La colonna sonora della nuova Europa che uscirà dalle elezioni di giugno è uno sferragliare di cateteri, dentiere, pappagalli, girelli, carrozzelle, fleboclisi, cinti erniari. A guidare il futuro dell’Ue si candida il suo peggiore passato: un cronicario di revenant e vecchie glorie che non ne hanno mai azzeccata una facendo carriera sui propri fallimenti e ora minacciano di concedere il bis. Si spacciano per nuovi (o addirittura si credono tali), annunciano “cambiamenti radicali”, parlano come nerd ventenni alla prima start-up mentre facevano danni già ai tempi di Andreotti, o han passato la vita a tentare di imitarlo. Gli elettori non hanno ancora votato, nessuno sa quale maggioranza sbucherà dalle urne, ma le newsletter di Villa Arzilla che chiamiamo massmedia stanno già decidendo chi presiederà la Commissione, chi ne farà parte e con che programma. Tra i favoriti c’è quella catastrofe ambulante di Ursula von der Leyen, insidiata però dal suo omologo (nel ramo disastri) italiano: Mario Draghi. Uno che è riuscito a governare l’Italia 18 mesi senza far nulla, a parte la schiforma Cartabia, il bellicismo beota che ha condannato a morte l’Ucraina e la trionfale autocandidatura al Quirinale (5 voti su 983), per poi darsela a gambe un attimo prima che gl’italiani lo sgamassero, ma in tempo per far vincere l’unico partito che si opponeva al suo governo.
La Commissione Ue morente gli ha affidato un report sulla competitività dell’economia europea, che è proprio il suo forte: il 31.5.2022 il grande economista aveva previsto che “il massimo impatto delle sanzioni alla Russia sarà in estate”, ma non aveva specificato in quale anno e su quale Paese. Infatti il Pil russo, in attesa dell’estate del default, nel 2023 è cresciuto sei volte quello europeo. L’altroieri ha anticipato le sue idee rivoluzionarie, cioè il solito vecchiume (leggete Fabrizio Barca sul Fatto di oggi), mandando in orgasmo i giornaloni italiani (i siti che contano, tipo Politico, Bloomberg e Financial Times, non hanno scritto una riga). Un altro che ci capisce è Enrico Letta che, avendo fallito tutto il fallibile in Italia e avendo previsto “la Russia in default entro qualche giorno” 771 giorni fa (9.3.’22), è stato incaricato dall’Ue di scrivere dei pensierini sul Mercato Unico. Più flop fanno in patria, più chenace hanno in Ue. Sembra di vivere ne L’audace colpo dei soliti ignoti, sequel del capolavoro di Monicelli, con la banda del buco che torna a colpire con gli stessi catastrofici risultati. Vogliono convincerci che il nostro voto non conta nulla e l’8-9 giugno è meglio andare al mare. Motivo in più per votare, ma solo per chi giurerà di non avallare mai più il riarmo a spese del sociale e del green. Cioè di stare alla larga dalle Ursule, dai Draghi e da tutto il gerontocomio. (Marco Travaglio oggi sul Fatto Quotidiano)
T.me/GiuseppeSalamone
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