Ricevaimo da Ficiesse e pubblichiamo
ItaliaOggi del 1/3/2013
Il provvedimento del Tesoro fermo a Palazzo Chigi. Cgil, Cisl e Uil: atto ingiustificato
P.A., BRACCIO DI FERRO MONTI-GRILLI
Il decreto che congela gli stipendi dei travet è a rischio
di Alessandra Ricciardi
L'affare è complicato. Gli stipendi di 3 milioni di dipendenti pubblici sono fermi dal 2010. Il governo Monti dovrebbe ora comunicare che non cresceranno di un euro per altri due anni, fino a tutto il 2014. Il decreto di congelamento, come anticipato in esclusiva da ItaliaOggi martedì scorso, è pronto, messo a punto dai vertici del dicastero della Funzione pubblica e dell'Economia.
Ma Cgil, Cisl e Uil sono scesi in campo, anche se separatamente, per dire che non se ne parla proprio e il Pd, nonostante la fase di confusione, ha detto chiaramente che sarebbe un atto improprio da parte di un governo a fine mandato. Ma a essere decisiva sulla partita che si è aperta sarà la valutazione che farà lo stesso Monti, pressato in queste ore dal ministro dell'economia, Vittorio Grilli, per firmare un provvedimento che sarebbe inevitabile, ragiona il Tesoro, anche per un governo politico di centrosinistra. Un braccio di ferro, quello tra Tesoro e Palazzo Chigi, che dovrà avere un risultato nel giro di pochi giorni. E su cui pesano inevitabilmente anche le incertezze dell'attuale fase politica, in cui da un lato ci sono i timori di una imminente gestione caotica, che non consentirebbe più di assumere quelli che a via XX Settembre sono stati definiti «atti responsabili e non rinviabili». E dall'altro lato le prospettivie dello stesso Mario Monti di riavere un incarico di transizione per il disbrigo delle pratiche ordinarie e di garanzia presso l'Unione europea, lasciando al parlamento il compito di fare le riforme.
Ieri, una nota del ministero d dell'economia chiariva che «nulla ancora è deciso». Intanto la Cisl di Raffaele Bonanni ha aperto il fuoco di sbarramento del fronte sindacale. «Il decreto non sarebbe un atto dovuto, ma un atto sbagliato che colpirebbe il bersaglio sbagliato», dicono Giovanni Faverin e Francesco Scrima, rispettivamente segretari di Funzione pubblica e Scuola della Cisl, che mettono all'indice la contraddizione di una stretta sulla spesa pubblica che non servirebbe a risparmiare: «Non è la spesa per il personale che zavorra le finanze pubbliche, ma gli sprechi e la cattiva organizzazione. Dal 2006 in 5 anni il numero dei dipendenti pubblici è calato del 7,5%, nella scuola il calo è stato ancora più marcato. Le retribuzioni sono ferme dal 2010. Mentre la spesa pubblica continua a crescere». E ragiona Rossana Dettori, segretario generale dell'Fp-Cgil: «In una fase di instabilità come quella attuale il governo non può proced ere in assenza di un confronto con i lavoratori. Un confronto», spiega la sindacalista, «che parta dalla necessità imminente di riformare e innovare la pubblica amministrazione senza cercare capri espiatori, come sembrano fare anche in questi giorni alcune forze politiche». Sta di fatto che, nelle stesse retrovie del sindacato di Corso Italia, si considera inevitabile un nuovo intervento restrittivo sul settore pubblico visto l'andamento negativo dei saldi di bilancio. Il decreto predisposto prevede per tutto il 2013 e 2014 il blocco di ogni aumento contrattuale, anche per fondazioni, enti previdenziali, società partecipate come l'Anas. Un raggio che sarebbe più ampio dell'attuale blocco. E che andrebbe a incidere anche sul futuro: gli aumenti non dati non si recuperano e anzi dal 2015 di procederà con un nuovo tasso di inflazione. Intanto, all'Aran si è tenuto ieri il primo vertice per evitare che dal primo agosto 2013 i precari con contratti che superano il t etto dei tre anni, fissato dalla legge Fornero, siano licenziati dallo stato. «Non sono arrivate proposte chiare, non c'è nessuno spiraglio per un percorso di stabilizzazione», commenta Antonio Foccillo, segretario confederale Uil con delega per il pubblico impiego, «navighiamo a vista. Con la prospettiva a breve di più disoccupati e meno servizi pubblici». Probabile che anche di questa partita, come quella sui contratti, si dovrà occupare il prossimo esecutivo.
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