MERCOLEDÌ 11 SETTEMBRE 2019 19.06.41
>>>ANSA/ Nuovo schiaffo a Boris, 'illegale chiudere Westminster'
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>>>ANSA/ Nuovo schiaffo a Boris, 'illegale chiudere Westminster'
Duro verdetto dalla Scozia. Londra apre agli studenti stranieri
(di Alessandro Logroscino)
(ANSA) - LONDRA, 11 SET - Ancora uno schiaffo per Boris
Johnson, e questa volta in nome della legge. A infliggerlo, i
giudici della sezione d'appello dell'Alta Corte di Scozia che
hanno dichiarato illegale, "nulla e priva di effetto" la
decisione del premier conservatore britannico di sospendere i
lavori del Parlamento - con un uso apparso a molti abnorme del
tradizionale strumento alla cosiddetta prorogation - nel pieno
d'un momento cruciale per la Brexit e per i destini del Regno.
Il verdetto, inatteso dopo che altri due collegi, a Londra e
a Edimburgo, si erano dichiarati incompetenti a giudicare la
mossa dell'esecutivo, e' caduto come una mannaia su Downing
Street. E ha scatenato reazioni furibonde, innalzando ancor di
piu' la temperatura dello scontro sul sempre piu' caotico percorso
verso il 31 ottobre: scadenza, sulla carta, del divorzio di
Londra da Bruxelles a oltre tre anni dal referendum del 2016.
Rovesciando il rigetto di primo grado del ricorso presentato
da una settantina di deputati del fronte anti-Brexit di
Westminster, gli alti magistrati del nord hanno bollato le
motivazioni addotte da Johnson per ottenere la prorogation delle
Camere da parte della regina di fatto come mendaci. A giudizio
del collegio scozzese composto da Lord Carloway, Lord Brodie e
Lord Drummond Young, l'operato del governo ha rappresentato "un
caso oltraggioso di violazione chiara degli standard di
comportamento generalmente richiesti alle autorita' pubbliche".
Non solo. Nel dispositivo si sostiene che le due vere
"ragioni principali" dietro la sospensione siano state quella di
"intralciare il Parlamento", impedendogli "di legiferare e
chiamare a rispondere l'esecutivo sulla Brexit", e quella di
consentire allo stesso esecutivo di perseguire la politica di
una Brexit no deal "senza ulteriori interferenze". Valutazioni
dal sapore anche politico, ma comunque legalmente assai pesanti,
cui Downing Street ha risposto barricandosi. "Questa sentenza e'
deludente", ha commentato una portavoce del premier, pur
mostrandosi rispettoso e distanziandosi dalle presunte gole
profonde dell'entourage johnsoniano che pare avessero avanzato
il sospetto di una corte politicamente "partigiana", per il
contesto ambientale scozzese.
In ogni modo il governo, unica istituzione titolata a farlo,
per ora non intende riconvocare le Camere, chiuse da ieri fino
al 14 ottobre. Quanto meno non prima della plateale resa dei
conti conclusiva in calendario la settimana entrante dinanzi
alla Corte Suprema, presso la quale e' stato gia' preannunciato
appello rispetto alla sentenza di Edimburgo; e presso la quale
pende pure una contestazione di segno inverso presentata da un
secondo schieramento di politici e militanti pro Remain, sotto
la guida dell'attivista-imprenditrice Gina Miller, contro un
verdetto tuttora vigente dell'Alta Corte di Londra che sullo
stop al Parlamento aveva al contrario dato ragione al gabinetto
Tory.
Su BoJo, intanto, la bufera continua a montare. E ad
alleggerirla non basta l'atteggiamento conciliante promesso dal
suo governo almeno verso gli studenti universitari stranieri nel
dopo Brexit, con l'impegno ad abolire alcune delle restrizioni
anti immigrazione volute da Theresa May e consentire loro di
restare liberamente oltremanica fino a due anni dopo la laurea.
Non basta perche' c'e' gia' chi parla di dimissioni forzate, se
non di impeachment, per il neo primo ministro, laddove i giudici
supremi dovessero dargli infine torto. E chi lo accusa ora di
aver spudoratamente "ingannato la regina" nell'advice recapitato
al castello di Balmoral per ottenere la necessaria (quanto
istituzionalmente scontata) firma del Royal Assent sotto l'atto
d'interruzione temporanea dei lavori parlamentari. Mentre decine
di deputati delle opposizioni - in testa il Labour e l'Snp -
sono gia' tornati dimostrativamente a Westminster per protesta,
"al lavoro", anche se il palazzo resta al momento chiuso a ogni
attivita' formale. Con l'obiettivo di cercare di riprenderne
quanto prima il controllo, in modo da evitare il timore del no
deal con un altro rinvio dell'uscita dall'Ue prima d'andare a
elezioni o magari a un secondo referendum. Ma soprattutto con
l'ambizione di mettere a questo punto Boris alla porta.(ANSA).
LR
11-SET-19 19:06 NNNN
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