MERCOLEDÌ 25 SETTEMBRE 2019 08.17.28
NEWS SANITA'. Tumore pelle a cellule squamose, identikit per fermarlo
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NEWS SANITA'. Tumore pelle a cellule squamose, identikit per fermarlo
(DIRE - Notiziario settimanale Sanita') Milano, 25 set. - Offrire
un identikit per scoprire e contrastare un particolare tipo di
tumore alla pelle, il carcinoma cutaneo a cellule squamose,
curabile nel 97% dei casi, ma molto pericoloso in fase avanzata.
Questo l'obiettivo del convegno di oggi a Milano, organizzato da
Sanofi Genzyme e dedicato al carcinoma cutaneo a cellule squamose
(CSCC) o 'spinocellulare', un cancro della pelle non melanomatoso
poco conosciuto che, se non trattato, ha un notevole impatto
sulla qualita' di vita dei pazienti. Da qui la centralita' della
prevenzione e di regole, anche semplici, per proteggersi e
riconoscerlo ai primi stadi. Ne parla Iris Zalaudek, direttrice
della Clinica dermatologica dell'Azienda sanitaria universitaria
integrata di Trieste e presidente dell'International Dermoscopy
Society. "Questo tipo di tumore spesso si manifesta sulla pelle
con macchie rosse squamose sulle zone cronicamente fotoesposte e
anche molto visibili", spiega Zalaudek citando viso, come cuoio
cappelluto, orecchie, collo, braccia o gambe.
Si tratta, prosegue, di una malattia causata dalla
proliferazione maligna di cellule cheratinizzanti dello strato
piu' esterno della pelle (l'epidermide) e si presenta
inizialmente sotto forma di placche, noduli o lesioni verrucose o
anche con un'ulcera sanguinante, indolore, ma che non cicatrizza.
A essere colpiti sono soprattutto soggetti sopra i 60 anni,
maschi e fototipi molto chiari. La causa che pesa maggiormente e'
una prolungata esposizione al sole, oltre a fattori di
predisposizione genetica. Quindi: "La fotoesposizione del passato
apre la strada alla formazione di questo tumore. Il messaggio
deve essere indirizzato soprattutto a persone giovani, che devono
adottare la fotoprotezione, almeno '30' o ancor meglio '50', e
evitare la fotoesposizione prolungata o esaustiva con bruciature
ed eritemi solari", dice Zalaudek.
A aumentare il rischio e' evidentemente anche l'esposizione
eccessiva a lampade abbronzanti. Importante e' poi fare controlli
medici, preventivi e alle prime avvisaglie di macchie sospette o
noduli. "Oggi- sottolinea Zalaudek- e' possibile intervenire
immediatamente attraverso l'asportazione chirurgica degli stadi
iniziali o implementare strategie terapeutiche corrette negli
stadi avanzati: la dermatoscopia consiste infatti in un esame non
invasivo che consente di identificare i criteri morfologici
altrimenti non visibili a occhio nudo". Facilmente gestibile
nelle forme precoci, il CSCC diventa particolarmente difficile da
trattare quando progredisce: e' il secondo tumore della pelle non
melanomatoso per incidenza ma il primo per mortalita'. Oltre alla
forma localmente avanzata, il carcinoma cutaneo a cellule
squamose avanzato puo' generare metastasi nei linfonodi regionali
e successivamente svilupparsi anche in siti distanti dalla
lesione iniziale.
Nelle fasi avanzate diventa particolarmente aggressivo, tanto
da rappresentare una vera e propria sfida in termini terapeutici:
spesso chirurgia e radioterapia non sono risolutive oppure non
praticabili a causa dell'estensione del tumore o dello stato di
salute del paziente. Oggi una nuova speranza e' rappresentata
dall'immuno-oncologia, quel ramo dell'oncologia che attiva e
stimola il sistema immunitario a riconoscere e attaccare le
cellule tumorali. "Una vera e propria svolta terapeutica per quei
pazienti che non hanno risposte efficaci", spiega Paolo Bossi,
professore di oncologia medica dell'Universita' di Brescia, che
cita scoperte come il nuovo anticorpo monoclonale anti-Pd1, il
Cemiplimab, farmaco sviluppato da Sanofi e Regeneron, "oggi il
piu' studiato per questo tipo di malattia".
Queste cure, precisa Bossi, che "ci permettono di andare a
attaccare questa malattia studiando il modo con cui questa
malattia si sviluppa" e "consentono al sistema immunitario del
paziente di attaccare le cellule tumorali". Approvato lo scorso
luglio dall'agenzia europea del farmaco (Ema), il Cemiplimab e'
in attesa delle autorizzazioni da parte dell'agenzia italiana del
farmaco (Aifa), che impieghera' almeno un anno a dare il via
libera alla commercializzazione nel Paese. Al momento e'
possibile usufruire dei nuovi farmaci tramite la formula del
cosiddetto "uso compassionevole", ma, senza approvazioni
legislative, non e' evidentemente sostenuta dal Sistema sanitario
nazionale. L'auspicio dei pazienti cosi' come degli addetti ai
lavori e' dunque che il Cemiplimab arrivi al piu' presto in
Italia, dove si stimano i casi siano circa 11.000.
Il CSCC e' una patologia che ha un impatto importante anche
dal punto di vista economico sul Sistema sanitario nazionale,
anche perche' se non trattato, il carcinoma cutaneo a cellule
squamose progredisce con lesioni sempre piu' grandi e profonde
che possono avere un impatto fortemente negativo sulla qualita'
di vita dei pazienti. Le modifiche all'aspetto fisico, dovute al
tumore stesso oppure agli interventi chirurgici effettuati per
rimuoverlo, possono infatti portare a sentimenti negativi, come
mancanza di fiducia in se stessi, poca autostima, difficolta'
nelle interazioni sociali, ansia e isolamento sociale.
Citando l'analisi dell'Economic evaluation and Hta, e' stato
possibile stimare il costo sostenuto dal Sistema sanitario
nazionale per la gestione ed il trattamento dei nuovi pazienti
con diagnosi di CSCC in Italia, dichiara Francesco Saverio
Mennini, Professore di Economia Sanitaria Universita' di Roma Tor
Vergata: per un paziente con diagnosi avanzata di CSCC in Italia
tra i 3.200 e 3.500 euro all'anno, pari al il 36% in piu'
rispetto a un paziente con CSCC resecabile chirurgicamente.
"In assenza di terapie efficaci subentrate solo di recente, il
sistema sanitario nazionale sta spendendo soldi ma senza avere un
ritorno in termini di miglioramento del paziente- precisa
Mennini-. In piu' questi pazienti non migliorando diventano
eligibili alle prestazioni che fornisce l'Inps, e quindi si
aggiunge la spesa a carico del sistema previdenziale, oltre che
sanitario". Per Mennini una corretta identificazione e
monitoraggio della patologia "consentirebbe una gestione precoce
dei pazienti, cosi' da poterli curare con trattamenti innovativi
ed efficaci in grado di migliorare la loro salute e permettere al
Sistema sanitario nazionale di gestire efficacemente nel tempo, i
costi".
(Red/ Dire)
08:17 25-09-19
NNNN
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