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giovedì 16 febbraio 2012
SALUTE: MALATI CROHN E COLITE 'ATTRATTI' DA CURE ALTERNATIVE MA OCCHIO A RISCHI
SALUTE: MALATI CROHN E COLITE 'ATTRATTI' DA CURE ALTERNATIVE MA OCCHIO A RISCHI =
SI PUO' METTERE A REPENTAGLIO RIUSCITA DELLA TERAPIA STANDARD
Barcellona, 16 feb. (Adnkronos/Adnkronos Salute) - Omeopatia,
agopuntura, persino aloe vera. Nel tentativo di uscire dal tunnel
delle malattie infiammatorie croniche dell'intestino, il 23% dei
malati ha provato almeno una volta nella vita un rimedio alternativo.
E l'11% di essi ha abbandonato le terapie tradizionali, riponendo
totale fiducia nella cura non convenzionale, e mettendo in questo modo
a rischio la possibilita' di guarigione. E' quanto evidenzia uno
studio spagnolo presentato oggi a Barcellona, tramite poster, in
occasione del congresso della European Crohn's and Colitis
Organization (Ecco).
L'indagine ha coinvolto 705 pazienti con malattia di Crohn,
colite ulcerosa o di altro tipo. Gli studiosi dell'Ospedale
universitario di Santiago de Compostela li hanno intervistati per
indagare, come mai era stato fatto prima, su quanto l'utilizzo di
medicine alternative fosse diffuso. L'omeopatia e' risultata al primo
posto delle preferenze, dunque, seguita da agopuntura, kefir (bevanda
fermentata a base di latte) e aloe vera. Il 74% dei malati confessa di
non aver giovato di miglioramenti dopo questi tentativi.
E' la lunga durata della malattia e la prospettiva di non
uscirne a spingere i pazienti a provare metodi alternativi e anche in
Italia "alcuni sono spinti da questo desiderio comprensibile - spiega
Salvo Leone, direttore di Amici onlus (Associazione per le malattie
infiammatorie croniche dell'intestino) - ma dobbiamo dire che le
terapie alternative non possono assolutamente sostituire quelle
tradizionali, possono semmai essere un'integrazione, ma non si devono
abbandonare le cure standard. Le terapie ci sono e funzionano e in
caso contrario bisogna consultare il medico". Sempre nel nostro Paese,
risulta che "il 53% dei pazienti esce dalla visita con lo specialista
convinto di non aver detto qualcosa di importante. Al 25% capita
qualche volta, al 28% di frequente. I tempi stretti della visita e i
problemi di comunicazione legati alla natura di queste malattia
portano spesso a non fare le domande che si volevano fare". Ma questo
non giustifica il fatto di fare di testa propria.
(Bdc/Ct/Adnkronos)
16-FEB-12 17:32
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