Tutti gli atlantisti – nei governi, nei parlamenti e nei giornali che
fanno da loro scendiletto – lamentano continuamente presunte
“interferenze” russe nei sistemi politici occidentali. Naturalmente
dimenticano questa vicenda che l’edizione del 15 luglio 1996 del “Time”
intitolò così: “THE SECRET STORY OF HOW AMERICAN ADVISERS HELPED YELTSIN
WIN” (“La storia segreta di come i consiglieri americani aiutarono
Eltsin a vincere”).
Il settimanale statunitense, pudicamente, parlava di “consiglieri americani”. In realtà la rielezione dell’impopolare presidente Boris Eltsin avvenne con un flusso di denaro senza precedenti proveniente dagli Stati Uniti. Parliamo di miliardi di dollari che servirono a comprare chiunque potesse influenzare il voto. Altro che interferenze. Fu un’ingerenza devastante.
Anni dopo Victoria Nuland fu intercettata mentre parlava dei miliardi di dollari spesi dagli USA per “dare all’Ucraina il futuro che si merita”. Con quegli splendidi risultati che conosciamo.
Tutti i dirigenti che contano di gran parte dei paesi europei appaiono frutto di simili influenze. Non aprono bocca nemmeno se quelli che li hanno portati sui loro scranni distruggono le infrastrutture e le basi dell’industria dei rispettivi paesi. I dirigenti europei ovviamente sono fra i più zelanti urlatori contro le “interfenze del Cremlino”.
Ecco perché possono esserci dirigenti, come in Georgia, che quei giornali degli anni novanta non li hanno dimenticati e sanno leggere soprattutto le cronache del presente, quando vedono perfino ministri europei e strani "attivisti" americani in piazza a Tblisi per protestare contro una legge di gran lunga meno restrittiva di quelle in vigore nei loro paesi in materia di finanziamenti stranieri ad attività politiche locali. I leader georgiani si aggiungono ai tanti nel mondo che non ci stanno più alla ributtante ipocrisia e ai velenosi doppiopesismi dell’Occidente in crisi
Il settimanale statunitense, pudicamente, parlava di “consiglieri americani”. In realtà la rielezione dell’impopolare presidente Boris Eltsin avvenne con un flusso di denaro senza precedenti proveniente dagli Stati Uniti. Parliamo di miliardi di dollari che servirono a comprare chiunque potesse influenzare il voto. Altro che interferenze. Fu un’ingerenza devastante.
Anni dopo Victoria Nuland fu intercettata mentre parlava dei miliardi di dollari spesi dagli USA per “dare all’Ucraina il futuro che si merita”. Con quegli splendidi risultati che conosciamo.
Tutti i dirigenti che contano di gran parte dei paesi europei appaiono frutto di simili influenze. Non aprono bocca nemmeno se quelli che li hanno portati sui loro scranni distruggono le infrastrutture e le basi dell’industria dei rispettivi paesi. I dirigenti europei ovviamente sono fra i più zelanti urlatori contro le “interfenze del Cremlino”.
Ecco perché possono esserci dirigenti, come in Georgia, che quei giornali degli anni novanta non li hanno dimenticati e sanno leggere soprattutto le cronache del presente, quando vedono perfino ministri europei e strani "attivisti" americani in piazza a Tblisi per protestare contro una legge di gran lunga meno restrittiva di quelle in vigore nei loro paesi in materia di finanziamenti stranieri ad attività politiche locali. I leader georgiani si aggiungono ai tanti nel mondo che non ci stanno più alla ributtante ipocrisia e ai velenosi doppiopesismi dell’Occidente in crisi
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