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giovedì 8 marzo 2012

MAFIA: BORSELLINO E IL "TRADITORE", PM PUNTANO SU UN CARABINIERE


MAFIA: BORSELLINO E IL "TRADITORE", PM PUNTANO SU UN CARABINIERE =
(AGI) - Palermo, 8 mar. - Pochi giorni prima di essere ucciso
nella strage di via D'Amelio, il giudice Paolo Borsellino era
angosciato dalla scoperta di un "traditore", confidata ai
colleghi della procura di Marsala, Alessandra Camassa e Massimo
Russo, e alla moglie, Agnese Piraino Leto. A nessuno fece il
nome, ma alla moglie rivelo' di aver appreso che il generale
dei carabinieri Antonio Subranni, suo intimo amico, era
"punciuto", cioe' mafioso. Sono elementi che emergono dalla
nuova inchiesta sulla strage di via D'Amelio, e in ordine ai
quali la Procura di Caltanissetta non ha adottato
provvedimenti.
"Mi trovavo a casa con mio marito, verso sera, alle ore 19,
e, conversando con lo stesso nel balcone della nostra
abitazione, notai Paolo sconvolto e, nell'occasione, mi disse
testualmente 'ho visto la mafia in diretta, perche' mi hanno
detto che il Generale Subranni era punciutu'. Non chiesi,
tuttavia, a Paolo da chi avesse ricevuto tale confidenza, anche
se non potei fare a meno di rammentare che, in quei giorni,
egli stava sentendo i collaboratori Gaspare Mutolo, Leonardo
Messina e Gioacchino Sschembri", si legge nel verbale di un
interrogatorio della vedova Borsellino, che ricorda anche la
passeggiata col marito sul lungomare di Carini, senza scorta,
sabato 18 luglio 1992, il giorno prima della strage. (AGI)
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NNNNMAFIA: BORSELLINO E IL "TRADITORE", PM PUNTANO SU UN CARABINIERE (2)=
(AGI) - Palermo, 8 mar. - "In tale circostanza -ha riferito-
Paolo mi disse che non sarebbe stata la mafia ad ucciderlo,
della quale non aveva paura, ma sarebbero stati i suoi colleghi
ed altri a permettere che cio' potesse accadere. In quel
momento era allo stesso tempo sconfortato, ma certo di quello
che mi stava dicendo. Confermo che mi disse che il gen.
Subranni era 'punciuto'. Mi ricordo che quando me lo disse era
sbalordito, ma aggiungo che me lo disse con tono assolutamente
certo. Non mi disse chi glielo aveva detto. Mi disse, comunque,
che quando glielo avevano detto era stato tanto male da aver
avuto conati di vomito. Per lui, infatti, l'Arma dei
Carabinieri era intoccabile".
Alessandra Camassa, che all'epoca lavorava con Borsellino
nella Procura di Marsala, ha invece ricostruito che in una
delle occasioni in cui si trovava a Palermo per lavoro: nel
corso di una discussione riguardante le indagini sulla strage
di Capaci, Borsellino si era disteso sul divano e, piangendo,
fatto per lui assolutamente insolito, aveva detto che un amico
lo aveva tradito. L'episodio e' stato confermato anche
dall'altro allora pm di Marsala, Massimo Russo, che era
anch'egli presente e ai magistrati nisseni ha raccontato:
"Paolo disse: 'mi hanno tradito' o 'qualcuno mi ha tradito';
quindi si alzo' dalla scrivania e, si sdraio', quasi
lasciandosi andare, sul divanetto a due posti. Dopo essersi
sdraiato -forse perche' sollecitato da una mia domanda su come
andavano le cose all'Ufficio di Palermo ovvero perche' stavamo
parlando delle ragioni per le quali eravamo venuti presso il
Palazzo di Giustizia di Palermo- egli ebbe a pronunciare la
frase: 'qui e' un nido di vipere'. Paolo non disse il perche'
dell'affermazione". (AGI)
Rap (Segue)
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(AGI) - Palermo, 8 mar. - La dottoressa Camassa ha riferito
ancora: "La mia impressione fu che Paolo si fosse sentito
tradito da una persona piu' adulta ed autorevole, con la quale
vi era anche un rapporto d'affetto. Pensai che potesse
trattarsi di un ufficiale dei carabinieri, ma cio'
esclusivamente perche' ero a conoscenza del grande rispetto e
della grande riconoscenza che Paolo nutriva verso l'Arma".
Queste convervegenti testimonianze, scrive la Procura di
Caltanissetta, "ci consentono di restringere il cerchio,
individuando, con ragionevole probabilita' in un appartenente
all'Arma dei carabinieri (dal dott. Borsellino cosi' tanto
amata e rispettata) il c.d. 'traditore'". Che finora resta
senza un'identita' certa. Come senza un nome preciso continua
ad agitarsi sullo sfondo di via D'Amelio il signor Carlo-Franco
indicato da Massimo Ciancimino come esponente dei servizi
segreti suo referente. (AGI)
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