SCIENZA: CHIMICI ITALIANI RISOLVONO IL DILEMMA DELLO XENON 'SCOMPARSO' =
LA RICERCA E' PUBBLICATA SU ''NATURE CHEMISTRY''
Roma, 9 dic. - (Adnkronos) - Un ulteriore passo in avanti verso
la risoluzione del paradosso dello 'Xenon (Xe) mancante' - cioe'
l'inspiegata scomparsa dall'atmosfera terrestre di una cospicua
quantita' di questo elemento, presente in natura in forma di 'gas
nobile', che negli ultimi decenni ha fatto arrovellare specialisti di
diverse discipline - e' stato portato a compimento grazie allo studio
condotto da un gruppo di ricerca internazionale di cui fa parte Carlo
Gatti, ricercatore presso l'Istituto di scienze e tecnologie
molecolari del Consiglio nazionale delle ricerche (Istm-Cnr).
Nello studio, pubblicato sulla rivista scientifica ''Nature
Chemistry'', si ipotizza che il gas Xe sia 'imprigionato' nelle
viscere della Terra. ''La scoperta rappresenta un possibile punto di
svolta nella spiegazione di questo paradosso scientifico e apre nuove
prospettive rispetto al comportamento chimico dello Xenon e alla sua
reattivita''', illustra Gatti, unico italiano del team guidato da
Artem Oganov della Stony Brook University.
''Il lavoro pubblicato infatti dimostra che tale gas, pressoche'
inerte in condizioni ambientali, e' in grado di creare legami chimici,
costituendo composti quali ossidi e silicati, a patto che si trovi ad
una pressione atmosferica di almeno 830mila atmosfere, quale quella
che si manifesta spontaneamente all'interno del mantello terrestre''.
(segue)
(Red-Xio/Zn/Adnkronos)
09-DIC-12 16:44
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SCIENZA: CHIMICI ITALIANI RISOLVONO IL DILEMMA DELLO XENON 'SCOMPARSO' (2) =
(Adnkronos) - Lo Xenon potrebbe essere dunque 'imprigionato'
nelle viscere della Terra, ''dove potrebbe legarsi in composti solidi
semi-stabili, questo spiegherebbe perche' la presenza nell'atmosfera
sia di un ordine di grandezza circa mille volte inferiore rispetto
alla quantita' prevista dai modelli chimici presi in considerazione'',
prosegue Gatti, avvertendo: ''Gli ossidi di Xe pero', contrariamente a
quanto dimostrato nell'esperimento, risultano instabili a contatto con
il ferro metallico del mantello, mentre i silicati dello stesso
elemento si decompongono a tutte le pressioni inferiori a 1 milione e
360mila atmosfere, che non sono raggiungibili entro i confini del
mantello''.
Lo studio suggerisce quindi una seconda possibilita'. ''Visto
che ora sappiamo che sotto pressione lo Xenon puo' formare legami
chimici forti con gli atomi di ossigeno o silicio'', conclude il
ricercatore, ''e' plausibile che gli atomi di Xenon possano rimanere
'intrappolati', come impurita', nei difetti e nei bordi di grano dei
minerali e delle rocce del mantello o fungere da 'tappi' negli strati
di silicati ivi presenti quando gli strati non sono perfettamente
sovrapposti''.
(Red-Xio/Zn/Adnkronos)
09-DIC-12 16:59
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