero di scoprirle e intervenire per tempo
vengono sottovalutati. Con il risultato che il 37% di chi inizia la
dialisi, praticamente 2 pazienti su 5, prima di incominciarla non
aveva
mai saputo di avere un danno renale cronico avanzato.
A lanciare
l'allarme sono gli esperti riuniti fino a sabato a
Genova per il 52esimo
Congresso nazionale della Sin, la Societa'
italiana di nefrologia.
Attualizzando gli ultimi dati del Censis, gli
specialisti calcolano che
l'assistenza sanitaria per ogni dializzato
costa al Ssn circa 35 mila euro
all'anno, e il dato puo' raddoppiare
se si considerano anche le terapie
mediche associate.
Per contenere o comunque razionalizzare la spesa,
soprattutto in
tempo di crisi, l'imperativo e' giocare d'anticipo. "Bisogna
mirare a
una diagnosi precoce di malattia renale", e' l'appello di Rosanna
Coppo, presidente Sin. E' necessario agire "quando i reni sono
infiammati e sofferenti, perdono proteine o sangue nelle urine, ma
hanno
ancora la capacita' di depurare l'organismo". Intervenire dopo
e' troppo
tardi: "Al massimo si possono limitare i danni e la
velocita' di perdita di
funzione, ma non piu' guadagnare la
guarigione". Dal Registro italiano
dialisi risulta invece che oltre un
quinto dei pazienti che cominciano la
dialisi non ha alle spalle una
diagnosi (22%) o ce l'ha troppo generica
(23%). (segue)
(Red-Opa/Zn/Adnkronos)
22-SET-11 13:36
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MEDICINA: 40 MILA ITALIANI IN DIALISI, VIVONO MENO DEI MALATI DI CANCRO (2)
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DAI TEST DELL'ANTI-DOPING ALL''IMPRONTA DIGITALE', LA SFIDA
DELLA
DIAGNOSI PRECOCE E IN UTERO
(Adnkronos/Adnkronos Salute) - Con le nuove analisi del sangue e
delle urine,
assicurano gli esperti, l'insufficienza renale puo'
essere prevista prima
che insorga. Gli ultimi biomarcatori individuati
sono 3 proteine (Ngal,
cistatina C e Bnp) in grado di indicare la
presenza di un danno renale prima
che compaiano i sintomi. Ma oggi
vengono spesso sottovalutati anche esami
facili, rapidi e poco costosi
come il test delle urine e della creatininemia.
Analisi che dovrebbero
essere richieste ogni volta che un paziente presenta
segni-sentinella
come urine scure, occhi o caviglie gonfie, pressione alta,
oppure in
diabetici, cardiopatici e persone con casi di dialisi in famiglia.
Test eseguiti in medicina dello sport per evidenziare anomalie o
doping,
precisano gli specialisti, dovrebbero essere utilizzati anche
come strumento
di diagnosi nefrologica.
Fra gli esami utili a diagnosticare una nefrite,
infiammazione
renale che nel 20-30% dei casi e soprattutto negli under 40
porta alla
dialisi, c'e' poi la biopsia renale. Dati preliminari di uno
studio
Italia-Usa, che sara' completato nel 2012, indicano infatti che una
terapia precoce precoce puo' prevenire l'evoluzione della nefrite.
Sempre sul fronte diagnostico, al congresso Sin si discutera' anche
delle nuove frontiere aperte dalle cosiddette discipline 'omiche',
gia'
sbarcate in vari centri ospedalieri del nostro Paese. Genomica,
trascrittomica (che lavora sugli Rna messaggeri che trasferiscono gli
ordini scritti nei geni), proteomica e metabolomica hanno dato vita
alla
biologia sistemica, che studia le interazioni fra tutte le
molecole
dell'organismo. E proprio grazie ai test molecolari, in
futuro si spera di
arrivare ad avere per ognuno una sorta di 'impronta
digitale'.
In
nefrologia questo significhera' poter predire se una persona
si ammalera' di
una patologia renale, ma anche prevedere se, come e
quanto reagira' a una
determinata terapia. "Grazie alla genomica -
evidenzia Loreto Gesualdo,
direttore della Nefrologia del Policlinico
di Bari e ordinario di nefrologia
all'universita' del capoluogo
pugliese - e' possibile ad esempio effettuare
diagnosi prenatali,
cioe' in utero, per conoscere le eventuali mutazioni
genetiche del
nascituro, utili nel caso in cui i genitori siano portatori
sani di
gravi malattie ai reni".
(segue)
(Red-Opa/Opr/Adnkronos)
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BIMBI PREMATURI PIU' FRAGILI, E SE I RENI STANNO MALE IL CUORE
RISCHIA 10 VOLTE DI PIU'
(Adnkronos/Adnkronos Salute) - L'insufficienza renale,
evidenziano gli
specialisti in summit, puo' nascere nella prima
infanzia e perfino in
gravidanza. Studi scientifici internazionali
hanno dimostrato che la durata
della permanenza nel pancione di mamma
e' un fattore critico per la futura
efficienza delle funzioni renali e
cardiovascolari. Lo sviluppo renale,
infatti, non si completa del
tutto fino alla 36esima settimana di gravidanza
e cioe' alla fine
della gestazione. Un bebe' prematuro, anche se tenuto in
incubatrice e
sottoposto a terapie intensive neonatali, avra' una crescita
della
massa renale inferiore del 10% rispetto a quella che avrebbe restando
in utero per il tempo necessario. E il rischio di scompenso renale
cronico o di ipertensione aumenta addirittura del 70% nei bimbi che
alla
nascita pesano meno di 2 chili e mezzo.
Per 'italianizzare' questi dati,
e' ai nastri di partenza uno
studio nazionale su larga scala, frutto della
collaborazione tra
Societa' italiana di nefrologia e Agenas (Agenzia
nazionale per i
servizi sanitari regionali). L'indagine, la prima del
genere,
incrocera' i dati raccolti negli ultimi 20 anni nei punti nascita
con
i dati di mortalita' cardiovascolare e ingresso in dialisi. La
ricerca
sara' coordinata dalla presidente della Sin Rosanna Coppo, a capo
della Struttura complessa di nefrologia, dialisi e trapianto
dell'ospedale Regina Margherita di Torino, e si propone di indagare
su
fattori di rischio per malattia renale, ipertensione e patologie
cardiovascolari, ulteriori a quelli gia' noti come fumo, obesita' e
diabete.
"L'origine pediatrica di alcune patologie nefrologiche
dovrebbe
indurre le madri a effettuare controlli precoci", suggerisce Coppo.
Uno studio condotto da Sin e Simg (Societa' italiana di medicina
generale) ha rilevato che in presenza di un danno renale, piu' si e'
giovani e piu' alto e' il rischio di finire in dialisi. Tutti gli
adulti
dovrebbero essere quindi consapevoli del proprio rischio
renale, ma "ad oggi
- osserva la presidente - la maggior parte dei
cittadini ignora la salute dei propri reni". Invece, avverte
Francesco
Pizzarelli, segretario Sin e direttore del Reparto di nefrologia
dell'ospedale S.M. Annunziata di Firenze, "si stima che una persona
con
il 40% della funzione renale ha un rischio di incidenti
cardiovascolari 10
volte maggiore rispetto a un soggetto con funzione
renale normale. E gli
anziani, gli obesi e gli ipertesi con danno
renale cronico presentano un
rischio cardiovascolare ancora
maggiore".
(Red-Opa/Opr/Adnkronos)
22-SET-11 13:37
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