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giovedì 30 gennaio 2014

CASO ALDROVANDI: IL FRATELLO STEFANO, INSENSATO RITORNO IN SERVIZIO DEI POLIZIOTTI = VIOLENTI NON PENTITI NON MERITANO LA COMPRENSIONE DI NESSUNO


CASO ALDROVANDI: IL FRATELLO STEFANO, INSENSATO RITORNO IN SERVIZIO DEI POLIZIOTTI =
VIOLENTI NON PENTITI NON MERITANO LA COMPRENSIONE DI NESSUNO

Bologna, 30 gen. - (Adnkronos) - "Mio fratello e' morto a pugni,
calci e manganellate per mano di 4 violenti in divisa non pentiti.
Tali responsabili riprendono il loro lavoro dopo una condanna di
omicidio. La domanda e' sempre la stessa: che senso ha?". E' quanto
scrive in un post su Facebook, Stefano Aldrovandi, fratello di
Federico, il ragazzo ucciso nel 2005 a Ferrara, a soli 18 anni,
durante un controllo di polizia. Morte per cui sono stati condannati
in via definitiva, per eccesso colposo in omicidio colposo, 4 uomini
della locale Questura.

"Fin da bambino e da adolescente la violenza fisica mi ha sempre
turbato; addirittura con una scena forte ma di finzione nei film alla
tv, capitava che cambiassi canale - racconta Stefano sul suo profilo -
provavo un senso di fastidio sapendo che erano cose che potevano
succedere davvero".

"Non riuscivo a concepire - aggiunge - il perche' una persona
arrivasse ad usare le sue mani, i suoi piedi, la sua ferocia per fare
del male a un'altro essere vivente". "Mi dicevo: 'che senso ha?' -
conclude il fratello di Federico Aldrovandi - Oggi io penso che chi
usa la forza in maniera consapevole e provocando dolore senza
pentirsene e' una persona deviata e non si merita comprensione da
nessuno".



(Mcb/Opr/Adnkronos)
30-GEN-14 17:04

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