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martedì 19 febbraio 2013

AMA in crisi. Casse vuote e stipendi a rischio



Riceviamo e pubblichiamo

COMUNICATO STAMPA

AMA in crisi. Casse vuote e stipendi a rischio

La crisi economica italiano colpisce ancora. Questa volta a farne le spese è l’AMA. L’azienda, che si occupa della raccolta dei rifiuti a Roma, è stata costretta a sospendere l’uso di alcuni mezzi di trasposto a disposizione perché non c’è più gasolio. Le casse sono vuote e per il prossimo futuro non sono previste nemmeno nuove risorse per riprendere a lavorare al meglio.
“Garantire la raccolta dei rifiuti giornaliera nella Capitale è una priorità imprescindibile - afferma  il Presidente Nazionale dell’U.Di.Con. Denis Nesci  - e, proprio per la rilevanza che ricopre per la città, dovrebbe essere inserita tra i primi posti dell’agenda delle emergenze comunali per ciò che concerne la gestione e l’organizzazione dei servizi basilari dei cittadini.  Non si può lasciare un’azienda fondamentale come l’Ama allo sbaraglio – aggiunge Nesci – perché ciò potrebbe avere delle ricadute non solo a livello di decoro urbano, ma anche a livello sanitario, rischiando di assistere ad una situazione simile a molti comuni campani  completamente sommersi dall’immondizia”.
Non è la prima volta che l’U.Di.Con. interviene per denunciare carenze da parte dell’Ama che si riversano, come sempre, su i cittadini, ma ora più che nel passato la situazione sembra essere arrivata ad un punto critico perché diversi fattori concomitanti stanno seriamente bloccando i servizi di raccolta:  in primis il malcontento dei dipendenti della società romana a seguito del mancato pagamento dello stipendio di giugno e il dimezzamento del costo del lavoro, passato da 13,50 euro lordi l’ora a 7,50; per non parlare poi  del pagamento parziale dell’assicurazione per i mezzi di raccolta dei rifiuti, pagati fino a maggio e non per l’intero anno.
“I segni dell’emergenza sono sotto gli occhi di tutti – conclude il Presidente dell’U.Di.Con. – non si deve perdere altro tempo, bisogna risanare la  situazione per non rischiare di trovarsi  completamente sommersi da una montagna di rifiuti, ipotesi poi neanche troppo improbabile alla luce del rinvio continuo del futuro sito della nuova discarica in vista della chiusura di Malagrotta”.

L’Ama non potrà nemmeno chiedere ulteriori prestiti alle banche, visto che dal 2009 ad oggi ha pagato soltanto una parte degli interessi (25 milioni) e del suo debito (600 milioni). Con l’ingresso della Tares, inoltre, i tempi, per ottenere ulteriori introiti della Tari, saranno più lunghi perché  gli istituti bancari hanno riformulato le modalità di saldo. 
 
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U.Di.Con. - Unione Difesa Consumatori
Ufficio Stampa
Via Santa Croce in Gerusalemme, 67 - 00185 Roma

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