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venerdì 31 maggio 2013

SALUTE. SALE RISCHIO INFARTO SE IN CURA CON ANTIDOLORIFICI COMUNI


SALUTE. SALE RISCHIO INFARTO SE IN CURA CON ANTIDOLORIFICI COMUNI
STUDIO INTERNAZIONALE CHE HA COINVOLTO UNIVERSITÀ CATTOLICA ROMA

(DIRE) Roma, 30 mag. - Un gruppo di ricerca internazionale che
vede coinvolto anche l'Istituto di farmacologia della facolta' di
Medicina e Chirurgia 'Agostino Gemelli' dell'universita'
Cattolica di Roma ha scoperto che l'uso prolungato di certi
antidolorifici della famiglia dei fans (farmaci antinfiammatori
non steroidei) e' associato a un aumento di circa un terzo del
rischio di infarto, ictus e morte per eventi cardiovascolari.
Alcuni dei principi attivi legati a tale rischio sono il
diclofenac e l'ibuprofene, mentre il naprossene non aumenta tale
rischio, probabilmente perche' ha effetti protettivi che
contrastano la potenziale cardiotossicita'.
Sono i risultati di una importante meta-analisi realizzata da
ricercatori del Mrc clinical trial service unit & Epidemiological
studies unit presso la University of Oxford diretti dal professor
Colin Baigent, in collaborazione con il professor Carlo Patrono,
ordinario di Farmacologia all'universita' Cattolica di Roma e
finanziata dal Medical research council e dalla British heart
foundation. La ricerca e' stata pubblicata sulla prestigiosa
rivista 'The lancet' e suggerisce che la scelta di una terapia di
lunga durata con fans debba essere fatta in modo ragionato,
scegliendo l'antidolorifico giusto, soprattutto se il paziente e'
gia' a rischio cardiovascolare, e informando adeguatamente il
paziente circa i potenziali rischi legati a questi farmaci.
I ricercatori hanno considerato i risultati di 639 trial
clinici per un totale di oltre 300 mila persone coinvolte e
analizzato i dati dei singoli pazienti al fine di predire gli
effetti avversi dei fans. Per questi e' emerso un rischio piu'
elevato di complicanze vascolari, soprattutto a livello cardiaco,
e un rischio da 2 a 4 volte superiore di emorragia
gastrointestinale, che tuttavia raramente risulta fatale. Si
calcola che per ogni 1.000 soggetti trattati in questo modo si
verificano tre infarti in piu' di cui uno con esito fatale.

(Com/Mel/ Dire)

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