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martedì 6 giugno 2017

R. STAMPA / RIINA, ROBERTI: RIMANGA AL 41 BIS, E' ANCORA IL CAPO





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R. STAMPA / RIINA, ROBERTI: RIMANGA AL 41 BIS, E' ANCORA IL CAPO
(9Colonne) Roma, 5 giu - "Totò Riina deve restare in carcere e soprattutto deve rimanere in regime di 41 bis", "abbiamo elementi per ribadire che Totò Riina è il capo di Cosa nostra. Non abbiamo mai negato che sia affetto da una patologia pesante, ma si tratta di uno stato di salute che può essere adeguatamente trattato nell'ambiente carcerario". Lo afferma Franco Roberti, procuratore nazionale Antimafia, in una intervista al Corriere della Sera nella quale commenta la sentenza della Corte di cassazione. E sottolinea: "Gli stessi giudici della Cassazione dicono che la sentenza del Tribunale di Bologna che rigettava l'istanza sull'incompatibilità della reclusione con lo stato di salute, ha una motivazione insufficiente e contraddittoria. Quindi basterà ovviare a queste carenze", "si tratta di un annullamento con rinvio, il Tribunale dovrà integrare la motivazione sui punti indicati dalla Cassazione e sono certo che a quel punto reggerà l'intero impianto. Questa decisione non mi preoccupa. Sono tranquillo, fiducioso che alla fine il Tribunale di Bologna ribadirà le nostre ragioni". La Cassazione dice che non è motivata a sufficienza l'attualità del pericolo…. "Siamo perfettamente in grado di dimostrare il contrario. Abbiamo elementi per smentire questa tesi. E per ribadire che Totò Riina è il capo di Cosa nostra", "le indagini sono in corso e non ho nulla da dire, né potrei farlo. Ma vorrei ricordare che il pubblico ministero Nino Di Matteo vive blindato proprio a causa delle minacce che Totò Riina ha lanciato dal carcere. Se non è un pericolo attuale questo, mi chiedo che altro dovrebbe esserci. Posso comunque assicurare che su questo punto saremo in grado di fornire motivazioni più stringenti proprio come ci viene chiesto". E conclude: "Sappiamo che ha due neoplasie e numerosi disturbi collegati, ma si tratta di uno stato di salute che può essere adeguatamente trattato nell'ambiente carcerario o con ricoveri mirati in strutture cliniche. Abbiamo la documentazione per dimostrare che viene curato in maniera idonea". E se il carcere di Parma non fosse sufficientemente attrezzato "nulla impedirebbe il trasferimento in un'altra struttura di massima sicurezza. Ma dico per Riina quello che avevamo già sostenuto nel caso di Bernardo Provenzano, che era in condizioni addirittura più gravi: deve rimanere in carcere al 41 bis. Quando abbiamo sostenuto questa tesi ci siamo esposti, ma alla fine abbiamo avuto ragione".
(red)
060903 GIU 17  

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