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R. STAMPA / TERRORISMO, DE ROSA: TORINO PIU' GRANDE SUCCESSO DELL'ISIS
(9Colonne) Roma, 5 giu - "Torino è l'esempio più lampante che l'Isis ci ha già cambiato la testa, ci ha già cambiato la vita". Lo afferma Corrado De Rosa, psichiatra e scrittore, in una intervista a Il Giornale, commentando quanto accaduto in piazza San Carlo: "Torino è il più grande successo di chi ha architettato la strategia del terrore. Freud teorizzava che la sicurezza e la libertà sono due valori antitetici e che la nostra dipende da quanto noi siamo disposti a sacrificare dell'una per avere l'altra. In questo momento il pendolo è decisamente più vicino alla sicurezza e questo riduce la nostra libertà". E conseguenze sono "la riduzione della qualità della vita, l'aumento del livello di tensione, l'ansia collettiva. E poi la paura del terrorismo altera i nostri comportamenti nella scelta dei nostri divertimenti, se uscire o non uscire, nella organizzazione delle nostre vacanze". Analizza poi la dinamica di quanto accaduto: "Chi va a Torino in piazza a vedere la partita sul maxi-schermo con migliaia di altre persone, così come del resto chi va a Cardiff, mette in conto di trovarsi in pericolo. E quando c'è un presunto allarme tutto è amplificato" e "iI tutto a pochi giorni di distanza da Manchester, che è stata l'apoteosi del terrore", "perché sono stati attaccati i bambini, i ragazzini, i nostri figli. A questo non eravamo ancora abituati, è stato come passare a un livello successivo". Ma ci sono stati anche altri casi di psicosi: "Qualche mese fa sempre a Torino un cinema si svuotò di botto perché alcuni marocchini in sala stavano scambiando degli sms e qualcuno interpretò questo comportamento come la preparazione di un attentato. E poi a Salerno, nella mia città, quando doveva essere processato un giovane accusato di essere il basista degli attentati di Parigi, iniziò un vocio generale che spinse le mamme, che si fomentavano a vicenda su un gruppo WhatsApp, a non mandare i figli nella scuola vicina al tribunale. Solo che il processo avveniva a otto chilometri di distanza da là". E conclude sottolineando che se la popolazione è "più sensibile ai segnali di pericolo è positivo. Anche i poliziotti vengono ora formati al cosiddetto 'blink', il battito di ciglia che può fare la differenza tra la vita e la morte" ma "dall'altro lato non ci potrà mai essere una totale abitudine alla paura. Per fortuna, direi, visto che l'Isis vuole proprio questo: tenerci sempre all'erta".
(red)
050903 GIU 17
R. STAMPA / TERRORISMO, DE ROSA: TORINO PIU' GRANDE SUCCESSO DELL'ISIS
(9Colonne) Roma, 5 giu - "Torino è l'esempio più lampante che l'Isis ci ha già cambiato la testa, ci ha già cambiato la vita". Lo afferma Corrado De Rosa, psichiatra e scrittore, in una intervista a Il Giornale, commentando quanto accaduto in piazza San Carlo: "Torino è il più grande successo di chi ha architettato la strategia del terrore. Freud teorizzava che la sicurezza e la libertà sono due valori antitetici e che la nostra dipende da quanto noi siamo disposti a sacrificare dell'una per avere l'altra. In questo momento il pendolo è decisamente più vicino alla sicurezza e questo riduce la nostra libertà". E conseguenze sono "la riduzione della qualità della vita, l'aumento del livello di tensione, l'ansia collettiva. E poi la paura del terrorismo altera i nostri comportamenti nella scelta dei nostri divertimenti, se uscire o non uscire, nella organizzazione delle nostre vacanze". Analizza poi la dinamica di quanto accaduto: "Chi va a Torino in piazza a vedere la partita sul maxi-schermo con migliaia di altre persone, così come del resto chi va a Cardiff, mette in conto di trovarsi in pericolo. E quando c'è un presunto allarme tutto è amplificato" e "iI tutto a pochi giorni di distanza da Manchester, che è stata l'apoteosi del terrore", "perché sono stati attaccati i bambini, i ragazzini, i nostri figli. A questo non eravamo ancora abituati, è stato come passare a un livello successivo". Ma ci sono stati anche altri casi di psicosi: "Qualche mese fa sempre a Torino un cinema si svuotò di botto perché alcuni marocchini in sala stavano scambiando degli sms e qualcuno interpretò questo comportamento come la preparazione di un attentato. E poi a Salerno, nella mia città, quando doveva essere processato un giovane accusato di essere il basista degli attentati di Parigi, iniziò un vocio generale che spinse le mamme, che si fomentavano a vicenda su un gruppo WhatsApp, a non mandare i figli nella scuola vicina al tribunale. Solo che il processo avveniva a otto chilometri di distanza da là". E conclude sottolineando che se la popolazione è "più sensibile ai segnali di pericolo è positivo. Anche i poliziotti vengono ora formati al cosiddetto 'blink', il battito di ciglia che può fare la differenza tra la vita e la morte" ma "dall'altro lato non ci potrà mai essere una totale abitudine alla paura. Per fortuna, direi, visto che l'Isis vuole proprio questo: tenerci sempre all'erta".
(red)
050903 GIU 17
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