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mercoledì 10 febbraio 2016

Cassazione: furbetti Questura, condannata ' volante' di Rovigo


Cassazione: furbetti Questura, condannata ' volante' di Rovigo
22 agenti dormivano in servizio e non svolgevano pattugliamenti
(ANSA) - ROMA, 10 FEB - Puniti i ' furbetti' della Questura -
quasi l' intera squadra mobile di Rovigo - abituati, durante il
lavoro notturno, a dormire sonni tranquilli in ufficio o nelle
macchine di servizio invece di pattugliare il territorio ed
eseguire i controlli anticrimine. La Cassazione ha confermato le
condanne a carico di 22 agenti messi sotto inchiesta dal loro
capo e dal questore Amalia Di Ruocco. Le pene inflitte - dalla
Corte di Appello di Venezia il 7 novembre 2014 - variano da
dieci mesi a due anni e sette mesi di reclusione, sono tutte
sospese e con il beneficio della non menzione. Le accuse sono di
truffa e falso e per alcuni anche di abbandono del posto di
servizio. Gli agenti sono stati intercettati nelle macchine e
negli uffici, le cimici erano state messe dappertutto e la
truffa é venuta a galla tanto che il pm ha chiesto il giudizio
immediato. I poliziotti facevano finta di pattugliare quando
rispondevano all' autoradio, dicevano che il motore non si
sentiva perché andavano piano, ma il Gps li ha scoperti in fermo
' siesta'.
In Cassazione i ' furbetti' in divisa hanno usato linee
difensive definite dai supremi giudici come "grottesche" e
"assurde": secondo alcuni per motivi di privacy le auto di
servizio non si potrebbero intercettare, per farlo, servirebbe
il permesso dei sindacati di categoria. "Va ricordato - scrive
la Cassazione nel verdetto 5550 depositato oggi, udienza del 25
novembre - che l' abitacolo di un autoveicolo privato non può
essere considerato luogo di privata dimora; meno che mai può
esserlo quello di una vettura di servizio della polizia di
Stato" perché "esso é il luogo di lavoro, non solo per chi vi si
trova al momento della intercettazione, ma anche per chi, pur
non presente in esso, sta coordinando il servizio". "D' altra
parte - prosegue la sentenza - sostenere che la intercettazione
' sul luogo del lavoro' debba essere effettuata con il benestare
delle associazioni sindacali sarebbe affermazione al limite del
grottesco". La Suprema Corte ha ritenuto, inoltre, "al limite
della provocazione" l' assunto difensivo di chi ha sostenuto che
anche il capo della mobile e il questore andavano inquisiti
perché mentre le indagini erano in corso facevano finta di
niente così divenendo complici degli indagati. "E' evidente (o
almeno dovrebbe esserlo) - rilevano gli ' ermellini' - che tanto
il capo della squadra mobile, quanto il questore, stavano
adempiendo al loro dovere in virtù della delega conferita dal
pm". "Diversamente ragionando, anche lo stesso sostituto
procuratore avrebbe dovuto essere iscritto nel registro degli
indagati in quanto concorrente nei delitti sui quali stava
svolgendo (e delegando) attività di indagine, o come
favoreggiatore degli stessi: l' assunto sarebbe grave, se non
fosse assurdo", hanno concluso i supremi giudici. I fatti
contestati si sono svolti dal 3 gennaio al 5 marzo del 2008.
(ANSA).

NM
10-FEB-16 17: 07 NNN 

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