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giovedì 10 gennaio 2013

La Giustizia è una cosa seria e noi non aspetteremo altro tempo.(di Antonio Turri)




La Giustizia è una cosa seria e noi non aspetteremo altro tempo.
Da alcuni mesi viaggio da nord a sud di questa “povera patria” ed incontro donne e uomini che hanno avuto il coraggio di denunciare,con nomi e cognomi, le mafie con la pistola e quelle in doppio petto. Molte di queste persone che chiamiamo con termine giuridico Testimoni di Giustizia, sono mal protette da uno Stato assente che spesse volte dà molto all’antimafia delle parole e delle visioni immaginifiche.
Oggi, 10 gennaio 2013, con la collaborazione di alcune associazioni consorelle, abbiamo incontrato numerosi Testimoni. Solo alcuni di questi, sono 78 in tutto il Paese, sono stati accompagnati da una scorta delle forze di polizia, i più sono venuti con i propri mezzi dai luoghi in cui si nascondono e vivono in condizioni di grande difficoltà economica,relazionale e di sicurezza personale. Perché? Loro hanno avuto il coraggio,come imprenditori o cittadini, di denunciare i boss e i loro referenti economici o politici.
Ho compreso, ascoltando le loro storie e soprattutto leggendo le carte che accompagnano questo inferno che vivono quotidianamente, il perché sono solo 78 i cittadini italiani Testimoni che hanno denunciato i mafiosi e perché è più facile ottenere la scorta e campare di “ antimafia” a stipendio,se organizzi passeggiate e cene della legalità o se scrivi un articolo o un libro. Quello che non sembra essere perdonato, a prescindere, a costoro, nei fatti, è il gesto di essere entarti in un ufficio di polizia o in una Procura della Repubblica a denunciare un boss con nome e cognome e indirizzo dove andarlo a trovare. Non ti rimangono grandi speranze di vita decente se denunci i politici o i grandi manovratori del marcio nazionale che sovraintende al sistema mafioso a cui sembrano essersi piegante anche alcune logighe dell’antimafia di stato.
Molti di costoro sono diventati miei amici e insieme provaimo a darci spiegazioni del perché si trovano soldi pubblici per scortare le “prime donne” dell’antimafia recitata, i signori dei palazzi come gli ex presidenti delle camera e del senato o inutili e trombati presidenti delle commissioni antimafia che producono il nulla o migliaia di pagine che non legge nessuno e contenenti il tutto ed il suo contrario .Parimenti non ci sono risorse per dare sicurezza a quei 78 Cittadini italiani. Si, solo 78. Che hanno avuto il coraggio di dire chi e come pratica l’arte della mafia in questo Paese. No per il mio amico che denuncia i boss della camorra che controllano il settore dei grandi appalti dell’asfalto e del cemento, non c’è nemmeno la possibilità di trovargli una decente sistemazione alloggiativa e continua a scappare da un posto all’altro su treni in seconda classe, solo per evitare che dopo essere stato gambizzato venga ucciso. No, per i miei amici di Catania vittime della mafia dell’Etna, sempre più potente e legata trasversalmente ai poteri politici, nessuna scorta e nessun risarcimento in danaro. Le loro aziende stanno per fallire nell’indifferenza di una burocrazia antimafia che serve solo a farli pentire di non aver trovato un accordo con i boss. E tante altre storie come quella di un ex boss della camorra che non vuole più delinquere ma che nessuno, nemmeno l’antimafia dei buoni propositi e della mistica a buon mercato si degna di prendere in considerazione.
A tutti questi “signori imbellettati” diciamo no! All’antimafia che si trova a proprio agio nei palazzi del potere, che sogna Montecitorio e le sedie delle Regioni a 20mila euro al mese, rispondiamo con le parole del giudice Gratteri “ La Giustizia è una cosa seria” è un diritto inalienabile di tutte le persone e non c’è più tempo di aspettare. E noi non aspetteremo.
Antonio Turri

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