Atto Senato
Interrogazione a risposta scritta 4-02324
presentata daInterrogazione a risposta scritta 4-02324
LAURA BIANCONI
giovedì 12 giugno 2014, seduta n.262
giovedì 12 giugno 2014, seduta n.262
BIANCONI, MANCUSO, GENTILE, CONTE, FORMIGONI, COLUCCI, CARIDI - Al Ministro della salute - Premesso che:
l'operazione militare e umanitaria nel mar Mediterraneo meridionale, denominata "Mare nostrum", è iniziata il 18 ottobre 2013 per fronteggiare lo stato di emergenza umanitaria in corso nello Stretto di Sicilia, dovuto all'eccezionale afflusso di migranti. L'operazione, che prevede il coinvolgimento di 920 militari, consiste nel potenziamento del dispositivo di controllo dei flussi migratori già attivo nell'ambito della missione "Constant vigilance", che la Marina militare svolge dal 2004 con una nave che incrocia permanentemente nello stretto di Sicilia e con aeromobili da pattugliamento marittimo;
nelle ultime settimane, gli sbarchi sulle coste italiane si sono intensificati, rendendo ormai insostenibile un'emergenza che vede molto spesso i militari italiani operare in prima linea senza le adeguate garanzie sanitarie;
il portavoce dell'Onu Stephane Dujarric, commentando la tragedia dei migranti che a migliaia attraversano il Mediterraneo con il nostro Paese come punto di approdo, ha ribadito che "l'Italia è solo un punto di entrata", nell'ambito di una crisi internazionale. Pertanto "una risposta nazionale non basta"; servirebbe quantomeno una "risposta regionale" all'emergenza;
queste dichiarazioni arrivano dopo quelle della portavoce in Italia dell'Unhcr, l'agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite, Carlotta Sami: "Non siamo in emergenza ma in una situazione difficile, strutturale. Lo confermano i numeri. Nella sola giornata di oggi 980 persone sono sbarcate in Sicilia, altre 1300 sono state dirottate verso Taranto, in Puglia, a bordo della nave Etna. Nel fine settimana sono stati ben 8.000 gli arrivi, 52.000 dall'inizio dell'anno";
considerato che:
la nuova ondata migratoria, che dall'inizio dell'anno ha inondato le coste di almeno 50.000 clandestini, ha favorito il ritorno in Italia di malattie dimenticate da anni come la scabbia e la tubercolosi;
una decina di militari impegnati nelle operazioni Mare nostrum sono risultati positivi al test di Mantoux, la prova di screening che individua la presenza di un'infezione latente del micobatterio della tubercolosi;
secondo quanto diffuso a mezzo stampa, nessuno di questi casi è in fase attiva o contagiosa; i militari sono risultati positivi ad uno screeningprecauzionale e continuano a lavorare;
inoltre, diversi casi di scabbia sono stati riscontrati a Siculiana (Agrigento), dove insiste un ex albergo che ospita numerosi richiedenti asilo;
la scorsa settimana, il Ministero della salute ha coordinato un tavolo di tecnici ed esperti della Polizia di Stato, della Guardia di finanza, della Guardia costiera e della Marina militare che, insieme ai rispettivi uffici sanitari, hanno lavorato a un protocollo unico per tutti gli operatori in divisa, finalizzato a individuare un'unica profilassi e strumenti adeguati al fine di garantire un requisito minimo di sicurezza sanitaria;
nella missione Mare nostrum ogni aspetto sanitario ha come obiettivo la prevenzione della salute dei militari coinvolti e dei migranti che vengono soccorsi. Nemmeno l'utilizzo di dispositivi medici come tute, guanti e mascherine e di ulteriori accorgimenti sanitari per la tutela degli operatori ha consentito la tutela dei 10 militari che adesso risultano positivi al test di Mantoux;
nonostante i toni consolatori mostrati dalla Marina militare, per una situazione che sembra sotto controllo, in una circolare del Ministero della salute si paventa il rischio Ebola;
un intervento di profilassi accurato che eviti il rischio di contagio, sia dalla Tbc che da altre malattie infettive, si rende necessario per tutti gli operatori che in prima linea stanno fronteggiando l'emergenza,
si chiede di sapere:
quali azioni il Ministro in indirizzo intenda predisporre per bloccare sul nascere il pericolo di contagio dalle malattie infettive riscontrate sui militari italiani;
se non valuti opportuna la predisposizione di un piano di profilassi su vasta scala i cui costi siano ricompresi nel patto della salute in via di definizione.
(4-02324)
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