La CIA e la narcopolitica
Gli Stati Uniti entravano nell’affare droga
a livello mondiale solo durante la Seconda Guerra ma diventavano presto
il primo Stato ad impiegare sistematicamente l’oppio a scopi politici.
A
Nuova York e a Chicago si stringevano accordi con le mafie cinese e
italiana (che si dedicavano al narcotraffico e all’industria della
prostituzione in seguito al proibizionismo). Tramite loro, si
accordavano con la mafia corsa a Marsiglia. Tutti potevano importare
eroina negli USA a condizione di contribuire a fermare le sinistre in
Italia, Francia e Cina.
Nel sudest asiatico si utilizzava la struttura del traffico di oppio creata dal colonialismo francese in Indocina.
Unificando
le mafie del Laos, della Thailandia e della Birmania, si formava il
Triangolo d’Oro per distruggere il neonato Stato socialista cinese.
Il
Triangolo d’oro arriverà a produrre il 70% dell’oppio e della eroina,
esportati dalla CIA negli Stati Uniti tramite i voli charter di Air
America.
Alla crociata si sommava la delinquenza giapponese, la
Yakuza. In cambio, “gli intoccabili” ricevevano una mano nel traffico di
metanfetamina.
Il Triangolo dorato sarà successivamente smantellato dai programmi di agricoltura alternativa imposti dal governo cinese.
I
30.000 soldati statunitensi che torneranno anni dopo dal Vietnam, vivi
ma drogati, indurranno una catastrofe sanitaria che costringerà Richard
Nixon a creare (1973) un organismo specificamente organizzato per
controllare le droghe (DEA).
Negli Anni ’80, il direttore della CIA e
futuro presidente statunitense, George Bush padre, pagava l’agente
Manuel Noriega, noto narcotrafficante panamense, con denaro proveniente
dalla cocaina colombiana per i servizi nella lotta contro il Nicaragua
sandinista.
Ma, sospettato di voler raccontare questa storia, Noriega era sequestrato e rinchiuso in un carcere di Miami per 17 anni.
En passant, i bravi ragazzi bombardavano Città di Panama.
Nell’Asia Centrale sorgeva la Mezzaluna Dorata dell’oppio formata da Afghanistan, Pakistan e Iran.
I
profitti finanziavano gli islamisti, tra cui l’esercito jiahiddista
noto come Al Qaeda ed i Mujahiddin come “i leoni del Panshir”.
Tutto
procedeva nel migliore del modi fino al 2000, quando una brutale
carestia provocata dalla siccità costringeva i talebani a vietare la
coltivazione del papavero per ricevere aiuti internazionali.
Questa
decisione, che ha diminuito del 94% la produzione, provocava gravi
tensioni sul mercato mondiale della droga. E’ uno dei motivi principali
dell’occupazione diretta del Paese nel 2001.
Infatti, l’invasione non solo ristabiliva il commercio dell’oppio ma lo espandeva.
Negli USA, altri 3,8 milioni di persone diventavano eroinomani.
L’anno
dopo, il 2002, in un Afghanistan co-governato dalla NATO e dai Talebani
la superficie coperta dal papavero aumentava di 20 volte.
L’agricoltura afghana diventava una monocoltivazione su scala industriale, a piena luce del sole.
E,
come avviene per la coca, solo degli sprovveduti e/o dei propagandisti
possono sostenere che questo affare di miliardi sia organizzato a
livello planetario da un gruppo di scalmanati.
Alcune fotografie hanno ritrattato soldati statunitensi controllando la produzione.
Secondo
l’ONU, nel 2007 l’Afghanistan, controllato da 300.000 soldati della
NATO e da migliaia di “contrattisti”, aveva più coltivazioni di droga
della Colombia, la Bolivia ed il Perù messe assieme.
Ci lavoravano milioni di afghani, tra cui molti bambini, in genere tossicodipendenti da oppio.
https://www.pressenza.com/it/2021/10/lafghanistan-la-cia-e-la-droga/
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