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sabato 9 febbraio 2013

Ministero della giustizia Circ. 29-1-2013 n. GDAP-0036997 Realizzazione circuito regionale ex art. 115, D.P.R. 30 giugno 2000, n. 230 - Linee programmatiche. Emanata dal Ministero della giustizia, Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, Ufficio del capo dipartimento.


Ministero della giustizia
Circ. 29-1-2013 n. GDAP-0036997
Realizzazione circuito regionale ex art. 115, D.P.R. 30 giugno 2000, n. 230 - Linee programmatiche.
Emanata dal Ministero della giustizia, Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, Ufficio del capo dipartimento.
Circ. 29 gennaio 2013, n. GDAP-0036997 (1).
Realizzazione circuito regionale ex art. 115, D.P.R. 30 giugno 2000, n. 230 - Linee programmatiche.
(1) Emanata dal Ministero della giustizia, Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, Ufficio del capo dipartimento.


Ai
Signori direttori generali

Sede
Al
Signor direttore dell'Issp

Roma
Ai
Sigg. dirigenti generali

Sede
Ai
Signori provveditori regionali

Loro sedi
Al
Signor direttore dell'ufficio per l'attività ispettiva e del controllo

Sede
Al
Signor vice capo vicario

Sede




1. A conclusione degli incontri tenuti con i Sigg. Provveditori in cui sono stati discussi i progetti da loro presentati per la creazione/revisione dei circuiti penitenziari regionali - come disposto nelle linee direttive emanate con Circ. 28 maggio 2012, n. GDAP-0206745 - e raccolte le osservazioni dei Sigg. Direttori Generali al fine di dare coerenza nella dimensione nazionale alle diverse proposte presentate, in allegato si trasmettono:
1. la descrizione dei circuiti con la indicazione della destinazione di ogni istituto (allegato A);
2. il programma cronologico delle iniziative da intraprendere, degli Uffici competenti e dei tempi di realizzazione (allegato B).
2. L'obiettivo dell'Amministrazione non consiste in una riorganizzazione nominalistica degli istituti, ma nella realizzazione, ritmata secondo una attenta gradualità, di un sistema integrato, coerente con la previsione dell'art. 15, D.P.R. n. 230/2000, dove la differenziazione delle strutture per tipologia detentiva sarà la premessa di un miglioramento complessivo delle condizioni sia del personale sia dei detenuti. Questo miglioramento sarà, a sua volta, favorito dal necessario potenziamento delle attività trattamentali da realizzarsi anche attraverso la ricerca di ogni forma di collaborazione con le altre istituzioni dello Stato, con gli enti locali, con la società esterna in tutte le sue costruttive iniziative.
L'Amministrazione è convinta che, nonostante le difficoltà del momento presente, l'intento prefisso, se affrontato da ognuno con impegno (impegno oggi ineludibile, considerate anche le ricorrenti pronunce della Corte di Strasburgo di condanna dell'Italia per trattamento inumano e/o degradante), sia conseguibile sulla base di una linea programmatica che pone quale idea centrale della propria azione la tutela dei "diritti della persona" - sia essa rappresentata dal personale o dai soggetti sottoposti a provvedimenti dell'autorità giudiziaria - rimodulando, ove occorra, anche gli assetti organizzativi in modo da correlarli alle finalità dichiarate piuttosto che considerarli variabili a sé stanti [1].
L'obiettivo è, del resto, in linea con quelli assegnati all'Amministrazione Penitenziaria nella direttiva per l'anno 2013 emanata dal Ministro della Giustizia ai sensi dell'art. 8 del D.Lgs. 30 luglio 1999, n. 286 e degli artt. 4 e 14 del D.Lgs. 30 marzo 2001, n. 165 [2], e, lo si anticipa, sarà ricompreso nel Piano della Performance per il 2013.
3. Il proposito indicato rappresenta l'impegno attuale dell'Amministrazione e dunque un "obbligo di fare", talché, conclusa la fase consultiva e di pianificazione, si deve ora entrare nella fase operativa.
A tale riguardo si è ritenuto utile sintetizzare (nelle tabelle allegate) gli interventi più significativi che, regione per regione, devono essere attuati per dare concreta attuazione alle proposte condivise.
I Sigg. Provveditori, nell'ambito delle loro competenze, porranno la massima cura nella realizzazione del Progetto Regionale (da definirsi, con più aderente terminologia, "Programma Territoriale Unitario") che avverrà secondo le seguenti cadenze temporali:
1) emanazione di linee guida dirette a specificare le tipologie di istituti previste in ogni Regione (o nel territorio del Provveditorato, se più ampio di una Regione) con l'indicazione degli obiettivi da raggiungere;
2) predisposizione da parte degli istituti e uffici del "Progetto d'Istituto" (cfr. nota 20 gennaio 2011, n. GDAP-0023471) nel quale verranno fatte confluire tutte le ipotesi ideative, realisticamente realizzabili, elaborate dalle singole aree;
3) invio dei Progetti al Provveditorato per l'approvazione e, trasfusi nel "Programma Territoriale Unitario", per il passaggio alla concreta realizzazione;
4) il P.T.U. sarà, infine, comunicato, oltre che nella sua interezza a tutti gli istituti e agli uffici regionali, al Dipartimento per consentire all'organo centrale di esercitare la funzione di coordinamento e monitoraggio delle diverse realtà regionali.
4. Si ritiene necessario rammentare:
4.1. - tutti i nuovi reparti e le sezioni ristrutturate vanno aperti secondo le tempistiche indicate, salvo gravi problematiche di natura strutturale, che andranno in ogni caso verificate e specificamente attestate dai Sigg. Provveditori.
Costoro in ogni caso dovranno farsi parte attiva per curare la risoluzione nel più breve tempo possibile di ogni inconveniente che ritardi il pieno utilizzo delle strutture.
4.2. - L'adozione in taluni istituti, o sezioni di esso, del c.d. "regime aperto", non può significare che nelle rimanenti strutture, in particolar modo in quelle a Media Sicurezza, si possa ammettere, all'inverso, un "regime chiuso", intendendo, con questo, una contrazione degli spazi e dei momenti di socialità della popolazione detenuta.
4.3. - Il trattamento nelle sue diverse accezioni va rafforzato in tutti gli istituti sviluppando una diversa, e più ampia, articolazione e utilizzazione degli spazi ove concentrare le attività indicate dall'art. 16 del Regolamento d'esecuzione, D.P.R. n. 230/2000 (o anche i servizi quali i locali mensa ex art. 13, comma 3, dello stesso regolamento) di modo che i detenuti vi possano trascorrere una parte via via maggiore della giornata così da agevolare non solo l'intervento delle professionalità dell'area pedagogica e della società esterna, ma anche il controllo da parte della polizia penitenziaria.
4.4. - L'asserita carenza di personale, che ove riconosciuta valutando la tipologia dell'istituto e la forza presente si cercherà di limitare con le future assegnazioni, non può essere considerata motivo per procrastinare l'apertura dei reparti o per limitare le attività trattamentali.
4.5. - Tutto deve avvenire senza alcun pregiudizio dei diritti del personale in ciò valendo, come cogente, la disposizione impartita nella Circ. 28 maggio 2012, n. GDAP-0206745 (nella quale viene sottolineata la compartecipazione di questo Dipartimento, in tutte le sue articolazioni e livelli, quanto alle responsabilità in ordine al trattamento, alla sicurezza e alla tutela delle persone) ove si stabilisce che i posti di servizio, stabiliti in relazione al personale effettivamente a disposizione e previa decurtazione della percentuale di assenze per la fruizione di congedi e riposi equamente ripartiti, dovranno essere strategicamente individuati sulla base della tipologia prevista per l'istituto e degli obiettivi prefissati. Si conferma inoltre che la organizzazione della sorveglianza in senso dinamico rappresenta il modello di base della attuazione della vigilanza interna, modello al quale occorre fare riferimento in special modo negli "istituti a custodia attenuata" (art. 115, comma 3, D.P.R. n. 230/2000).
4.6. - La realizzazione del progetto va accompagnata da incontri con le organizzazioni sindacali - sia a livello regionale che locale - non limitato agli obblighi normativi riferiti all'accordo quadro circa l'organizzazione del lavoro, fermo restando che la responsabilità della sicurezza è affidata all'Autorità Dirigente l'istituto ai sensi dell'art. 2, comma 1, D.P.R. n. 230/2000;
4.7. - L'operazione di rinnovamento sarà affiancata - oltrechè in riunioni illustrative tra i responsabili del progetto a livello dipartimentale e i provveditori regionali, i direttori di istituto e uffici del distretto e i loro responsabili d'area - anche da un'attività formativa volta a meglio definire alcuni processi topici del cambiamento quali, fra tutti, le modalità di svolgimento della sorveglianza dinamica. Sul tema l'Isspe ha già svolto diverse edizioni formative dedicate a tutti i comandanti di reparto nonché ai funzionari in prova del 3^ corso di formazione. Entro il mese di febbraio prossimo, inoltre, l'Isppe sarà in grado di produrre un articolato documento che potrà essere diffuso sull'intero territorio quale "linee guida" per la realizzazione, in presenza delle condizioni idonee, di nuovi modelli di operatività dell'area della sicurezza.


Quello stesso documento potrà essere diffuso sul territorio anche al restante personale attraverso le procedure della formazione decentrata. Sarà inoltre utilizzato per realizzare una formazione di aggiornamento per i direttori degli istituti.


5. Confido come sempre nella sperimentata collaborazione delle SS.LL.



[1] Circ. 28 maggio 2012, n. GDAP-0206745.


[2] Direttiva annuale del Ministro per l'anno 2013.
Priorità politiche per l'anno 2013. Incombenze affidate all'amministrazione penitenziaria.
«...13. Miglioramento delle condizioni detentive negli istituti penitenziari per adulti e minorenni, da conseguirsi anche attraverso il completamento del piano straordinario di edilizia penitenziaria e degli altri necessari interventi infrastnitturali;
14. Potenziamento e diffusione delle attività trattamentali e di osservazione; diffusione capillare delle attività di istruzione, di formazione professionale e dì avviamento al lavoro all'interno degli istituti penitenziari, da conseguirsi ricercando ogni forma di collaborazione con le altre istituzioni statali e con gli enti locali;
15. Individuazione di nuovi e più moderni modelli organizzativi per la differenziazione dei diversi circuiti detentivi.
16. Nuova organizzazione nella gestione dell'esecuzione penale esterna...».



Il Capo del dipartimento
Giovanni Tamburino

Allegato A


Descrizione dei circuiti con l'indicazione della destinazione di ogni Istituto


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Allegato B


Programma cronologico delle iniziative da intraprendere


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D.P.R. 30 giugno 2000, n. 230, art. 115
D.P.R. 30 giugno 2000, n. 230, art. 16
D.P.R. 30 giugno 2000, n. 230, art. 13

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