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venerdì 11 settembre 2015

SALUTE: A TREVISO TUTA 'BIONICA' CHE FA CAMMINARE PAZIENTI CON LESIONI



SALUTE: A TREVISO TUTA 'BIONICA' CHE FA CAMMINARE PAZIENTI CON LESIONI =
Si chiama 'Esko' ed e' un esoscheletro bionico

Trevisto, 11 set. (AdnKronos Salute) - Si chiama 'Esko', è un
esoscheletro 'bionico' indossabile di ultima generazione che consente
alle persone rese immobili da alcune patologie di alzarsi, camminare e
seguire i percorsi riabilitativi, grazie a motori che sostituiscono la
funzione neuromuscolare persa. L'attrezzatura, molto rara in Italia,
entra nelle dotazioni dell'Oras di Motta di Livenza (Tv), l'ospedale
riabilitativo ad alta specializzazione, nel decimo anniversario della
fondazione.

La novità è stata presentata oggi a Treviso da Maria Grazia Carraro e
Francesco Rizzardo, rispettivamente presidente e amministratore
delegato dell'Oras di Motta, e da Giorgio Roberti, direttore generale
dell'Azienda Ulss 9.

I pazienti candidabili alla riabilitazione con questa attrezzatura
sono quelli con lesioni midollari o cerebrali, con postumi da ictus o
affetti da paralisi per varie cause. Ad oggi in Italia i centri che
sono dotati di 'Esko' sono solo una decina. Quello trevigiano è il
primo collaudato nel Triveneto. (segue)

(Com-Frm/AdnKronos)
11-SET-15 15:36
SALUTE: A TREVISO TUTA 'BIONICA' CHE FA CAMMINARE PAZIENTI CON LESIONI (2) =

(AdnKronos Salute) - " 'Esko' è un esoscheletro di produzione
americana - spiega l'Ulss 9 - di ultima generazione grazie al quale -
mediante l'impiego di specifici motori alimentati da batterie che
sostituiscono la funzione neuromuscolare persa - i pazienti possono
alzarsi e camminare per effettuare la rieducazione alla
deambulazione".

I pazienti, grazie all'esoscheletro, possono affrontare gli esercizi
per il recupero della postura eretta molto più precocemente che con le
tecniche tradizionali; apprendere controllare i movimenti in maniera
più precisa e corretta; migliorare e anticipare il ricondizionamento
cardiocircolatorio e metabolico, grazie alla possibilità di una
maggiore attività fisica nella fase di recupero che contrasta i danni
dovuti alla forzata immobilità.

Hanno, inoltre, minore necessità di aiuto fisico da parte del
terapista, che a sua volta può meglio controllare la corretta
esecuzione del movimento.

(Com-Frm/AdnKronos)
11-SET-15 15:36

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